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Le origini di San Demetrio Corone, rilevante centro di religiosità e cultura

7 minuti di lettura

Sicuramente con il presente contributo mi avvio ad argomentare sul più rilevante centro culturale italiano di origine arbëreshë, sia per il suo profilo religioso e sia per la radicata presenza in loco del monachesimo basiliano.

La città, incastonata e sistemata sulle colline, alle frange nord-ovest della Sila Greca, posta su una sommità del Cozzo di Sant’Angelo, da cui è possibile procurarsi un controllo completo della vasta pianura di Sibari e della catena del Pollino, si manifesta sulla parete destra della bassa valle del Crati e del torrente Mizofato, ad un’altitudine sul livello del mare di 521m, con una differenza altimetrica compresa tra una minima di 28m e una massima di 822m, confinante con i Comuni di Acri, Corigliano Rossano, San Cosmo Albanese, Santa Sofia D'Epiro, Tarsia, Terranova da Sibari e fa parte della Comunità Montana Destra Crati, Regione Agraria n. 13 - Medio Crati Orientale.

La cittadina è un Comune dell’Italia Meridionale, nella Regione Calabria, in provincia Cosenza, la cui popolazione odierna è costituita da 3.512 abitanti denominati Sandemetresi, dati Istat del 2016, di cui M. 1.690 e F. 1.822. La maggior parte dei residenti sono presenti nel capoluogo ed il rimanente nelle frazioni di rilevante importanza come Macchia Albanese distante 3 km e Campanaro, e nelle borgate o contrade di Buttorino, Barbuzzo, Basile, Cacossa, Cagliano, Calamita, Conicella, Corvino, Filla, Foreste, Gurisa, Maretti, Mattarise, Mezzana, Mezofato, Musica, Nicola Orazio, Piedigallo, Poggio, Sant’Adriano, San Nicola, Sant’Agata, Sepe, Sofferetti, Varco di Frassino. La popolazione complessiva si distribuisce su un territorio di 57,78 kmq facendo registrare una densità abitativa di 60,8 abitanti per kmq.

La sua estensione territoriale collinare, ammantata in parte da una rigogliosa e lussureggiante vegetazione di castagneti particolarmente nelle zone di Castagna Rotonda, Buttorino e Poggio, e in parte in prossimità del letto del fiume Crati, va man mano degradando verso la grande pianura di Sibari distinguendosi per la presenza di un reticolo di torrenti che l’attraversa, affluenti dello stesso Crati tra cui il Galatrella, il Mizofato e il Muzzolito.

Della suddetta e splendida collocazione geografica, ce ne offre conoscenza piena e particolareggiata Norman Douglas. Infatti, in un passo del suo romanzo scritto al termine del suo itinerario in Calabria così riportava: “Fu un viaggio splendido l’attraversare quegli altipiani, con la vista dello Ionio dall’alto e il panorama dell’ampia vallata del Crati e dell’alta catena del Pollino, avvolta nella bruma del primo autunno, poggiando lo sguardo sui fianchi delle colline coperti di olivi. La strada gira intorno ai precipizi, dove scendono dal monte ruscelli; sono ricoperti di querce da sughero, lecci e altra vegetazione; tra i rami volano rigogoli, ghiandaie, upupe e coracie garrule. Nell’inverno i gelidi venti dell’Appennino spazzano questi monti, ma in questa stagione è una zona stupenda”1.

Relativamente al numero degli abitanti o dei fuochi, dalle informazioni del Giustiniani2, che si cimenta nella descrizione di Sandemitre, o Sandemitri, come lui stesso lo chiama, si riesce in qualche modo a ricavare la situazione come appresso riportato: nel 1532 fu tassata per fuochi 43, nel 1545 per 47, nel 1561 per 55, e nel 1595 per 97, nel 1648 per 40 e nel 1669 per 10. Per quanto riguarda, invece, alcuni dati sul numero degli abitanti da alcune ricerche sappiamo che questi già nel 1276 erano 2.007. 

L’andamento demografico comunale dopo l’Unità d’Italia, facendo riferimento ai dati Istat, registra la seguente situazione: nel 1861 gli abitanti erano 2.915 corrispondenti anche al minimo storico raggiunto; nei successivi rilievi 1871 (3.297), 1881 (3.286), 1901 (5.125), 1911 (3.597), 1921 (3.514 interessata da una consistente emigrazione), 1931 (4.757), 1936 (5.131), 1951 (5.765 massimo storico conseguito), 1961 (5.374), 1971 (4.735), 1981 (5.038), 1991 (4.413), 2001 (3.944), 2016 (3.512).

