La piccolissima comunità cristiana di Berat, vero "lievito" per tutta la città
Nel borgo albanese, gemellato con Vaccarizzo, una minoranza cattolica è impegnata nell’accoglienza ai disabili, nell’aiuto ai poveri e nel sostegno ai bambini in difficoltà. Qui è nato anche un negozio eco-solidale che mette in rete piccoli produttori locali
BERAT - Nella cornice più ampia della visita istituzionale che ha visto la firma del gemellaggio tra Vaccarizzo Albanese con Berat in Albania e la partecipazione alla manifestazione annuale più importante del paese Wine&Stories of Berat con i migliori Vini Arbëreshë e calabresi del Consorzio Terre di Cosenza DOP ho avuto modo di visitare e approfondire anche la vita religiosa della piccola comunità cattolica della città.
Questi rapporti hanno visto anche la visita del vescovo, del parroco e di numerosi fedeli albanesi l'anno scorso a Vaccarizzo Albanese accolti fraternamente dall'Azione Cattolica di Vaccarizzo Albanese.
Mi ha fatto piacere poter consegnare loro l'ultima lettera pastorale del nostro Vescovo eparchiale Mons. Donato Oliverio sul Concilio di Nicea, densa di contenuti e dottrina. Su richiesta ho fatto una catechesi ai membri più anziani della comunità partendo dalla ricca simbologia dell'uva e del vino nella Bibbia.
La Missione Cattolica di Berat è guidata dalla comunità dossettiana “Piccola Famiglia dell’Assunta”, presente dal 2005, impiantata nel quartiere popolare di Uznova, alla periferia della città. Il fratello sacerdote, don Paolo Marasco, da cui ho appreso quanto segue è originario della Provincia di Crotone (fra Strongoli e Cirò) e guida la piccola comunità cristiana (circa 300 anime su 70.000 abitanti) impegnata nell’annuncio verso quanti ancora non hanno mai incontrato e fatto esperienza del Vangelo di Gesù.
Tutta l’Albania è grande come una regione italiana e si può dividere in due metà: il nord, latino dalla dominazione veneta in poi, è diviso in 5 diocesi, con una certo vita ecclesiale vivace, improntate specialmente alla tradizione popolare. Il Sud, una sola Amministrazione Apostolica, attualmente guidata da mons. Giovanni Peragine, pugliese, in attesa della nomina del nuovo vescovo. L’Amministrazione Apostolica dell’Albania del Sud è stata fondata solo nel 1939 e posta sotto la competenza della Congregazione per le Chiese Orientali. In effetti, storicamente, tutta l’Albania, e questa porzione del Paese particolarmente, ha oscillato fra l’obbedienza romana e quella costantinopolitana, a seconda delle influenze politiche imperiali.
Durante la storia, anche dopo il posizionamento della Albania Meridionale sotto l’influenza orientale, a più riprese ci sono stati tentativi di ritornare alla comunione con Roma, l’ultimo infelice ai tempi del Regno d’Italia durante l’occupazione fascista. Dal 1946, dopo l’avvento della “dittatura del popolo” e la cacciata di tutti gli stranieri, l’Albania andò incontro alla progressiva chiusura di tutte le chiese e le moschee fino alla proclamazione dell’ateismo di stato, unico caso al mondo fin oggi. Solo ne 1992, con la nuova costituzione democratica, le religioni hanno visto una lenta ripresa.
A Berat la prima ad impiantarsi fu la Diocesi di Rimini nel 1993 poi l’Istituto pontificio delle Maestre Pie Filippini (con una suora arbëreshe di Santa Sofia d’Epiro che abbiamo incontrato questi giorni). Oggi il Sud dell’Albania, Berat compresa, è quasi interamente di rito latino, la Chiesa Cattolica è una piccolissima minoranza (0,3%) che cresce ogni anno a piccoli passi, in un rapporto ecumenico che va riscoprendosi e in un contesto interreligioso e islamico. Dopo 40 anni di persecuzione atea (campi di concentramento, torture e regime di terrore) e le diverse crisi socio-economiche del paese, oggi l’Albania vive un momento di europeizzazione culturale. In tutto questo la Chiesa al Sud continua la sua tenace opera di annuncio del vangelo.
La comunità cattolica di Berat è impegnata nell’accoglienza di persone disabili con due centri diurni e una casa famiglia; nell’aiuto di famiglie oltre la soglia della povertà con aiuti alimentari; al sostegno di bambini in difficoltà scolastica e sociale con un doposcuola direttamente gestiti dalla comunità cristiana e un altro servizio gestito da una Fondazione; all’istruzione dei bambini con la scuola elementare delle suore Maestre Pie, tuttavia in grandi difficoltà per il futuro dell’istituzione. Alcuni giovani cattolici di Berat, che hanno incontrato il Vangelo in questi anni dal primo annuncio dei missionari, hanno deciso di non emigrare, ma di dar vita – con grandi difficoltà e con l’aiuto della Chiesa Cattolica – a una agenzia turistica (che ora è diventata la prima della città), un negozio eco-solidale (tra le altre cose stanno producendo un vino rosso dal vitigno autoctono "Seshi Zi") che mette in rete piccoli produttori locali e che ha bisogno di sostegni e investimenti e proprio in questi mesi sta nascendo un servizio medico e infermieristico per l’assistenza domiciliare di malati cronici e terminali.
Ancora migliaia di persone a Berat non hanno incontrato il Vangelo né fatto esperienza della fede in Cristo. La piccolissima comunità cristiana della città è il lievito nella pasta di cui parla San Paolo: «Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta» (1 Corinzi 5, 6). Anche un piccolo atto di fede o amore possa trasformare e far crescere l’intera comunità cristiana. Secondo Paolo, ogni credente, attraverso le sue azioni e il suo esempio, ha il potere di influenzare positivamente chi lo circonda, diventando parte di un processo di crescita collettiva che porta a una maggiore vicinanza a Dio e al bene comune.