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Incendi boschivi, mancano tutela e volontà

2 minuti di lettura
Estate sinonimo di caldo torrido. Quindi, da queste parti, anche di incendi boschivi. Una brutta storia che, purtroppo, si ripete ogni anno. Rossano, così come anche Corigliano e le montagne che le circondano, hanno centinaia e centinaia di ettari di bosco. Sia privato che del demanio. Anzi, soprattutto demaniale. Ed è proprio questo il guaio. Che il bosco in mano al pubblico è, da sempre, lasciato al suo destino. Ed a quello che ne vogliono fare i cosiddetti “padroni della montagna”. Boscaioli senza scrupoli. Che nel corso degli anni hanno distrutto un’intera montagna, quella del Comune di Rossano, potendo agire indisturbati. Negli ultimi mesi, attraverso diverse operazioni dei Carabinieri-Forestali, si sono sequestrati ingenti quantità di alberi abbattuti illegalmente. Ponendo i sigilli anche a diverse centinaia di ettiari di faggeti e querceti. Peccato che, almeno finora, i responsabili di questo scempio non siano stati individuati. Ma se le Forze dell’Ordine vogliono, sanno chi devono seguire. Controllare. E poi arrestare. Un’intera montagna distrutta, dicevamo. Tagliando gli alberi abusivamente e non, vengono lasciati a terra rami secchi e fogliame. Se si va a fare un giro in questi giorni (ma sono lì da mesi, se non da anni, in alcune zone) in alcuni punti specifici, si può notare come tra erbacce e rami secchi con fogliame, basta davvero una cicca mezza spenta di sigaretta per provocare un incendio di proporzioni paurose. Allora cosa si aspetta? Che divampi questo famoso incendio per poi chiamare gli elicotteri anti-incendi e i canadair? E con quali costi? Chi paga? E quanto si paga? Insomma, non facciamo i fessacchiotti.
INCENDI BOSCHIVI, LE ISTITUZIONI PREPOSTE SI METTANO D'ACCORDO
Ché tanto ormai a fare i conti abbiamo imparato un po’ tutti. Le istituzioni preposte (che siano Regione, Provincia, Comune) si mettano d’accordo e facciano pulire immediatamente la montagna da rami secchi e tutto il materiale incendiabile che vi insiste. La montagna dovrebbe essere tenuta come una bomboniera. Invece, come ogni anno, ci ritroviamo, da sempre, a scrivere le solite cose. Vasto incendio di quà, vasto incendio di là. Ettari ed ettari distrutti dal fuoco. Ma questo fuoco, questi incendi, chi li vuole? Chi li accende o  chi, attraverso un comportamento pilatesco, non pone in essere quelle condizioni per cui si possano evitare? I predatori della montagna rossanese e non solo (parliamo anche del territorio di Longobucco, cui buona parte è compresonel perimetro del Parco nazionale della Sila) sono delinquenti.
PULIRE IL BOSCO E PREDISPORRE CONTROLLI PIU' MIRATI
Che possono essere individuati. Come? Con l’ausilio delle telecamere. Si potrebbero posizionare impianti di videosorveglianza in alcuni punti strategici del sistema viario. Sulla strada che da Longobucco porta alla Fossiata, ad esempio. Su quella di Macrocioli. O sulla ex statale 177 che da Rossano porta in Sila. Non è molto complicato. Basta davvero poco. E’ una questione di volontà. Vogliamo davvero arrestare questo triste fenomeno degli incendi boschivi estivi? Due le cose da fare, allora: pulire il bosco, anche per una questione di tutela e attenzione verso la risorsa montagna in favore dell’accoglienza e dello sviluppo turistico; predisporre controlli più mirati, anche con l’ausilio di telecamere per poter individuare e tenere sotto controllo tutti gli spostamenti, 24 ore su 24. Intervenire adesso è forse troppo tardi. Ma si può almeno iniziare. Meglio tardi che mai, no? Per la pulizia dei boschi si potrebbero utilizzare i tanti impiegati con la qualifica di operai dei vari Enti pubblici. O gli operai idraulico-forestali. O giovani senza lavoro. Assunti per un tempo determinato. Invece di buttare soldi pubblici in progetti inutili, si assumano giovani senza lavoro. Creando quindi occupazione. E, quindi, occasioni per togliere manovalanza alla delinquenza. Ci vuole solo un po’ di coraggio. Istituzionale.
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.