Secondo le informazioni rilevate dal sito comunale “San Demetrio Corone vanta delle origini antichissime: esso è stato costruito presso l’abbazia basiliana di Sant’Adriano, fondata nel sec. X da San Nilo di Rossano, ma ancora prima si ha notizia di un borgo citato col nome di Situ Sancti Dimitri, in ricordo del santo greco. Comunque, è con l’insediamento dei monaci basiliani che, seguendo una linea di sviluppo usuale nel Medioevo, si formò un centro sempre più consistente. Testimonianza del fatto che il paese preesisteva all’arrivo degli Albanesi è data dalle Capitolazioni del 3 novembre 1471, quando l’abate archimandrita Paolo Greco si recò presso il notaio De Angelis per rogare un atto che registrò l’impegno ad accogliere i profughi albanesi a seguito del Duca Teodoro Lopez nel Casale di San Demetrio, con la facoltà di coltivarne le terre. Nel 1524 si ebbe una nuova immigrazione in seguito alla guerra che Carlo V condusse contro i Turchi: gli Albanesi di Corone, città della Morea nel Peloponneso, vennero accolti dall’Imperatore nel Regno di Napoli e si distribuirono nei vari paesi fondati dai loro predecessori. Da qui il nome Corone che venne aggiunto al primitivo nome solo nel 1863”3.

Da altre informazioni si apprende che il santo rossanese lo fondò nel 955, “presso le rovine della chiesetta dei Santi Adriano e Natalia, un monastero, ben presto distrutto dai Saraceni, ma poi (980 circa) risorto per opera di San Vitale da Castronuovo”4.

Etimologicamente, come si può notare dal toponimo, questo chiarisce la forte venerazione verso il santo patrono del luogo, San Demetrio Megalomartire festeggiato il 26 ottobre. La particolare derivazione fa risalire a Coron, nome di un luogo del Peloponneso da cui arrivarono parecchie famiglie che si insediarono nel territorio. Una ulteriore supposizione, forse maggiormente condivisa, farebbe dipendere il nome Corone da curune (cercine) parola dialettale calabrese che indicherebbe una "serie di alture poste in cerchio".

In tanti sono stati gli autori ad intrattenersi sulle origini e la storia di questo Comune. Tra questi, nel 1796, l’abate F. Sacco, il quale nella sua narrazione oltre ad alcune informazioni si sofferma maggiormente sulla istituzione del Real Collegio Italo-Greco e sui compiti assegnati al vescovo Francesco Bugliari: “San Demetrio. Terra nella Provincia di Cosenza, ed in Diocesi di Rossano, posta sopra un monte scosceso, d'aria temperata, e nella distanza di ventiquattro miglia in circa dalla Città di Cosenza, che si appartiene nella giurisdizione civile alla Regia Corte, e nella criminale alla Famiglia Sanseverino de' Conti della Saponara. Questa Terra abitata da Albanesi, ha due Chiese Parrocchiali, l'una di Rito Greco, e l'altra di Rito Latino; due Confraternite laicali sotto i titoli del Sagramento, e di Santa Maria del Suffragio; ed un Monte di Pietà per maritaggi di Zitelle povere. Le produzioni del suo territorio sono grani, legumi, frutti, vini, ed erbaggi per pascolo di greggi.

La sua popolazione ascende a mille quattrocento settantatrè sotto la cura spirituale di due Parrochi, l'uno di Rito Greco, e l'altro di Rito Latino. In distanza di un miglio da questa Terra di San Demetrio fu stabilito nell'anno mille settecento novantuno dalla generosità del cuore magnanimo del Regnante Ferdinando IV, un Regal Collegio ltalo-Greco sotto il titolo di Sant'Adriano per l'educazione della gioventù Albanese con la soppressione del Monistero de' Padri Basiliani, il quale era nella Terra di San Benedetto Ullano insieme col Collegio Italo-Greco stabilitovisi l'anno mille settecento trentacinque da Clemente XII, Sommo Pontefice. I giovani, i quali oggi ascendono al numero di centocinquanta, e che sono quasi tutti Albanesi dispersi in varie Provincie del Nostro Regno, vengono istruiti con sommo studio nella Religione Cattolica, e nelle Scienze Canoniche, Teologiche, Filosofiche, Matematiche, Mediche, Legali, e Lingue Greca, e Latina sotto la direzione del Chiarissimo Signor Don Francesco Bugliari di Santa Sofia, Vescovo Titolare in partibus infidelium di Rito Greco, e Delegato per le Sagre Ordinazioni di tal Rito.

