Parco archeologico di Sibari: ora (forse) si fa sul serio. Nominato un Cda “strategico”
Dopo l’autonomia gestionale avvenuta nei mesi scorsi, il ministro Franceschini ha nominato il nuovo Consiglio di amministrazione del Parco: dentro ci sono Amarelli, Cipparrone e D’Adamo
SIBARI – Forse, ora, c’è una strategia seria per salvare non solo il Parco Archeologico di Sibari ma l’intero sistema di emergenze artistiche, storiche e monumentali del comprensorio ionico della Calabria del nord est.
Dopo anni di abbandono, mancato sviluppo e tentati programmi di rilancio di una delle aree archeologiche (con annessa zona museale) più importanti del Mediterraneo, oggi finalmente si è pensato a dare organizzazione, risorse e idee per dare propulsione al decollo del più importante ed emblematico “valore inespresso” del territorio.
A far questo ci ha pensato il Governo Conte e, in particolare, il ministro del Beni culturali, Dario Franceschini, e il sottosegretario Anna Laura Orrico con due azioni importanti, strategiche. La prima, aver garantito l’autonomia gestionale del Parco archeologico. Questo significa che il sito avrà un suo management e non sarà più legato a filo doppio ad altri uffici superiori. La seconda, avergli dato – appunto – un management. E che management, verrebbe da dire.
Nei giorni scorsi, infatti, il MiBaCT ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione del Parco archeologico della Sibaritide. Ad affiancare il direttore del Museo e del Parco Archeologico di Sibari, Filippo Demma, che presiederà il cda, saranno: Fortunato Amarelli, presidente di Confindustria Cosenza e presidente di un’azienda calabrese d’eccellenza qual è la storica fabbrica di liquirizia Amarelli di Corigliano-Rossano; Anna Cipparrone, storica dell’arte, docente universitaria che ha collaborato più volte anche con la Provincia di Cosenza e Vito D’Adamo, alto funzionario del Mibact, stretto collaboratore del Ministro, di origini lucane e innamorato dell’arte e della Calabria. Insomma un cda dove ci sono dentro grandissime competenze storico-artistiche-culturali, ci sono eccellenti doti manageriali, promozionali e comunicative, c’è la capacità di attingere a fondi.
Ovviamente queste sono tutte splendide premesse, sperando che non ci siano intoppi, che non prevalga l’irresistibile nevrosi calabrese di non sapere tradurre in azione ciò che è in potenza. Certamente, considerato lo spessore delle personalità in campo c’è da essere ottimisti e speranzosi. Perché dalla buona riuscita di questa “operazione rilancio” può dipendere lo sviluppo economico e turistico dell’intera Sibaritide.
Con un’azione di marketing, forte e degna di questo nome, su un patrimonio universale come il Parco archeologico di Sibari c’è speranza per un più florido e duraturo mercato crocieristico. C’è speranza affinché la costa di Sibari, da Sinni al Nicà, possa sviluppare e vedere crescere il mercato turistico vacanziero estivo. C’è speranza che l’innumerevole patrimonio artistico, culturale e paesaggistico della Sibaritide (dal Codex al castello di Corigliano-Rossano, dai parchi archeologici di Broglio e Castiglione di Paludi, dai boschi della Sila greca al monastero della Madonna delle Armi) possa essere messo in rete e promosso “simultaneamente” sui mercati internazionali del turismo. C’è speranza che questo angolo della Calabria, rimasto – paradossalmente – con infrastrutture tra le più arretrate d’Europa possa finalmente decollare.
E che possa farlo con l’impegno dei privati. Perché è innanzitutto interesse loro che questo territorio abbia una capacità contrattuale e di mercato più vantaggiosa rispetto a quella attuale. C’è speranza. Ed è, per una volta, una speranza motivata.