L'EDITORIALE DI MATTEO LAURIA Commissione antimafia, gli 007 prefettizi scrutano tra gli armadi dei comuni di Cassano e di Corigliano. Al fine di accertare se vi siano concreti, univoci e rilevanti elementi circa l’ipotesi di collegamenti diretti e/o indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso. Nonché su forme di condizionamento degli stessi. Atto, questo, che si configura di tipo “amministrativo”. Il tutto allo scopo di verificare se sussistano le condizioni per un eventuale scioglimento anticipato degli organismi ordinari (Sindaco, giunta, consiglio). La città delle Terme nel lontano 2000 ebbe modo già di subire l’insediamento della commissione. Senza poi procedere allo scioglimento. Il centro ausonico invece nel 2010 subì la grave onta dello scioglimento anticipato. A Cassano si presuppongono forme di contiguità, di cui ha ampiamente parlato il sen. Nicola Morra (M5s). Dal quale il sindaco Gianni Papasso ha preso le distanze promuovendo persino un atto di querela nei suoi confronti.
COMMISSIONE ANTIMAFIA, GLI ITER DEI PASSATI COMMISSARIAMENTI
La vicenda parte dall’ex presidente del consiglio comunale imparentato con una ditta che subiva una interdittiva antimafia. A Corigliano invece, si va avanti a botta di supposizioni. Contrariamente a quanto avveniva nel 2010 il cui allora Prefetto diede vita all’insediamento della commissione d’accesso sulla base della nota operazione antimafia “Santa Tecla”. Dalle cui tesi si palesavano forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata. A tal punto da “compromettere la libera determinazione e l'imparzialità degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione e il funzionamento dei servizi. Con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica”. A luglio 2010 parte l’ordinanza del Gip di Catanzaro. Che incastra 67 soggetti coinvolti nella rete. A settembre dello stesso anno il Prefetto di Cosenza nomina la commissione d’accesso. I cui componenti trasmettevano successivamente le risultanze alla massima autorità di governo provinciale. Unitamente al comitato per la sicurezza pubblica, al procuratore capo della distrettuale antimafia, e all’ex procura di Rossano.
PROSSIMA NUOVA OPERAZIONE O SOLO ACCERTAMENTI AMMINISTRATIVI?
All’epoca la commissione d’indagine prese spunto dalla documentazione trasmessa dalla Dda di Catanzaro. Nonché da quella fornita dal gruppo investigazione della criminalità organizzata della Guardia di Finanza. Poi l’invio della relazione al ministero dell’Interno e a seguire lo scioglimento. In quelle pagine, già allora, gli organi di Stato rilevavano che parte della componente politica era “gravata da precedenti penali. Pregiudizi rilevati peraltro anche nei confronti di funzionari e dipendenti dell’ente locale. Alcuni dei quali ritenuti organici o contigui alla malavita”. Dunque gli organi di Stato nutrono gravi sospetti sulla burocrazia comunale sin dal 2009. Da allora ad oggi cosa all’interno della macchina comunale cosa è cambiato? Davvero poco! Vi è un troncone di dipendenti accusati di abuso d’ufficio. Nell’ambito del processo da poco iniziato a Castrovillari che vede come principale imputata l’ex sindaco Pasqualina Straface di concorso esterno in associazione mafiosa. Due sono le ipotesi a questo punto. O vi è un’indagine in corso della Dda, con nuovi elementi, per cui è da ritenere prossima l’esecuzione di provvedimenti. O si vuol dare continuità alla fase di accertamento di verifiche avviate nel 2010 in ordine alla condotta della burocrazia comunale. Al momento, si ha la sensazione, radicata nella comunità, che a pagare per tutti siano stati la sola Pasqualina Straface e la sua famiglia. Almeno alla data di oggi. Con un prezzo, alto, molto alto: isolamento umano, economico e vite perse.