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Il richiamo silenzioso e materno dell'Achiropita: uno sguardo protettivo lungo secoli

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CORIGLIANO-ROSSANO – Oggi la Chiesa celebra la Madonna Assunta in cielo e per la comunità rossanese e diocesana è la festa dell’Achiropita. Un momento di festa religiosa e popolare antica, la più antica; da quando l’Odigitria dai colori tenui apparsa su quella roccia nei pressi di una fonte e quando tutto intorno era ascetismo diventò il fulcro spirituale di questa città e del suo territorio.

Quest’anno, per raccontare la forza mistica di questa icona simbolica del popolo rossanese ma soprattutto l’influenza che questa donna ha avuto e ha su generazioni e generazioni di persone, nell’intenso e avvolgente abbraccio della tradizione religiosa, abbiamo raccolto tre scritti del Prof. Gennaro Mercogliano, figura eminente delle comunità culturale di Corigliano-Rossano, che offrono proprio un ponte tra passato e presente, trasformando la devozione in un racconto vivo di fede e identità.

I suoi scritti sulla Vergine Achiropita – la Madonna la cui immagine non è stata creata da mano umana –, su tutti Per Te Virgo Maria (edito da Grafosud), ci conducono nelle pieghe di una narrazione che risplende di spiritualità e cultura.

Chi e cosa è l’Achiropita per Rossano e i rossanesi?

Si ascrive all'apostolo Luca, "doctus artifex", la prima riproduzione artistica della Vergine Theotòkos, la Madre di Dio. (II sec.). Ed è su questo prototipo che, dal V secolo in poi, fiorisce l'attività iconografica mariana, copiosa a Bisanzio e nelle province dell'impero, compresi i possedimenti bizantini d'Italia. La Sacratissima Icona venerata nella Cattedrale di Rossano risale al VII-VIII secolo. Ed è, per raffinatezza di stile e potenza spirituale, una delle più antiche e miracolose Odigitrie. L'appellativo "Achiropita" è successivo ed è attestato intorno all'XI secolo, quando Rossano aveva già maturato il suo ruolo di capitale dei domini bizantini dell'Italia meridionale e quel "titulus" era, nella prassi dei fedeli, già fissato come specifico emblema teologico: "Odigitria" (che insegna la via) accanto all'altro, "Nicopeia" (che conduce alla vittoria). Una Odigitria di pari pregio estetico e teologico significato è dipinta in S. Maria Antiqua in Roma. E sono diversi i possibili collegamenti tra le due Sacratissime Icone. E forse anche col papa rossanese Giovanni VII (al secolo Benedetto Sanidega), il quale, durante il suo pontificato (705-707), eccelse per erudizione e squisita sensibilità artistica, nonché per speciale devozione alla Beata Vergine, della quale, essendolo essenzialmente, amava definirsi "umile servo".

Mercogliano nei suoi scritti esalta la mistica connessione con la Santa Icona di Rossano, risalente al VII-VIII secolo. La sua ricca storia iconografica, dalle radici bizantine fino alla venerazione contemporanea, riflette la profondità artistica e spirituale di una cultura che si è formata attraverso secoli di devozione. L'epiteto "Achiropita" comparve nell’XI secolo, consolidando il suo posto nell’immaginario dei fedeli come guida divina e protettrice.

Ma Achiropita per i rossanesi è anche sinonimo di radici, memorie, oikos e nostos (casa e ritorno). Nel turbinio dei ricordi degli emigranti, il nome della Vergine dipinta non da mano umana, emerge con potente dolcezza. Attraverso i racconti ereditati dai suoi nonni, uomini di fede e speranza che lasciarono l’Italia alla volta del Sud America, Mercogliano cattura l’essenza di una devozione che oltrepassa gli oceani. La traversata, spesso di sola andata, rappresentava non solo un viaggio fisico, ma un pellegrinaggio spirituale in cui l’invocazione alla Vergine era un atto di affidamento totale, un’ancora nel mare tempestoso dell’incertezza. Toccante il racconto tramandato dei suoi nonni Pietro e Gennaro.

Attraversando l'Oceano nel "varco" (la nave), in una traversata di circa 15 giorni (talvolta senza ritorno), i nostri nonni si raccomandavano all'Achiropita, snocciolando antiche avemarie in un dialetto-latino maccheronico che ne aumentava la contrizione ed il fascino. Giunti colà, a destinazione, nel Porto e nella "Boca", continuavano ad invocare la Vergine perché li provvedesse delle primarie necessità. I miei nonni, Pietro e Gennaro, furono emigranti, in San Paulo del Brasile, Pietro, e a Buenos Aires in Argentina, Gennaro. Entrambi mi raccontavano, quando ero ragazzo, della particolare devozione dedicata alla vergine Achiropita in terra straniera. Poi seppi della Chiesa eretta al Suo Santissimo Nome nelle due capitali straniere. Gloria all'Achiropita che ovunque protegge i suoi figli e mai li abbandona!

L’inno collettivo alla Vergine Achiropita, recitato in una lingua tra il dialetto e il latino, echeggiava di semplicità e fede. Giunti nel "Porto" e nella "Boca", nuove case in terre lontane, i devoti continuavano a cercare la protezione materna della Vergine, affidandosi a lei per il sostentamento nelle necessità quotidiane. La costruzione di chiese a San Paulo e Buenos Aires, intitolate al suo Santissimo Nome, attesta la forza di un culto che non conosce confini.

Infine, il linguaggio poetico di Mercogliano si fa eco delle emozioni più intime. Nelle sue righe, l'Achiropita si fa voce, profumo, icona di speranza e amore. Egli dipinge un’immagine della Vergine che non è solo un’antica figura religiosa ma una presenza capace di parlare ai cuori, regalando pace e conforto. La celebrazione dell’Assunzione, quindi, diventa non solo un momento di festa, ma un rinnovo del legame sacro che unisce le anime alla Madre. E ci sono due preghiere in versi di Mercogliano che sono la sintesi perfetta della devozione, intrisa di fede e tradizione popolare.

Achiropita nobis loquitur (l'achiropita ci parla).

Gloria al suo sacratissimo nome!

Perché tu veda in me l'Achiropita

senti il profumo di Candida Rosa

che dal cielo proviene e che t'invita

a vedere mio Figlio in ogni cosa.

E se a miracol fatto la parola

ammutolì con somma meraviglia

e rimase strozzata nella gola,

questo è motivo che al cielo s'appiglia.

Quelli che a me e alla mia Santa Icona

non s'accostano con giusta preghiera

pur sapranno delizia e perdono

di lor peccati in una lunga sera.

Ma tu che dai a me tutto il tuo cuore

conoscerai del Figlio il vero Amore.

 

Nei Tuoi Occhi

Ma se ti guardo, Madre Achiropita,

torno indietro non so di quanti anni.

Mi rivedo fanciullo alle vedette,

genuflesso in preghiera,

con l'antica visione ora negli Occhi:

quel Bambino cresciuto tra le braccia

che mi attende lassù per il giudizio.

Fui superbo di mente, non di cuore.

In un mondo in continuo cambiamento, le parole di Mercogliano ci ricordano l’importanza di radicarci nelle nostre tradizioni, trovando forza e ispirazione nelle storie di fede tramandate di generazione in generazione. In questo giorno di festa, rendiamo omaggio all'Achiropita, simbolo perenne di bellezza divina e matriarcale guida spirituale della nostra città.


La foto in copertina è di Fausto Morini ©2024

 

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.