Maria Sestina Arcuri venne uccisa dal fidanzato, oggi condannato a 22 anni di carcere
In appello ribaltata la sentenza della Corte d’assise di Viterbo che aveva assolto l’ex pugile romano Landolfi dall’accusa dell'omicidio della giovane fidanzata originaria di Nocara
VITERBO - La giustizia ha fatto il suo corso e su quello che all'inizio sembrava un omicidio avvolto dal mistero oggi i magistrati hanno fatto piena chiarezza: la morte della giovane calabrese Maria Sestina Arcuri, originaria di Nocara, piccolo centro del Pollino jonico, è avvenuta nel febbraio 2019 a Ronciglione (Viterbo), è stata un femminicidio.
Lo ha stabilito la Corte d’appello che ha condannato a 22 anni di carcere il fidanzato, ribaltando completamente la sentenza della Corte d’Assise di Viterbo che lo scorso luglio aveva assolto Andrea Landolfi, ex pugile romano, dall’accusa di omicidio.
L’appello era stato presentato dalla Procura per la sentenza di assoluzione e dalla difesa, avvocati Serena Gasperini e Daniele Fabrizi, per la condanna di lesioni.
Maria Sestina Arcuri, originaria di Nocara, morì tra il 3 e il 4 febbraio del 2019 dopo una fatale caduta dalle scale della casa della nonna di Landolfi a Ronciglione. Per la pubblica accusa il fidanzato dopo una lite l’avrebbe volontariamente lanciata dal parapetto delle scale facendole violentemente sbattere la testa e la schiena.