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'A Maronna e ru' Carmine: una solenne festa religiosa che vive tra i vicoli rossanesi

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CORIGLIANO-ROSSANO - Il giorno della Madonna del Carmine a Corigliano-Rossano, è una consacrazione Mariana che si rinnova puntualmente ogni anno. Una festa rionale, una festa di "vicinanzə". C'è una lunga e antica tradizione a Corigliano, oggi impegnata affinché la chiesa della Madonna del Carmelo ritorni fruibile ai fedeli; e c'è anche una lunga ed antica tradizione anche nel cuore popolare del centro storico di Rossano, soprattutto nella popolazione più anziana, è predominate sia per tradizione che per memoria.

Una festa con radici antichissime che è “seconda” soltanto al culto della Vergine Achiropita nei vicoli stretti della grande città bizantina. È una ricorrenza che, anche con il passare degli anni, non solo rappresenta un’ancora religiosa molto forte, ma, per il rossanese verace, quello che vive da sempre arroccato attorno alla leggendaria Torre del Giglio, rimane il primo vero giorno dell’inizio dell’estate. Una credenza antichissima. Proprio per questo motivo, il detto era: “È arrivat ù cavr e ra Maronna e ru Carmine”, ed il rossanese - soprattutto quelli che possedevano un balcone nella propria casa - non aspettavano altro che questa ricorrenza per dormire, da lì in avanti, “à ru frisc ntru barcun”.

Come era la festa della madonna del Carmine? Nel rione del Carminello (ovviamente non poteva avere nome diverso), qualche secolo fa, venne edificata una piccola cappella dedicata proprio alla Vergine del Monte Carmelo. All'interno vi era la statua lignea raffigurante la Madonna con in braccio il Bambino Gesù e ai piedi cinque anime del Purgatorio da portare in salvo. La Madonna del Carmine, infatti, è considerata la Vergine che salva le anime in pena nel Purgatorio. La statua venne poi spostata all'interno della chiesa di San Martino (quartiere agli antipodi del Carminello), ove tuttora si trova.

Ed ogni anno, oltre ai solenni festeggiamenti del 16, anche alla vigilia, quindi il 15 luglio, si fa qualcosa di bello. Vale a dire gli altarini in onore della Madonna del Carmine in molte vie del centro storico. Una reminiscenza della cultura pastorale e agricola, tradizione quasi ormai scomparsa, purtroppo. Sono rimasti davvero in pochi i fedeli che in onore della Madonna del Carmelo, alla vigilia adornano l'altarino. Fatto di un'immagine della Vergine, un Crocifisso, fiori e tovagliette di lino ricamate a mano. Una tradizione, come dicevamo, che si sta perdendo. Ma che è ancora viva nei ricordi di chi continua a farla e anche di chi, per un motivo o per un altro, non la fa più.

Era una festa lunghissima che durava per due giorni, proprio come quella in onore dell’Achiropita. Si iniziava nel pomeriggio con la preghiera, che durava per tutta la notte tra il 15 e il 16. Ovviamente era festa per l’anima ma anche per rinsaldare i rapporti di vicinato attraverso la convivialità. Agli altarini delle veglie si portava anche qualcosa da mangiare, in gergo “si piava ru muzzicun”, per vivere insieme questo momento di particolare fede religiosa in onore della Vergine. Il giorno della Processione della statua della Madonna del Carmine, questa passava davanti agli altarini e vi faceva una piccola sosta. Ecco un particolare curioso, che in molti ricordano: vi era un personaggio indimenticabile, mastro Gennarino "u coraràr", che vendeva dei particolari petardi di cartone i “trick-track” che venivano poi accesi al passaggio della statua della Madonna del Carmine. Un momento molto atteso, soprattutto tra i tanti ragazzini che partecipavano alla processione con gioia e convivialità. 

(Fonte foto archivio google)

Veronica Gradilone
Autore: Veronica Gradilone

26 anni. Laurea bis in Comunicazione e Tecnologie dell’Informazione. Mi piace raccontare le storie, non mi piace raccontare la mia