Vaccarizzo Albanese, dal periodo feudale ai nostri giorni
Ecco la seconda parte del saggio storico scritta dal professore Carlino e dedicata a questo borgo arbëreshë
Come si è accennato Vaccarizzo fu infeudato inizialmente ai Sanseverino e successivamente ai Saluzzo che ne acquisirono il titolo di duchi e ne detennero il possesso fino all’abolizione della feudalità. In seguito, in adempimento della legge 19 gennaio 1807, i Francesi lo ritennero un Luogo ossia Università nel Governo di Bisignano. Con il riordino dei Comuni e dei Circondari avvenuto per decreto 4 maggio 1811, Vaccarizzo veniva istituzionalizzato come Comune nella giurisdizione di San Demetrio Corone.
Un periodo, il suddetto, nel quale forti furono le esperienze rivoluzionarie del 1799 e altre successive.
Come ci ricorda Bruno di Porto in un suo articolo Ebrei d’Italia e Italo Albanesi “[…] Ricchi di fermenti ideali, hanno dato un apporto all’illuminismo meridionale e al movimento rivoluzionario, in parallelo con la nostra Haskalah e la partecipazione di ebrei alle repubbliche democratiche e alle dinamiche dell’età napoleonica. Il grecista Pasquale Baffi fu vittima illustre della reazione borbonica, che alzò i patiboli in Napoli e le bande sanfediste imperversarono contro di loro, come contro gli ebrei, a diverse latitudini della penisola. Singoli e gruppi di arbereshe – continua Di Porto – parteciparono alle cospirazioni e ai moti liberali, in parallelo con quanto avveniva tra gli ebrei d’Italia. Furono elemento propulsivo nel moto di Cosenza del 1837 e nel maggiore del 1844, che accese lo slancio dei fratelli Bandiera per la spedizione, finita tragicamente. Ebbero allora caduti e giustiziati nella repressione. Il Collegio di San Demetrio Corone, centro della loro cultura e formazione religiosa, fu un vivaio di liberalismo. Di lì uscì Agesilao Milano, che nel 1856 balzò dalle file militari per attentare alla vita del re Ferdinando, venendo quindi impiccato. Seguì un processo alla ricerca dei complici tra gli arbereshe”1.
In preparazione ai moti risorgimentali furono molti i cittadini di Vaccarizzo a partecipare e come ci tramanda ancora il Valente diedero variamente il loro contributo: “Francesco Baffa; Domenico Balsi; Felice Barone; Francesco e Vincenzo Bellusci; Vincenzo Brajotta; Nicola Busa; Francesco Capparelli; Salvatore Caricati; Giuseppe e Pasquale Chimenti; Angelo Ciancio; Antonio Cicero; Vincenzo Corno; don Modesto Corrado; Antonio Di Tommaso; Andreantonio e Pasquale Dramis; Benedetto Frassia; Leopoldo Guglielmelli; Vincenzo Librandi; Costantino Lucchetta; Giovannandrea Luzzi; Gennaro Macrì; Giacomo Martino; Luigi Matera; Domenico Metta; Raffaele Miceli; Francesco Minisci; Rifatto Domenico Morelli; Angelo Muglia; Pietro Napolitano; Vincenzo Novello; Antonio Orlando; Luigi Palopoli; Saverio Perrone; Giuseppe Positò; Saverio Rotondo; Filippo e don Vincenzo Scura; Luigi Stancati; Angelo, Arcangelo, Cosimo, Francesco, Gennaro, Pasquale, don Salvatore e Vincenzo Tocci; Michele Villeno; Vincenzo Vinacci”2.
Nel passo del Valente non è riportata la figura di Pasquale Scura ampiamente trattata, invece, da Vincenzino Ducas Angeli Vaccaro, di cui invito a prendere visione della interessante e integrale biografia, il quale in un breve passo così riporta: “Non tutti gli Italo Albanesi che si distinsero nelle lotte per l'Unificazione dell'Italia, contribuirono necessariamente a quel rivolgimento storico ai fatti d'armi. Molti offrirono la parte migliore di sè adoperandosi ad elargire con notevole capacità di cogliere i nessi esistenti fra i vari momenti dell'esperienza. Fra questi si sopraeleva la figura di Pasquale Scura. Nacque a Vaccarizzo Albanese (Cosenza) il 24 aprile del 1791 da Agostino, piccolo proprietario terriero e da Rosa Ferraiolo di Santa Sofia d'Epiro, quest'ultima apparteneva ad una famiglia antiborbonica e filo francese, che durante il periodo della reazione sanfedista molto si distinse nella causa per la libertà”3. Anche lui formatosi nel Collegio Italo Albanese di San Demetrio Corone subì la pressione borbonica fino a divenire oggetto di persecuzione da parte delle autorità con la conseguente sospensione dal suo incarico di Procuratore Generale presso la Gran Corte di Potenza. Dopo la vittoria dei Mille, Garibaldi, lo nominò Ministro di Grazia e Giustizia nel governo provvisorio.