Questo Vescovo ltalo-Greco destinato dalla Santa Sede qual Vicario de' Vescovi Latini, ha la seguente giurisdizione. Primieramente può visitare le Chiese Greche situate nelle Diocesi de' Vescovi Ordinarj Latini, e dare i regolamenti per lo buon ordine del Rito, e della Disciplina Orientale; a condizione però di dover rispettare l'ordinaria giurisdizione de' Vescovi Latini, e di non porre il piè nelle loro Diocesi senza la licenza de' medesimi, ai quali rimane ancora l'autorità privativa di approvare, e confermare i Decreti, e di procurarne l'esecuzione. In secondo luogo non può ingerirsi in ciò, che concerne il Foro contenzioso de' Chierici Albanesi, né concedere dispense, né pronunziare sentenza di Censure, di Scomuniche, d'Interdetti contra verum Italo-Greco, né alcun di loro rimuovere dall'Ecclesiastico Ministero, né esercitare alcun atto di giurisdizione, né benedire il Popolo fuori delle funzioni dell'Altare; poiché questi, e simili atti sono proprj de’ Vescovi Ordinari. In terzo luogo è privo di qualunque esercizio di giurisdizione sopra gli Ecclesiastici Greci sì della Diocesi, ove risiede, come delle straniere Diocesi. In quarto luogo deve astenersi da solenni ingressi coll'incontro del Clero, dall'uso del Baldacchino astato; dal bacio della mano in segno di ubbidienza; dall'essere incensato nella porta della Chiesa; dalla sede Episcopale col baldacchino; dall'aspergere il Clero, ed il Popolo, poiché questi Riti si appartengono ai Vescovi forniti della giurisdizione ordinaria. In quinto luogo non può esercitare Pontificali nelle Diocesi Latine, se non ne abbia l'approvazione da' rispettivi Vescovi; ed allora la Sede non sarà Episcopale, ma Camerale. In sesto luogo non può rivedere gli obblighi delle Chiese Greche intorno alle Messe, ai Funerali, agli Anniversari, e ad altre cose simili. In settimo luogo finalmente richiesto d'intervenire al Sinodo Diocesano da qualche Vescovo delle Diocesi del Nostro Regno, non potrà dispensarsene, e goderà il primo seggio sopra i Canonici, e Dignità Latine. Tutto ciò fu stabilito dalla felice memoria di Clemente XII, Sommo Pontefice in adempimento del Capitolo Quoniam de Officio Ordinarii”5.

Due anni dopo a scrivere di San Demetrio, ma più precisamente della frazione di Macchia Albanese, fu G.M. Alfano il quale così riporta: “Macchia casale, abitato dagli Albanesi, parte di Rito greco, e parte latino; nella di cui Chiesa vi sono due Sagri Cibori uno di Fermentato per i Greci, e l’altro di Sagri Azimi per i Latini, e due diversi Battisteri: Diocesi di Rossano; Le rendite erano dei PP. Basiliani di S. Adriano, ma oggi per Sovrana disposizione appartengono al Collegio degli Italo-greci, la Giurisdizione Civile è Regia, e la Criminale è della casa Sanseverino, d’aria buona, fa di popolazione 459”6.

 

Bibliografia

[1] Norman DOUGLAS, Vecchia Calabria, Edizioni Giunti, Firenze, 1992, p. 271.

2 Cfr. Lorenzo GIUSTINIANI, Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli, Tomo VIII, Napoli 1804, pp. 142-143.

3 Storia - Comune di San Demetrio Corone in http://www.comunesandemetriocorone.it/index.php?action=index&p=76.

4 San Demetrio Corone, in https://www.treccani.it/enciclopedia/san-demetrio-corone_%28Enciclopedia-Italiana%29/. [Giustiniani, Dizionario, VIII, p. 142; P. Orsi, Le chiese basiliane della Calabria, Firenze 1929, pp. 183-186].

5 Abate Francesco SACCO, Dizionario geografico Istorico Fisico del Regno di Napoli, Tomo III, Presso Vincenzo Flauto, Napoli, MDCCXCVI, pp. 255-257.

6 G. M. ALFANO, Istorica Descrizione del Regno di Napoli diviso in dodici provincie, presso Vincenzo Manfredi, Napoli, MDCCXCVIII, p. 83.

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica