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San Valentino, si trovano in Calabria le spoglie del santo degli innamorati

3 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - Ogni anno tutti gli innamorati non mancano di festeggiare il 14 febbraio, ricorrenza di San Valentino.

In questo giorno gioiellerie, ristoranti e fiorai un tempo facevano affari d’oro (oggi il trend, causa la crisi economica sembra essere molto cambiato) ed ogni innamorato, fidanzato o sposato che sia, non faceva mancare attenzioni verso il proprio partner.

Ma chi era San Valentino? Uno che ha amato tanto la propria compagna al punto da venire beatificato? Era il famoso attore Rodolfo Valentino?

Niente di tutto ciò. San Valentino era un religioso, il vescovo di Terni.

Consultando il sito “Santi e Beati” scopriamo che la più antica notizia di S. Valentino è in un documento ufficiale della Chiesa dei secc. V-VI dove compare il suo anniversario di morte. Ancora nel sec. VIII un altro documento ci narra alcuni particolari del martirio: la tortura, la decapitazione notturna, la sepoltura ad opera dei discepoli Proculo, Efebo e Apollonio, successivo martirio di questi e loro sepoltura. Altri testi del sec. VI, raccontano che S. Valentino, cittadino e vescovo di Terni dal 197, divenuto famoso per la santità della sua vita, per la carità ed umiltà, per lo zelante apostolato e per i miracoli che fece, venne invitato a Roma da un certo Cratone, oratore greco e latino, perché gli guarisse il figlio infermo da alcuni anni. Guarito il giovane, lo convertì al cristianesimo insieme alla famiglia ed ai greci studiosi di lettere latine Proculo, Efebo e Apollonio, insieme al figlio del Prefetto della città. Mentre finora la vicenda del Santo era collocata tra il 197, data della sua consacrazione episcopale, ed il 273, data del suo martirio, rendendo difficile pensare che abbia esercitato l’episcopato per oltre settant’anni, ora la data del martirio è stata fissata intorno alla metà del IV secolo. Il suo corpo fu dai discepoli sepolto a Terni, al LXIIII miglio della via Flaminia dove nel corso del IV secolo è poi stata costruita la basilica a lui dedicata e dove attualmente sono custodite le sue reliquie.

Ma c'è un dettaglio, non di poco conto, che intreccia Terni, la storia delle reliquie di San Valentino e la Calabria. Infatti, anche nel convento dei frati cappuccini di Belvedere Marittimo, sul Tirreno cosentino, sono custodite gelosamente le reliquie del Santo degli innamorati. Come arrivarono in Calabria? Fonti storiche attendibilissime, infatti, narrano che il 27 maggio 1710 il sig. Francesco Cipollina, consegnò a Padre Samuele del convento dei Padri Cappuccini di Belvedere un’ampolla con sangue e frammenti di ossa di San Valentino. Il reliquiario è stato poi rinvenuto nel Convento nel 1969, da Padre Terenzio Mancina in seguito alla rimozione delle tele di San Francesco e San Daniele, che si trovavano nella pala centrale. L’autenticità delle reliquie, è confermata dalla lettera inviata dagli uffici papali, dal cardinale Gaspare del Carpine. Essa è datata 26 maggio 1700 e inviata al sig. Valentino Cinelli. Ogni anno, a Belvedere Marittimo, il 14 febbraio, viene celebrata alle 11 una santa messa, per le coppie che intendono rinnovare la loro promessa d’amore davanti al “santo degli innamorati”. 

La tradizione di San Valentino, festa degli innamorati risale all'epoca romana, nel 496 d. C., quando l'allora papa Gelasio I volle porre fine ai lupercalia, gli antichi riti pagani dedicati al dio della fertilità Luperco.

Questi riti si celebravano il 15 febbraio e prevedevano festeggiamenti sfrenati ed erano apertamente in contrasto con la morale e l'idea di amore dei cristiani.

In particolare il clou della festa si aveva quando le matrone romane si offrivano, spontaneamente e per strada, alle frustate di un gruppo di giovani nudi, devoti al selvatico Fauno Luperco. Anche le donne in dolce attesa si sottoponevano volentieri al rituale, convinte che avrebbe fatto bene alla nascita del pargolo.

In fondo, ad alleviare il dolore bastava lo spettacolo offerto dai corpi di quei baldi giovani, che si facevano strada completamente nudi o, al massimo, con un gonnellino di pelle stretto intorno ai fianchi.

Per "battezzare" la festa dell'amore, il Papa Gelasio I decise di spostarla al giorno precedente - dedicato a San Valentino - facendolo diventare in un certo modo il protettore degli innamorati.

La festa di san Valentino è celebrata in gran parte del mondo, soprattutto in Europa, nelle Americhe e in Estremo Oriente.

La leggenda narra che il santo avrebbe donato a una fanciulla povera una somma di denaro, necessaria come dote per il suo sposalizio, che, senza di questa, non si sarebbe potuto celebrare, esponendo la ragazza, priva di mezzi e di altro sostegno, al rischio della perdizione. Il generoso dono - frutto di amore e finalizzato all'amore - avrebbe dunque creato la tradizione di considerare il santo vescovo Valentino come il protettore degli innamorati.

Un’altra di queste storie racconta che un giorno il Santo incontrò due giovani che stavano litigando. Si avvicinò a loro con una rosa e li invitò a tenerla unita nelle loro mani, un gesto che li fece riconciliare subito. Secondo una variante della storia, invece, San Valentino avrebbe fatto tornare l'amore tra i due giovani facendo volare intorno a loro diverse coppie di piccioni.

Gino Campana
Autore: Gino Campana

Ex sindacalista, giornalista, saggista e patrocinatore culturale. Nel 2006 viene eletto segretario generale regionale del Sindacato UIL che rappresenta i lavoratori Elettrici, della chimica, i gasisti, acquedottisti e tessili ed ha fatto parte dell’esecutivo nazionale. È stato presidente dell’ARCA territoriale, l’Associazione Culturale e sportiva dei lavoratori elettrici, vice presidente di quella regionale e membro dell’esecutivo nazionale. La sua carriera giornalistica inizia sin da ragazzo, dal giornalino parrocchiale: successivamente ha scritto per la Provincia Cosentina e per il periodico locale La Voce. Ha curato, inoltre, servizi di approfondimento e di carattere sociale per l’emittente locale Tele A 57 e ad oggi fa parte del Circolo della Stampa Pollino Sibaritide