Corigliano Rossano deve iniziare a fare sul serio e portare al centro la bellezza e la cultura della sua storia e della sua terra
DI JOSEF PLATAROTA I tempi sono maturi per aprire lo scrigno di Corigliano Rossano? Sentendo l’aria che si respira in città forse sì. L’informazione, nella versione pedagogica ha l’obbligo di accompagnare i movimenti sussultori che vengono dalla gente, che discendono dal mondo dei sentimenti e dei riscatti, diventando pungolo e ricordando che da grandi poteri plebiscitari derivano grandi responsabilità.
QUESTO POSTO NON DEVE MORIRE Lo scrigno da aprire con la consapevolezza. La certezza di vivere in un luogo in cui i primi coloni greci, annunciando terra ferma, si trovarono di fronte l’Olimpo orizzontale: non era ultraterreno; esisteva e si estendeva da Sibari e dal Crati e giungeva fino a Crotone e all’Esaro, plasmando il mondo. Grazie all’autonomia (
Legge537/1993, ripresa nella Legge 59 del 15 Marzo 1997) lo si può insegnare già dalle elementari. Questo perché la cultura è stata imbrigliata dalla intellighenzia nostrana e va ringiovanita il prima possibile, guardando alle prossime generazioni. Consapevolezza significa che
Corigliano è Ausonica ed è un muro e barriera fatta di case e Castello. Rossano è Bizantina e capitale di possedimenti imperiali. Tutti gli stati toccati da Costantinopoli e dalla sua cultura hanno nelle bandiere l’aquila bicipite simbolo massimo dell’Impero. Rossano oltre alla nomenclatura non conserva nulla di spirito e di vanto, se non le velleità e le voluttà. Consapevoli di avere una Storia Coriglianorossanese e consapevolezza che senza di essa non c’è progresso e non nascono idee: financo i bilanci, ne sono sottomessi.
IL MIO ACCENTO SI DEVE SENTIRE Se dobbiamo parlare di turismo dobbiamo parlare di cultura. La cultura si traduce in museologia, discorsi sui musei. Questa terra ha l’imbarazzo della scelta: dalla bizantinità, dai vichinghi che divennero Normanni, dalla Grecia alla romanità, all’agricoltura rurale, alle clementine, alla nobiltà, al brigantaggio.
Noi siamo la terza città della Calabria, ma tra le prime al mondo che può insegnare tutto. C’è anche chi, in questi giorni, sta proponendo il Museo del Cinema, il quale sarebbe l’unico esemplare Calabrese. Storpiando Majakóvskij: “
non ti chiudere nella tue stanze bellezza ma apri le tue porte”.
Allora l’Amministrazione dovrà aprire tutto:
dalle chiese dei due centri storici, alla Torre Sant’Angelo affinché, grazie alla sicura sensibilità dei nuovi affidatari, possa tornare alle mostre, rendendo gli artisti dolcissimi tiranni di questo luogo dimenticato. Ripartire dai centri storici sempre con arte e bellezza. La street art sta spopolando ovunque. I muri di quartieri abbandonati possono tornare ad avere luci con centinaia di opere che raccontano noi stessi, le nostre radici, i nostri spergiuri, imprecazioni e tradizioni.
Lungimiranza, non studi sullo spazio-tempo. Infine, perché sempre di consapevolezza si parla, arrivare alla conclusione che il Castello e il Codex sono la ciliegina e non sono e non saranno mai la torta. Lo sono i centri storici e la natura marina, collinare e montana. La Rivoluzione è un concetto bellissimo se non si ferma e migliora le cose, anche noi stessi. Se non ora quando?
Perché anche nu juorno buon se non vissuto come si deve può diventare un anonimo giorno sparuto nella memoria. [gallery ids="86457,86458"]