di SERAFINO CARUSO Quando in un
territorio non sono garantiti alcuni tra i
diritti fondamentali della persona, vuol dire che in quel territorio non si ha rispetto per i cittadini. Il
diritto alla salute, il
diritto al lavoro, il
diritto alla mobilità. Sono solo alcuni dei diritti di cui, a queste latitudini, si sono perse le tracce. I cittadini non sono più nemmeno liberi di potersi ammalare. Perché andare in ospedale, a Rossano come a Corigliano (per non parlare di Trebisacce e Cariati), oggi, significa rischiare la propria vita. Nel corso degli ultimi anni, le parole
sanità e
salute in questo territorio hanno perso di significato. Se non fosse per la volontà e l’abnegazione al lavoro della stragrande maggioranza del personale medico, infermieristico e ausiliario, presidi ospedalieri come il “Giannettasio” di Rossano o il “Compagna” di Corigliano sarebbe stato meglio chiuderli. Perché non è possibile assistere, impotenti, al loro depauperamento. Chiusura di ospedali (Trebisacce e Cariati) e di reparti a Rossano e Corigliano, mancanza di personale ai pronti soccorso e in quei pochi reparti rimasti: il tutto in nome di una fantomatica riduzione della spesa sanitaria. Che continua a non esserci. Nonostante i tagli. Allora, non è possibile, da cittadini, stare con le mani in mano. Una
denuncia forte la avanza l’ex professoressa di lettere, nonché ex assessore all’istruzione e pari opportunità di Rossano,
Margherita Carignola. Da sempre molto attenta alle dinamiche socio-politiche della sua terra. Per motivi familiari, ha toccato con mano le condizioni in cui versa il pronto soccorso dell’ospedale di Rossano. «Una vergogna,
una vera e propria vergogna. Come si fa – ci dice con rammarico e amarezza – a ridurre il pronto soccorso di una città importante come Rossano in queste condizioni? Con pazienti anziani e ammalati sistemati in un’astanteria su dei lettini. Alcuni addirittura sulle sedie appesi alle flebo. Cose assurde! Sento parlare e leggo che mancano i posti letto. Allora perché non predispongono alcune delle tante stanze vuote dell’ospedale a ricovero per degenti?
Una situazione davvero indegna. Per gli ammalati. Per chi si reca al pronto soccorso per urgenze gravi. E meno male che, in tutto questo, c’è un
personale di tutto rispetto.
Medici, infermieri e
ausiliari che non lesinano sforzi e sacrifici pur di garantire, in condizioni di esiguità di personale, ogni cura e attenzione verso gli ammalati.
A loro, e solo a loro, va
il mio personale ringraziamento per ciò che ogni giorno fanno per gli ammalati. Per quanto riguarda la gestione politico-amministrativa, invece, non posso che esprimere il mio più totale disappunto. Spero che chi di dovere si renda conto che la dignità della persona non può essere calpestata in questo modo». Il diritto alla salute. Il Governo Renzi, oltre che pensare alle riforme istituzionali, pensi anche a sbloccare le
assunzioni nella sanità calabrese: c’è bisogno di infermieri, di medici. E non di
imboscati. Il vero dramma della sanità sibarita. E poi si parla di
nuovo ospedale. Ma si pensasse a garantire il diritto alla salute negli attuali ospedali, invece di propagandare illusioni. In nome solo ed esclusivamente di beceri tornaconti personali di tipo elettorale. Margherita Carignola, che è attivista, da sempre, del sindacato, Cisl, punta l’attenzione anche sulla
stazione ferroviaria di Rossano e sulla
mancanza dei
treni a lunga percorrenza. Soppressi, nel dicembre 2011, in nome e per conto di una illogica azione di Trenitalia e del Governo nazionale. Con l’avallo e la complicità del Governo regionale dell’epoca (Scopelliti). «La
stazione di Rossano, un tempo punto nevralgico per spostarsi da e verso ogni parte d’Italia – dice la Carignola – è ormai un
luogo tetro e senza vita. Inspiegabile.
Perché tutto questo? Nel corso degli anni, prima è stata chiusa la biglietteria, poi, piano piano, sono arrivati alla soppressione dei treni. Perché? Nessuno ce lo ha mai spiegato». Ad oggi, solo alcuni treni locali transitano da questa stazione fantasma. Il
bar al suo interno è
chiuso. I
bagni pubblici sono
chiusi.
Biglietteria chiusa (dagli anni Novanta).
Sala d’aspetto chiusa. Prima c’era la
delegazione della Polizia Municipale. Adesso non più. C’era un’
edicola, ora non c’è più. Di fronte, c’era un bar, ora non c’è più. Chi arriva a Rossano con il treno è come se arrivasse nel
deserto. Ma nessuno muove un dito. Nessuno – a parte qualche cittadino libero che nel recente passato ha fatto sentire la sua voce – fa nulla. «È assurdo – rimarca Margherita Carignola – perché ad esempio
il Crotone-Milano è stato, per tanti anni, un punto di riferimento per chi voleva raggiungere il Centro-Nord con il treno. Nessuno ha mai compreso questa scelta, scellerata, di Trenitalia.
A chi ha giovato tutto questo? Certamente non ai cittadini. Che quel treno lo prendevano». Eh, già. A chi ha giovato e giova tutto questo? Ce lo dovrebbero spiegare i nostri governanti. Locali e non. Senza timori. Senza paure. Se ancora hanno un briciolo di coscienza e di amore verso questo territorio e questa gente. Altrimenti che continuassero a restare asserviti. Sì, asserviti. A
becere logiche di potere che, prima o poi, travolgeranno anche loro stessi.