Dalida la donna calabrese che conquistò tutti con la sua voce
Una donna che ha lasciato il segno nel mondo artistico internazionale nonostante il dolore per la perdita di Luigi Tenco
CORIGLIANO-ROSSANO – 8 marzo festa della donna, un giorno in cui tutto si colora di giallo, perché la mimosa, fiore per antonomasia simbolo di questa giornata, riempie tutti gli spazi in cui aleggia la presenza femminile.
La scelta della mimosa non è affatto casuale. Due le tradizioni legate a questo fiore che vede l’Australia come patria, la prima, inglese, associa questo fiore all’incendio del 1908 nella fabbrica Cotton & Cottons di New York, in cui persero la vita tante operaie e sembra che proprio nel cortile della fabbrica ci fosse un albero di mimose.
La seconda, di matrice squisitamente italiana, narra che nel 1946 l’Unione delle Donne Italiane (UDI), fece ricadere la scelta del fiore simbolo della donna proprio sulla mimosa, per mano di due femministe ex-partigiane Rita Montagna e Teresa Mattei.
In realtà la mimosa per via del suo sgargiante colore giallo e per la sua fioritura che anticipa di qualche settimana la primavera, in molte culture ha avuto sempre un significato di vitalità e gioia.
In questa giornata particolare, un omaggio è dovuto alle donne calabresi, già celebrate dall’Eco quelle con un grande fervore politico (leggi qui) in questo articolo ricorderemo una donna che ha segnato il panorama musicale internazionale in modo profondo.
Iolanda Cristina Gigliotti, in arte Dalida, è stata la prima donna a vincere il disco di platino per numero di copie vendute. Fine anni ’50, un periodo storico in cui si inizia l’onda di rottura con i vecchi clichè del passato in ogni contesto sociale, tra cui una libertà di costumi sdoganata da tabù e regole sociali dettate dalla tradizione.
Una vita intensa quella di Dalida, nata a Il Cairo nel 1933 da genitori calabresi, precisamente di Serrastretta, piccolo comune sito alle pendici della Sila. Nel 1954 vince il concorso di Miss Egitto che la lanciò nel mondo dello spettacolo internazionale, da comparsa in grandi produzioni cinematografiche alla vita parigina dove vinse il suo primo disco d’oro nel 1956. Una voce che le fece vincere il disco di platino nel 1964.
L’incontro con Luigi Tenco segnerà per sempre la sua esistenza. Insieme incidono il grande successo Bang Bang e nel 1967 partecipa a Sanremo con Ciao amore, ciao. Ed è proprio in questa circostanza che Dalida vivrà un’esperienza che le porterà una crisi depressiva da cui non uscirà mai più, la morte del suo compagno. Luigi Tenco viene rinvenuto senza vita nella camera dell’hotel Savoy in cui alloggiava per via della kermesse musicale sanremese. Fu proprio Dalida a trovare il cadavere, anche se aleggia il mistero su questo caso in quanto, pare che fu invece Lucio Dalla a rinvenire il corpo di Tenco senza vita, ma questa è un’altra storia.
La cantante di origine calabrese non si riprese mai dallo shock e mai raccontò integralmente cosa accadde quella notte a Sanremo, ma continuò la sua carriera musicale ricevendo riconoscimenti prestigiosi, persino dal Presidente De Gaulle.
Nel 1986 in viaggio al Il Cairo, Dalida però cede il passo alla depressione che ormai la insegue da anni, ingerendo una dose di barbiturici letale.
Molto altro ci sarebbe da raccontare di questa artista cosmopolita, poliedrica e appassionata, ma di lei vogliamo esaltare proprio queste qualità per omaggiare le donne calabresi: combattive e piene di passione, intense e molto sensibili in ogni sfumatura del loro essere.