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Abbiamo bisogno di una rivoluzione

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La terra del nord-est della Calabria continua a tremare. Non per un sisma geologico, ma per un terremoto silenzioso generato dai i passi di quanti ogni giorno vanno via da questa terra per non farvi più ritorno. Sono passi lenti e pesantissimi che producono una eco lunga e profonda che ritorna con un ghigno e certe volte anche un sospiro di liberazione. Che bello, sono andato via! È la sconfitta per noi che restiamo, ma è la sconfitta totale anche per chi parte che forse non sa quanto è importante il valore delle radici. Ad ogni costo.

Ho ascoltato nei giorni scorsi i giovani di "I Am Rev", ho visto negli occhi di quei ragazzi la scintilla della ribellione, un desiderio ardente di cambiamento. Hanno ragione: siamo sommersi da un mare di bugie, da messaggi distruttivi che sussurrano "non vali abbastanza". Ma la verità è ben diversa. Ogni ragazzo, ogni essere umano, è stato creato per la grandezza, per realizzare cose straordinarie. Come diceva Nelson Mandela: L'istruzione è l'arma più potente che puoi usare per cambiare il mondo. E questa istruzione deve andare oltre i libri, deve alimentare la consapevolezza del proprio valore, la fiducia in sé stessi e nei propri sogni.

Vedere quarantenni abbandonare la propria terra con un sorriso di "liberazione" è desolante, ma questa è la spinta che deve alimentare la nostra rivolta gentile. Non è violenza, non è odio, ma una forza silenziosa, inarrestabile, che deve nascere dalla consapevolezza, dall'amore per la propria terra e dalla volontà di costruire un futuro migliore.

Ma la consapevolezza individuale non basta. Serve un risveglio collettivo, un'appartenenza sentita, un amore profondo per la terra in cui si è nati. È qui il ruolo fondamentale delle scuole, dei docenti, degli insegnanti, degli educatori che devono insegnare ai nostri ragazzi a credere nella loro comunità, nel potenziale inespresso del loro territorio. A che serve un eccellente profitto scolastico se poi si investe quel talento altrove, se si fugge da ciò che si è? Le nostre scuole, le scuole della Calabria del nord-est, come ha nuovamente certificato di recente Eduscopio, sono luoghi di eccellenza, ma devono diventare anche fucine di cittadini consapevoli, attivi, partecipi.

Dobbiamo superare la visione novecentesca che delega la lotta per i diritti agli altri, al "sistema", al solo potere democratico. È tempo di riconnettersi alle proprie radici, di conoscerle, di amarle e di rivendicarne il meglio in prima persona. L'astensionismo, la piaga della nostra democrazia, nasce dalla delusione, dalla disillusione di una generazione che vede il futuro altrove, lontano dalla propria terra. Ma questa non è una colpa di chi esercita il non voto. Piuttosto bisognerebbe prendersela con chi ha abusato della Democrazia per illudere la gente, per tenerla prigioniera della sofferenza, dei sacrifici, della povertà che ci porta inevitabilmente a fuggire, per sopravvivere. Qui da noi ci sono stipendi da fame, il valore dell’immigrazione è diventato un disvalore per il mercato del lavoro perché oggi c’è gente che è disposta a lavorare con stipendi da fame escludendo da quel mercato tutta quella fascia di popolazione occupabile che pur di non lavorare a 3 euro l’ora preferisce rimanere ad osservare il mondo da dietro i verti di una finestra. Questa è la vera battaglia: sovvertire questo paradigma di fuga, di abbandono e di sopraffazione che ha allontanato ogni singolo dalla propria collettività.

Questa non è solo una questione generazionale, è una questione di dignità, di giustizia, di riscatto. È una chiamata alle armi, armi di conoscenza e di impegno civile. È tempo di rivendicare personalmente i diritti di tutti, di lottare ognuno per un futuro in cui i nostri giovani possano realizzare i propri sogni nella terra in cui sono nati, senza dover abbandonare le proprie radici. Basta solo volerlo, con tutta la forza del cuore. È tempo di seminare la rivoluzione gentile e raccogliere un futuro di speranza. Affinché i desideri di questo grande territorio diventino una realtà vera, solida, di prospettiva e concretezza.

foto in copertina da instagram @iamrev

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.