La Via Crucis dei "flagellanti": Corigliano, la tradizione, la passione e la pietà popolare - FOTO e VIDEO
Sono le 4 del mattino, è ancora buio ma nel centro storico di Corigliano c’è fermento, si sentono i passi affrettati delle persone che percorrono i vicoli che portano a Porta Librandi
CORIGLIANO-ROSSANO – Sono le 4 del mattino, è ancora buio ma nel centro storico di Corigliano c’è fermento, si sentono i passi affrettati delle persone che percorrono i vicoli che portano a Porta Librandi, direzione Santa Maria Maggiore, perché da questa splendida chiesa dell’anno 1000 d.C. partirà la Via Crucis del Venerdì Santo.
Nella stradina stretta, con gli archi, troviamo molta gente ad aspettare l’uscita di questa secolare processione. La banda cittadina suona nella chiesa per annunciare l’uscita del Cristo vivente che porta la Croce. Le varie chiese hanno i loro rappresentanti, vestiti ad hoc. I lunghi ceri nelle mani, i sai bianchi con il cappuccio, le donne della Congregazione della Madonna dei Sette dolori di Corigliano, vestite a lutto con la fascia blu.
Ci fa da guida Franco Oranges, priore della Congregazione. Tra i fedeli che sono in attesa, notiamo tanti giovani e poi, l’uscita del Cristo con la Croce sulle spalle, scalzo. Ora inizia il percorso per le stazioni, incantevole avvolto dalle prime luci dell’alba man mano che si prosegue. L’omelia del sacerdote, le stazioni, da Sant’Antonio e così via per tutto il centro storico.
Toccante l’arrivo all’antica chiesa di Sant’Anna, all’altezza dell’ospedale. Illuminata da candele e da luci soffuse, ricca di intarsi e reliquie secolari. Ed è proprio nel tratto tra questa chiesa ed il Calvario, che assistiamo ad uno dei momenti che più emoziona: le tre cadute del Cristo mentre porta la Croce e sale i gradini per arrivare alla piccola chiesetta che si erge al di sopra delle altre.
La gente si commuove e prega ad alta voce, in modo mesto. Il vento di tramontana gela i fedeli, che però continuano a seguire il percorso segnato dalla Croce. Corigliano ormai è sveglia, il sole illumina sempre di più il cielo, che segna la conclusione di questa liturgia che sembra ferma nel tempo, dopo due anni di stop dovuto al covid, la tradizione continua a sopravvivere.