Tarsia: presentato il libro “Sangue del mio sangue”
Commozione e applausi per l’iniziativa promossa dall’associazione “Le Vanesse dell’ortica”
TARSIA - In occasione della festa della mamma, domenica 9 maggio, l’Associazione “Le Vanesse dell'Ortica” ha organizzato, con il patrocinio del comune, un incontro per ricordare quelle mamme che non ci sono più a causa della violenza dei loro uomini che avrebbero dovuto amarle e proteggerle ed invece hanno deciso diversamente del loro destino.
È stata Piazza San Francesco ad ospitare l’incontro e sulla quale è stato impresso il ricordo di chi non c’è più ma anche di coloro che, vittime secondarie di quella violenza, rimangono. “L’infanzia che non vorremmo” è stato infatti il titolo scelto dall’Associazione e che ha voluto donare alla comunità un’opera in ferro battuto, realizzata da un artigiano locale, che rappresentata una bambina in ricordo di tutti quegli orfani speciali che restano. Accanto, anche, una panchina rossa omaggiata dal Briko Center Bike di Tarsia. Nell’occasione è stato presentato “Sangue del mio Sangue”, Falco Editore, il libro sulla più grande strage familiare d’Italia: la “Strage di Buonvicino”, piccolo borgo pedemontano della provincia di Cosenza. Era il 19 novembre 1996 quando caddero sotto 23 colpi di pistola 6 persone, tra cui una bimba di 11 anni, Fabiana. Scritto a quattro mani fornisce due chiavi di lettura quella dello psicanalista, criminologo Sergio Caruso e della testimone diretta e giornalista Fabrizia Arcuri. Nel primo caso il testo ha l'intento di analizzare attraverso concetti scientifici ed etici la casistica di un fenomeno sempre più crescente definito “Family Mass Murderer” e rappresenta anche un chiaro invito alla prevenzione.
Nel secondo caso, vi è una sorta di autobiografia del dolore e dell'aspetto introspettivo delle cosiddette vittime secondarie, di cui nessuno parla o si ricorda. Il libro rappresenta anche una battaglia aperta nei confronti delle Istituzioni e dello Stato su quest'ultimo aspetto; i due superstiti non hanno ricevuto nessun tipo di risarcimento. Dopo 25 anni è la prima volta che si parla della strage e a farlo anche uno dei due superstiti con una testimoninza diretta, Marco Benvenuto, che allora aveva 3 anni. Un racconto che ha lasciato nei partecipanti molta commozione, soprattutto al pensiero della piccola vittima e dei superstiti dimenticati dallo Stato. Il libro rappresenta anche una battaglia aperta nei confronti delle Istituzioni su quest'ultimo aspetto; i due superstiti non hanno ricevuto nessun tipo di risarcimento né economico, né morale o di assistenza post trauma.
La manifestazione è stata fortemente voluta dall’Associazione e patrocinata dall’amministrazione comunale, presenti il sindaco Roberto Ameruso, il quale ha dichiarato: “Una cittadina che sta offrendo molte occasioni d’incontro, dove l’associazionismo è un elemento caratterizzante e attraverso momenti come questi, riconoscendo i meriti a chi ha organizzato la giornata, diventano veicoli di messaggi importanti in nome della socialità e in questo caso della prevenzione”; e il vicesindaco Cristian Barone che così si è espresso: “Ho sempre creduto nel valore profondo che abita il cuore del volontariato. La forza dell'associazionismo può determinare un cambiamento nelle abitudini sociali e comportamentali di ognuno di noi. Oggi, devo dire che è stata una giornata carica di significati che hanno lasciato un segno indelebile nella profondità del mio animo ma come credo in tutti. Nell'ascoltare il triste e straziante racconto di Buonvicino grazie alla testimonianza dei due autori ho ripercorso il dolore che colpisce e subisce chi perde una Mamma”.
Grande soddisfazione è stata espressa dalla Presidente Daniela Signoretti: “È stata una giornata carica di emozioni il racconto di questa tragica storia e l’analisi tecnico scientifico del Dott. Caruso hanno offerto molti spunti di riflessione e smosso le coscienze, il nostro obiettivo era proprio questo. Sono ancora troppe le donne vittime di violenza, per questo è necessario non smettere di parlarne e accendere i riflettori sulle tante vittime dei reati violenti. Dobbiamo iniziare quel percorso che porta ad una vera e propria rivoluzione culturale perché storie così non accadano più”.