L'Eparchia di Lungro si prepara a celebrare i 1700 anni dal Concilio di Nicea
I cattolici di rito bizantino pronti a ripercorrere le tracce dei Padri della Chiesa che nel primo Sinodo chiarirono e resero esplicite le basi dogmatiche della fede. La lettera pastorale dell'Eparca Donato è l'inizio del cammino
LUNGRO - Il prossimo anno, arriveranno a Roma per il Giubileo pellegrini da ogni parte del mondo. La chiesa universale, infatti, somma al Giubileo e al Sinodo della Chiesa Italiana un altro importante anniversario: 1700 anni dal Concilio di Nicea.
Un padre spirituale contemporaneo semplificava con ironia e originalità espressiva la peculiarità del rito bizantino rispetto ad altri riti della chiesa cattolica, con una metafora suggestiva. La fede nell'Oriente si sperimenta direttamente, come abbeverarsi in montagna da una fonte di acqua fresca e cristallina rispetto alla versione aggiornata, "occidentale" e moderna dell'acqua imbottigliata.
Alla pura fonte della fede cristiana si rivolge lo sguardo interiore del vescovo eparchiale Donato Oliverio dell'Eparchia di Lungro nella sua ultima Lettera Pastorale, quando ci propone di fermare la nostra attenzione su quanto dibattuto dai 318 Padri Sinodali di Nicea, il primo Sinodo Ecumenico che chiarì e rese esplicite le basi dogmatiche del "deposito fidei".
Intrecciato con tutte le altre occasioni che brillano come fili d'oro sul telaio eterno dei giorni e delle notti della vita della chiesa, questa ricorrenza impreziosisce il sogno della nostra vita sulla terra con una riflessione sulla seconda persona della Santissima Trinità.
Come ricorda il vescovo Donato, nella tradizione greca si fa addirittura memoria liturgica del Primo Concilio di Nicea, tra l'Ascensione e la Pentecoste, vista l'importanza primordiale per la formulazione del Credo.
Nella cattedrale di Lungro si ammira un grande affresco, ripreso nella copertina della Lettera pastorale. Si tratta d'una grande icona bizantina. Come un portale mistico, l'arte dell'icona non è solo godimento o mimesi o supporto alla contemplazione, ma trasporto, sacra presenza e in questa circostanza diventa soprattutto documento polivalente, denso e rivelatore.
Come la rugiada albeggia sopra le corolle illuminate dei fiori in primavera, la santità illumina i Padri Conciliari d'una luce pura, raffigurata nell'icona bizantina mediante l'aureola dorata.
Nel procedimento artigianale giapponese della lavorazione della ceramica chiamato "kurinuki", la terra grezza si intravede nelle pieghe dei manufatti raffinati. Così nella Lettera pastorale vengono sottolineati alcuni temi importanti del Concilio di Nicea, raggruppati nel lavoro del vescovo di Lungro in dieci agili capitoli levigati e meditati con aggiunta di alcuni canoni conciliari e la professione di fede, riproposti tal quali nella parte finale del documento.
Dalla diocesi lungrese, detta con un sinonimo greco "eparchia", ci arriva un messaggio grande in un piccolo formato editoriale. La Lettera Pastorale si legge facilmente ed è intrisa dell'insegnamento magisteriale dei Papi e nel contempo fa continui riferimenti alla tradizione orientale; è una griglia interpretativa entusiasmante, generatrice di connessioni e soprattutto ricostruisce un momento fondamentale per la stessa fede cristiana.
C'era davvero bisogno di una guida così autorevole per poter assaporare, attraverso un'ermeneutica ispirata, il pieno significato di Nicea. Storia, magistero, ecumenismo, antropologia: non manca nulla all'austera e finissima trama spirituale offertaci come agile strumento pastorale.