Grazie Daniele, ci hai fatto tornare ai tempi di Gattuso a Berlino: con felicità e speranza
L’ItalVolley ha conquistato l’oro Mondiale in Polonia. Dentro c’era tutto il sorriso, la forza, il talento di quel ragazzone di Corigliano-Rossano cresciuto tra palloni, studio e buona educazione
CORIGLIANO-ROSSANO – Se diciamo Berlino la mente di noi italiani va subito a quel 9 luglio 2006, il tetto del mondo, la finale mondiale di calcio… Agli azzurri di Lippi, di Del Piero, Pirlo, Totti e Gattuso che conquistano quel titolo che mancava dal lontano 1982. Da ben 24 anni. Era il quarto titolo mondiale.
Berlino è a poco più di 5 ore di macchina da Katowice, in Polonia dove ieri sera – nella straordinaria astronave dello Spodek Arena gremita e colorata dai colori di casa tenuti in piedi da 13mila polacchi – si è giocata un’altra finale mondiale, quella di volley. Difronte, l’uno all’altro, il team campione in carica dei “giganti” della Polonia e dall’altra parte della rete l’Italia di Fefè De Giorgi, di Lavia, Giannelli, Romanò. Una gara dalle emozioni incredibili, un impatto scenico impressionante. Un solo risultato: 3-1 che ha posto i sigilli su una finale che per larghi tratti è stata a senso unico… ad esclusivo appannaggio degli azzurri.
Abbiamo vinto anche questa, abbiamo portato - anche in questo caso – la quarta coppa del mondo a casa. Quella di Volley. L’ultima l’avevamo conquistata 24 anni fa, proprio come a Berlino e davanti ad un pubblico ostile. In campo, proprio come nei mondiali di calcio di Germania, c’era un calabrese. Un calabrese della SIbaritide, di Corigliano-Rossano.
Daniele Lavia da Rossano, ieri sera, è stato come Ringhio Gattuso da Schiavonea quel 9 luglio 2006: un trascinatore indomabile, pieno di grinta, forza, talento, capacità e perfezione. In una parola: «stellare». E bene ha fatto, ieri sera, Lucky Lucchetta a ricordarlo a italiani e calabresi che sono stati "attaccati" per 4 ore alla tv a seguire le gesta dell’ItalVolley.
«Da Rossano con furore». Daniele Lavia, un gigante, tra i pochi a rimanere sempre in campo per tutta la durata del torneo. Come se De Giorgi prima dell’inizio del mondiale gli avesse messo addosso il sale della benedizione, come se lo avesse incoronato ancor prima di partire emblema di questa nazionale. E così è stato.
Se si dovesse dare un volto a questa vittoria sicuramente avrebbe quello di Daniele Lavia. Sguardo dolce e determinato, atteggiamento corretto e gagliardo, talento oltre misura con la giusta, anzi giustissima dose di cattiveria agonistica e scaltrezza tattica. Quando ad un certo punto della partita, a metà del secondo set, i suoi compagni sembravano essere in difficoltà e pronti ad essere travolti dalla furia polacca, gli sguardi in campo erano arcigni e la pressione del pubblico sembrava potesse avere il sopravvento sugli azzurri; dalle retrovie arriva lui: una prima, una seconda, una terza schiacciata... vincenti. Poi un servizio imprendibile, che aveva tutte le forme oniriche di quel cucchiaio che Totti sciorinò contro l’Australia. Quattro punti consecutivi che hanno spianato la strada alla grande impresa dell’ItalVoley ed innescato l'orgoglio azzurro. Lavia ha dato il "la" a Michieletto e Romanò e esaltato l'estro del pinturicchio pallavolistico italiano Giannelli.
Questo è stato ieri sera Daniele Lavia. E noi a gongolare davanti alla Tv per un giovanissimo eroe di casa nostra cresciuto tra palloni, studio e buona educazione. Quella della famiglia che gli è stata accanto anche ieri sera in Katowice. Emozionantissimo, a fine partita, un abbraccio - rubato dalle camere di Rai 1 - tra Daniele e il papà Franco, nel suo consueto e perfetto aplomb da gentiluomo.
La vittoria di ieri ha dato felicità ad un’Italia che si trova a vivere uno dei momenti più bui e tristi della sua storia. Tra crisi e incertezze, paura del futuro e quella sensazione costante e perdurante di non farcela. I ragazzi di Fefè De Giorgi, il team più giovane concorrente ai mondiali di Volley, ha restituito fiducia. Ma alle nostre latitudini ha ridato anche un po’ di speranza. In una terra dove tutto sembra impossibile ieri sera abbiamo consacrato un campione. Sapevamo già di che pasta fosse fatto Daniele ora ne abbiamo la certezza assoluta e soprattutto la consapevolezza. Quella che a volte a noi ionici di Corigliano-Rossano manca come approccio mentale e culturale per far sì che le cose cambino.
Daniele è un guerriero. Daniele è l’emblema di una generazione calabra che esce fuori dagli stereotipi compassionevoli di una terra che arranca e che va in giro per il mondo con la valigia di cartone. Daniele il suo talento lo ha formato qui a Corigliano-Rossano in un eccellente humus sportivo che lo ha allevato e che poi grazie alla sua straripante capacità atletica e mentale ha saputo trasformare in quello che lui oggi è, senza alcun timore di smentita: lo schiacciatore più forte al mondo.
Grazie Daniele, ragazzo di Corigliano-Rossano, campione del mondo!