Margherita Corrado (M5S Senato) sul carro d'oro di Fara in Sabina
La Senatrice Margherita Corrado del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle, della Commissione Cultura e archeologa lamenta la restituzione all'Italia la restituzione del corredo funerario del "Principe Eretum", oggi Fara in Sabina comune laziale in provincia di Rieti.
ROMA - La Senatrice Margherita Corrado del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle, della Commissione Cultura, nonché archeologa lamenta la restituzione all’Italia del corredo funerario del "principe di Eretum", oggi Fara in Sabina comune laziale in provincia di Rieti.
In un comunicato La Senatrice Margherita Corrado del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle, della Commissione Cultura, nonché archeologa lamenta quanto segue: «Sono già trascorsi tre anni dalla restituzione all'Italia, da parte della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen, del favoloso veicolo e di quanto altro resta del corredo funerario del "principe di Eretum" (oggi Fara in Sabina), scavato illegalmente anni fa da tombaroli sventrando la tomba XI della necropoli di Colle del forno, in agro di Montelibretti (RM).
Dopo aver fatto tappa alla mostra di Firenze, "La Tutela tricolore - I custodi dell'identità culturale" (dicembre 2016 - febbraio 2017), e poi a quella di Montecitorio, "Testimoni di Civiltà" (24 gennaio - 28 febbraio), esibito gioco forza come una sorta di trofeo più che per il suo valore culturale, in omaggio al meritorio impegno del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC) per riportarlo in patria, nessun allestimento d' impronta finalmente scientifica è stato realizzato, benché Fara in Sabina lo rivendichi perla propria sede museale e Museo Nazionale Romano-Terme di Diocleziano, dove pare che carro sia attualmente in restauro, non manchi di spazio e giustificazioni per esporlo. Ho chiesto, perciò, al ministro Franceschini, che nel 2016 orgogliosamente annunciò l'imminente rientro del "carro d'oro", di voler rassicurare quanti attendono da tempo che lo straordinario apprestamento funebre "principe" sabino abbia a Roma la visibilità nazionale che merita, prima di restituirlo al contesto territoriale di origine.
Non è opportuno – continua - del resto (pur essendo intuitivo che la pandemia in atto ha accentuato le difficoltà precedenti), prestare fianco o addirittura avallare con i fatti la più ricorrente delle contestazioni che ci vengono mosse dai musei stranieri costretti a restituire all'Italia beni culturali illecitamente esportati, cioè che il Paese non sia in grado, per mancanza di capacità e/o di volontà, di valorizzare i capolavori ritornati in patria in esito a lunghissime, contrastate e dispendiose istruttorie internazionali».