«Ragazzi miei, scappate lontano dalla mediocrità»
Riflessioni a bassa voce sulla società degli adulti e la nuova “generazione di fenomeni”
Quando mi è stato chiesto di mettere nero su bianco alcune mie riflessioni, non avevo ben chiaro quale messaggio avrei voluto trasmettere, forse perché dopo il periodo che abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo, vorrei dire tante cose.
Avrei potuto scrivere di un mondo in cui si possa pensare di lavorare secondo merito e secondo giustizia, in cui essere etero o omosessuale non è condizione discriminante, in cui essere bianco o nero non faccia differenza, cosi come essere meridionale o settentrionale...che il Covid ci ha cambiati, alcuni in peggio, altri in meglio, che vorrei un’Italia dove il diritto alla sanità, alla salute esista anche per quelli del sud, quelli che non prendono i treni superveloci con gli annessi comfort, ma i 2 vagoni delle “lettorine” di un tempo.
Avrei potuto mettere nero su bianco il fatto che alcune delle ultime normative sono un’azione punitiva contro la cultura, l’arte e lo spettacolo, perché senza cultura, senza conoscenza, si sa, siamo tutti molto più gestibili, e diventiamo tuttologi social. Avrei ancora potuto parlare dell'Italia in cui se commetti un reato vieni processato, un'Italia in cui studiare non è una colpa, ma un onore, la colpa forse è quella di certificati, attestati e titoli che ti porti a casa con qualche ora del tuo weekend che sottrai al tempo libero.
Avrei potuto scrivere di un Paese in cui quando la donna dice no è no.
Oppure avrei potuto scrivere della bellezza che è quella dello spirito, non quella delle forme di una donnina, o di quanto mi arrabbio quando qualcuno a domanda risponde “faccio il musicista” e l’altro gli fa <>???!!!
Ma poi ho pensato a loro, ai giovani, ai ragazzi, a questa nuova “generazione di fenomeni”, come recitava una canzone degli Stadio.
" Li avete visti i ragazzi di oggi? I giovani delle medie o delle superiori... tutti sciatti, svogliati, sempre distratti, sempre con gli occhi sul telefonino o le cuffiette alle orecchie… sembrano insensibili a tutto no... li avete visti?
Beh se li avete visti così non li avete visti bene, per niente!
Se li avete visti così è perché abbiamo perso la capacità di guardarli e di vederli per come sono davvero. Perché forse le cuffiette se le mettono per non sentirci, perché magari non ci vogliono parlare con noi, perché forse conoscono il mondo che gli stiamo lasciando"!
Con queste parole si aprivano gli stati generali dei giovani, quei ragazzi che sono stanchi di ascoltare le nostre prediche, con i quali dovremmo tentare di costruire un dialogo più empatico.
Che mondo gli stiamo lasciando?
Un mondo mediocre direi, e se con gli anni mi sono abituata a molte cose, alla mediocrità non riesco proprio a farlo. E riflettendo sulla spiaggia, in riva al mare, la mattina presto, quando sei tu e il mare, il mare che ti parla e con il quale entri in contatto, la risposta a tutti miei pensieri, alle mie domande, ai miei crucci mi appare scontata: la mediocrità, alla quale con il tempo ci siamo prima abituati e forse ora anche assuefatti.
E se qualcuno può salvarci dalla mediocrità di questo tempo, che soffoca i sognatori, che schernisce i visionari e insabbia il pensiero creativo, sono proprio loro, i giovani, che non sono solo scapestrati, strafottenti e arroganti e irresponsabili - del resto gli adolescenti lo sono per definizione, è una fase della vita, lo siamo stati tutti - ma sono intelligenti, velocissimi a imparare, appassionati e sognatori. E sono tanti i ragazzi così, una maggioranza silenziosa, che non fa rumore, non fa audience, perché non finisce sulle pagine della cronaca, non ruba, non spara, non fa niente di eroico… O forse sì: resiste e una mattina magari decide di alzarsi e scende in piazza a pretendere un futuro diverso da quello che gli stiamo lasciando.
Perciò ragazzi miei, siamo nelle vostre mani! Scappate lontano dalla mediocrità che vi vuole tutti uguali, stereotipati! Prendete il largo, alzate la voce e fatevi sentire! Urlate e se volete, “trattateci anche male, ma con educazione”
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