Oltre a Pasquale Scura, tra i personaggi della cultura vaccarizziota si vogliono ricordare Nicolino Braiotta, sottotenente, garibaldino; Cumano Salvatore, ucciso dai Borboni per le sue idee rivoluzionarie, Antonio Dramis, garibaldino; Aloisio Elmo, istitutore del Pio Monte Laicale; Vittorio Elmo, storico e studioso; Vincenzo Librandi, studioso di linguistica; Antonio Scura, scrittore e cultore delle tradizioni albanesi; Giuseppe Faraco, parroco; Giorgio Marano, insegnante elementare.
Circa l’aspetto religioso il borgo, in origine appartenente alla Chiesa cristiana ortodossa, in seguito iniziò ad entrare nella Chiesa Cattolica mantenendo però il rito greco. Oggi, risulta appartenente alla Diocesi (Eparchia) di Lungro degli Italo-Albanesi di Calabria. Nel suo territorio sono presenti due chiese: la prima quella di Santa Maria di Costantinopoli (XVII secolo), patrona del paese alla quale è dedicata e la cui Festa Patronale si tiene il 21 novembre; la seconda quella dedicata alla Madonna del Rosario come il nome della vecchia Confraternita Laicale intitolata appunto al Rosario e la Cappella dedicata a San Nicola risalente al XIII secolo sita nella zona dove gli albanesi verosimilmente costruirono il loro primo stanziamento.
La parrocchiale di Santa Maria di Costantinopoli, chiesa Madre di Vaccarizzo, inizialmente, nel 1669, sorta a tre navate, con tre ingressi e colonne a base tondeggiante, alla fine del XIX secolo, a seguito del rifacimento, ha subito rilevanti modifiche. Attualmente, infatti, si presenta come un edificio a navata unica, con pianta a croce greca e unico ingresso. La costruzione si colloca attigua all’altra Chiesa dedicata alla Madonna del Rosario alla quale si accede tramite una pianeggiante gradinata. Sulla facciata principale è collocato il portone d’ingresso, sovrastato da tre monofore tra loro affiancate e più in alto un rosone. In essa sono preservati alcuni elementi di rilievo realizzati in legno come il tabernacolo, costruito dall’artigiano Giuseppe Serembe, l’altare a forma quadrata superato da un ciborio riparato da una cupola e il fonte battesimale di scuola valdostana e alcuni affreschi riproducenti lo Spirito Santo e la Madonna di Costantinopoli. Gli interventi di restauro, ultimamente, hanno riguardato anche il soffitto a cassettoni che è stato, peraltro, impreziosito dalla particolare raffigurazione di Gesù con l’immagine del Cristo Pantocratore realizzata dal pittore e mosaicista albanese Josif Droboniku.
La Chiesa della Madonna del Rosario, coeva, adiacente e comunicante con la Chiesa parrocchiale di Santa Maria di Costantinopoli, come costruzione si rifà allo stesso periodo del XVII secolo. Dedicata alla Vergine del Rosario presenta una facciata ad intonaco con un portale raffinatamente lavorato in pietra locale, con nella parte centrale un bassorilievo della Madonna. Lateralmente, sulla sinistra si eleva una torre campanaria con orologio. L’edificio, attualmente non utilizzato e ad unica navata, è adornato da stucchi e bassorilievi che contornano una pittura ritraente la Vergine del Rosario. Al suo interno sono preservate alcune statue e busti lignei di scuola napoletana. Il portale si apre sulla identica piazza dove si trova l’ingresso di Santa Maria di Costantinopoli.
Interessanti anche gli edifici e i monumenti presenti nel tessuto urbano. Tra questi il Museo del Costume e degli Ori Arbëreshë nel quale è approntata la mostra stabile dei costumi tipici femminili e degli ori, Palazzo Cumano, fino al 1985 sede del Municipio dove sulla facciata principale campeggia la lapide evocativa di Pasquale Scura, ed oggi sede dei tradizionali costumi albanesi, Palazzo Scura, il Monumento ai Caduti per la Patria nella Grande guerra (1915-1918), il Monumento ai Caduti della seconda guerra mondiale (1940-45), il Monumento a Scanderbeg, l’Albero dei Frammenti, il Monumento ad Alessandro Cumano e la Fontana Vecchia, luogo, come si accennava, del primo insediamento.
L’economia del luogo si basa prevalentemente sull’agricoltura e l’allevamento di ovini e bovini con la conseguente lavorazione dei prodotti agricoli e zootecnici. I principali prodotti dell’agricoltura sono le uve da vino, le olive, i fichi e i foraggi per gli animali, agrumi. Anticamente, le produzioni del suo territorio riguardarono grani, legumi, frutti, vini, ed erbaggi per pascolo di greggi. L’artigianato è presente con strutture predisposte per la vinificazione, e la spremitura dell’olio.
Bibliografia
[1] Bruno DI PORTO, Due minoranze Ebrei d’Italia e Italo-Abanesi in Due Minoranze nel Risorgimento, Pdf.
2 Ibidem, G. VALENTE, p. 1122.
3 Vincenzino DUCAS ANGELI VACCARO, Il contributo degli italo - albanesi al Risorgimento: Pasquale Scura - M… in http://www.nuovomonitorenapoletano.it/index.php?option=com_con...
Per leggere la prima parte del saggio storico intitolato “Vaccarizzo Albanese: scopriamone i riferimenti geografici, le origini e la demografia” clicca qui