"Resistere" è l'ultima opera di Giuseppe Ferraro che ritorna sul fronte della prima guerra mondiale
La biblioteca diocesana ha ospitato la presentazione del libro dello storico e filosofo calabrese, organizzata dall'associazione "Idee in movimento" e dal gruppo "Amici dell'arte"
CORIGLIANO-ROSSANO - Si svolge nella Biblioteca Diocesana Santi Nilo e Bartolomeo, la presentazione del libro di Giuseppe Ferraro "RESISTERE- Trincea e prigionia negli archivi Barberio", organizzata dall'associazione "Idee in movimento" e dal gruppo "Amici dell'arte".
Sono passati due anni dal primo e originale appuntamento di questa presentazione, poi la pandemia ha fermato le lancette dell'orologio degli incontri culturali, ma è ormai ritornato il tempo di stare insieme. Così questo evento ha il sapore del riscatto, della doverosa rivincita contro il destino, col fascino delle parole in versi e della musica di un tempo, con la presenza degli alunni liceali che portano in sala il tema del futuro e con il professore Giuseppe Ferraro a riportare in primo piano la Storia.
Siamo tornati a respirare.
Nella Bibliotea Diocesana si respira aria di storia, perchè sotto i riflettori c'è "RESISTERE- Trincea e prigionia negli archivi Barbiero", l'opera firmata da Giuseppe Ferraro, che racconta, attraverso l'uso di fonti pubblice e private, l'esperienza del complesso mondo delle trincee e dei campi di prigionia durante la Prima guerra mondiale.
Giuseppe Ferraro, Professore di Storia e Filosofia, laureato con lode in Storia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università della Calabria, Deputato di storia patria per la Calabria, Presidente del Comitato provinciale di Cosenza dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, membro della commissione nazionale Didattica e scuola della Società italiana per lo studio della Storia contemporanea, è l'ospite della serata.
Sono cresciuto immerso nella Prima guerra mondiale, nonostante io sia del 1985. Ascoltavo sempre le storie di mio nonno, che di quella guerra era soldato, e raccontava di quando aveva passato tre giorni sotto i cadaveri; ho frequentato una scuola intitolata ad una medaglia d'oro al valore militare; ascoltavo le storie degli anziani che pensavo non fossero vere, ma che poi ho ritrovato nei miei studi e ho rivalutato.
Nasce tutto dalla curiosità di un bambino che ascolta le storie delle vite degli adulti e si chiede dove sta la verità. Questa è l'impronta che segna lo storico. La curiosità vissuta come moto all'azione che porta fino alla verità.
Grazie a questo approccio di vita e di studio, Giuseppe Ferraro confeziona una monografia che restituisce alla memoria collettiva una storia territoriale, creando però un ensemble con la storia nazionale. Le vite e i ricordi, che ritroviamo all'interno di "RESISTERE- Trincea e prigionia negli archivi Barbiero" sono il frutto di un accurato e preciso lavoro di ricerca, in cui le persone comuni ritornano ad essere protagoniste, all'interno di una situazione non comune. Ferraro riparte dal basso, da chi è oggetto e soggetto della storia, ma che di solito non viene nominato nei libri di testo.
L'autore si muove con attenzione e destrezza tra i diari di Bernardo Barberio, capitano nel 142° Reggimento fanteria Brigata Catanzaro, ed è proprio l'esperienza di Barbiero che lo porta ad affrontare le grandi tematiche della guerra e a raccontare le condizioni dei soldati sia in trincea, che durante la prigionia.
Durante la presentazione si alternano le lettura dell'opera ad intermezzi musicali a cura degli alunni Giuseppe Anania, Giovanni Berardi e Matteo Sammarro, che spaziano da La canzone del Piave fino ad arrivare a De Andrè.
Intervengono Samantha Tarantino, Achiropita Tina Morello, Giuseppe De Rosis, Donatella Novellis e arrivano anche i saluti dell'avv. Maurizio Minnicelli; i relatori sottolineano l'importanza del ruolo della donna che l'autore mette in luce; si pone l'accento sulle gesta della Brigata Catanzaro, di cui anche D'Annunzio decise di scrivere e vengono recitati i versi di Ungaretti, che di quella guerra non è un semplice spettatore.
Si sta davvero come d'autunno sugli alberi le foglie, in una guerra dove il fattore militare non è l'unico a fare la differenza. Come ricorda l'autore la Prima guerra mondiale è il momento in cui viene fuori la variabile psicologica.
La storia non è la ripetizione ciclica di eventi che si ripetono allo stesso modo, però sicuramente ha un valore formativo, per questo motivo lo storico, che non è un indovino, ha comunque il compito di capire e prevedere, dalle esperienze del passato, i pericoli del futuro.
E questo è ciò che più di tutto resta: l'importanza di prevedere i pericoli del futuro, facendo affidamento alla capacità di verificare le fonti, di intrecciare le informazioni, di ricercare la verità. In un mondo digitale, queste sono le skills che rendono il futuro desiderabile.