2 ore fa:A Castrovillari altri 2mln e mezzo per mettere in sicurezza il versante nord del costone della Madonna del Castello
14 ore fa:Grande Cosenza, l'ironia di Stasi contro la logica a "fricacumpagni" della politica bruzia
15 ore fa:Calabria e Albania insieme per costruire una destinazione competitiva nel Mediterraneo
16 ore fa:Schiavonea entra a far parte dei borghi marinari calabresi
58 minuti fa:Il vento piega il nord-est della Calabria: decine gli interventi dei vigili del fuoco
1 ora fa:Skystone Calabria, 25 anni di esperienza nell'outdoor
28 minuti fa:Confagricoltura porta le clementine nelle piazze italiane ricordando Fabiana Luzzi
3 ore fa:Istituito in Calabria il corso di alta formazione per lo sviluppo turistico in ambiente agricolo e aree rurali
2 ore fa:Il Parco del Pollino riceve il prestigioso riconoscimento della Carta Europea del turismo sostenibile
1 ora fa:Oriolo presente a Matera alla “Roots-in - Borsa internazionale del turismo delle radici”

Senza titolo né sottotitolo e nemmeno foto!

2 minuti di lettura

Analfabeti funzionali? No. Saccenti senza gloria! Oggi usiamo il metodo pedagogico di Andy Lee per smascherare l’abitudine diffusa di molti, ultimamente moltissimi, che ormai, per un non meglio definito dovere di partecipazione, dicono tutto di tutti, spesso nascondendosi dietro falsi profili, commentando la qualunque vestendosi di un’autorevolezza inesistente e di un’autorità spocchiosa… e non avendo in mano niente, solo il titolo della parola.

Succede spesso, ultimamente spessissimo, nel mondo strano dei social, che si entri in discussione con argomentazioni che si fondano sul nulla, spesso suffragate da niente (solo da preconcetti e pericolosi ideologismi), e che – capita anche questo – si smentiscono da soli. Accade frequentemente che si scriva nell’incipit (anche con una forma lessicale discutibilissima) dei commenti, delle discussioni ai margini di un post o articoli, un’affermazione fortissima (es. sapete scrivere solo minghiate allucinanti…) per poi dare sfogo a frustrazioni di parte che a conti fatti travalicano il buonsenso e la ragione. Capita anche di soggetti che, fermandosi al titolo o addirittura alla fotografia, sfornino “papelli” cattedratici mirati a contraddire a tutti i costi quello che scrive l’autore del post o dell’articolo, per ergersi a giustizieri delle piazze virtuali e dire, alla fine, in altri termini – spesso sgrammaticati, carenti di sintassi e senza un costrutto lessicale comprensibile – la stessa cosa che, alla fine, è scritta nel testo originario messo sotto accusa.

È il mondo dei mediocri. Purtroppo. Ed è il mondo che viviamo adesso, qui, nel glocal della terza città della Calabria, dove fa più notizia e scalpore un profilo falso che per quasi dieci anni ha sparso odio e veleno, insinuando sospetti sulla moralità di tanta gente, e non una delle tante vertenze di civiltà che, invece, riguardano il futuro, lo sviluppo, la prospettiva, la visione, la crescita di questa città.

Vi pare normale che il trend topic in questo momento a Corigliano-Rossano sia Aldo Romeo? E se il signor nessuno, il troll, l’hater, il fake di professione è in voga e sta sulla bocca della gente, il paradosso è che nessuno parli più – un esempio su tutti – di quell’investimento di 60 milioni di euro (e 200 posti di lavoro) che questa città e questo territorio hanno perso su due piedi e in silenzio solo per un cavillo pregiudizievole. In una comunità normale, l’eventuale scoperta dell’identità di uno spargitore seriale di veleni dovrebbe suscitare indignazione, catalogare quella persona per quello che è davvero. Punto. Se poi questo stesso falso profilo social, profusore di maldicenze anche gravi, si dovesse accertare appartenga a un rappresentante delle nostre istituzioni, è lapalissiano, normale, naturale che questi con la stessa nonchalance con la quale ha sparlato in questi anni rassegni le sue dimissioni dalla sua carica. Doppio punto e si può chiudere qui.

Poi, però, lo stesso interesse collettivo di queste ore dovrebbe spostarsi altrove. Magari per recuperare il colpevole disinteresse di questi anni su una vertenza come quella per la Nuova Statale 106. Ma vi pare normale che da noi si sentano solo le voci dissidenti? Ma poi, tutte queste persone ostili al tracciato stradale, solo perché hanno un interesse privato da difendere (terreni perlopiù), dove sono state in quasi tre anni in cui si è parlato in lungo e in largo del progetto? Ma possibile che siamo solo attratti dal pittulo da gafio e non riusciamo a concentrarci davvero sulle questioni reali, vere, impellenti, urgenti di questo territorio? Ma lo sapete – e mi riferisco ai tanti paladini di cartone – quanto vale una strada moderna e sicura per questo angolo della Calabria che ha perso decine e decine di giovani vite su quella maledetta lingua d’asfalto? Certe cose, per quanto siano normali e ovvie, non dovrebbero nemmeno essere messe in discussione. La strada va fatta. Punto. Si può fare di meglio? Sempre. Ma oggi, per come siamo ridotti, dobbiamo mietere quel poco grano che è rimasto nel campo, dato che siamo stati per anni a guardarlo senza muovere un dito quando le cavallette lo hanno infestato.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.