Come una riserva indiana. Passano gli anni, cambiano gli uomini, le parole e le circostanze ma le care (?) e vecchie abitudini all’ombra del palazzo municipale (oggi del grande palazzo municipale) di Corigliano-Rossano sembrano davvero non avere tramonto. Sono dure a morire, anche se in sella al municipio salgono un’Amministrazione e un sindaco che hanno fatto del cambiamento un vessillo inalienabile. Questo, almeno, leggendo quello che dicono e scrivono alcuni cittadini, vicini e lontani, che probabilmente un po’ di delusione per come stanno andando le cose, rispetto a come invece dovevano andare, la stanno provando. E non parliamo di antagonisti. Anzi. È gente comune, sono professionisti quelli che oggi hanno “qualcosa da (ri)dire” rispetto all’avanzata politica del governo Stasi. E tra questi, c’è anche l’ingegnere Nilo Domanico, un figlio della diaspora che ha trovato fortuna lontano da casa, tra gli Emiri d’oriente, che ne hanno subito captato le sue qualità e lo hanno messo a capo del Settore lavori pubblici del Ministero degli Affari reali dell’Oman. E – se non bastasse – è anche direttore dei lavori dell’Oman Botanic Garden, il più grande orto botanico al mondo nel mezzo del deserto: un’opera da 312milioni di euro che vale tutto quello che ha raccontato sulla sua pagina facebook e che riportiamo in forma sintetica. Già, perché l’ingegnere – che noi avevamo incontrato già qualche settimana fa per discutere della cosiddetta acqua “gravitazionale”- svela qualcosa di inedito che tutti da tempo sussurravano ma che nessuno aveva detto. Stiamo parlando del bando di selezione per un Dirigente del settore Lavori pubblici a tempo determinato nel Comune di Corigliano-Rossano e dei risvolti che esso ha avuto. Un bando che sembrava essere stato dipinto proprio addosso a Domanico per le tante e specifiche caratteristiche che venivano richieste. «In pratica – scrive il direttore dell’OBG sul suo profilo Facebook dalla lontana penisola arabica - sono anni che qui in Oman faccio le stesse cose richieste dal bando di Corigliano Rossano, in una struttura ben più articolata e complessa di quella di un Comune». E l’ingegnere, che tra turbanti e petrodollari, è diventato una vera e propria star, senza colpo ferire, ricorda proprio come il mega appalto di 312 milioni di euro dell’Oman Botanic Garden prevedeva una griglia basata su parametri tecnici e finanziari ed un modello organizzativo molto complesso. Insomma un megaprogetto degno dei programmi che vanno in onda su DiscoveryChannel con delle competenze specifiche «che – ricorda l’ingegnere corirossanese - sono quelle tipiche di un Dirigente, ed erano i requisiti del bando di Corigliano Rossano, oltre anche al requisito della conoscenza della lingua inglese, che parlo quotidianamente da 20 anni a questa parte». «Allora – racconta Domanico - ho accettato di partecipare, magari per cancellare la macchia dell'incivile barbarie di 20 anni prima (Domanico partecipò nel 2002-2003 ad un simile concorso indetto dall’allora Comune di Corigliano), quando il requisito occulto ma necessario per vincere un concorso non era la preparazione o il curriculum, bensì il luogo geografico di nascita e il dialetto che si parlava. Mi sono detto, ma sì, forse le cose sono davvero cambiate, forse la “meritocrazia”, tanto strombazzata dai palchi elettorali, stavolta verrà applicata per davvero e la selezione avverrà alla luce del sole, con una valutazione trasparente dei requisiti dei candidati». Ed invece succede quello che non ti aspetti da un’Amministrazione comunale e da un sistema Comune che con le elezioni del 2019 sembrava dovesse cambiare passo. E invece no. Scopri, scopri – per quanto racconta Domanico – non solo non è cambiato nulla ma di male si è passati al peggio. Perché rispetto a 20 anni fa le cose non solo non sono mutate ma le stesse «polemiche da “gafio”» hanno trovato vigore nonostante Corigliano e Rossano siano diventate un’unica grande città. E infatti, pare che nella scelta del professionista corirossanese alla guida del settore Lavori pubblici ci sia stata anche ora il veto dell’area coriglianese. Cose da pazzi! Cose assurde, perché a detta di alcuni illustri esponenti dell’Amministrazione comunale quel posto dovrebbe andare - indovinate un po’ – proprio ad un coriglianese. E questo in base a non meglio specificati algoritmi di “divisione” politica. Cioè, lasciamo per strada (si fa per dire) un tecnico dalle conclamate capacità, che aveva deciso di tornare in patria per mettersi a servizio della sua gente, per fare cosa? Per fomentare il sentimento del campanile. E al netto della polemica (condivisibile) innescata da Domanico, il vero problema è proprio quello della visione di città unica. L’esecutivo in carica ne ha una? Le perplessità che da tempo si palpano in città, soprattutto in quella parte di città che ha creduto nella fusione e che oggi per forza di cose sembra avere dei ripensamenti, purtroppo continuano ad essere fomentate da una classe di governo che proprio non ne vuole sapere di creare un’entità istituzionale unica, che preservi le identità culturali dei due estinti comuni e che allo stesso tempo sappia creare la nuova conformazione di grande città. Corigliano-Rossano oggi sembra essere amministrata, senza timore di smentita (basta farsi un giro tra la gente per percepirlo), come una riserva indiana (con tutti i dovuti onori agli indiani per la loro storia) dove i capi tribù a cadenza periodica si incontrano per spartirsi lo scalpo e la battuta di caccia. Nulla di più. Ecco perché, oggi, è forte il sentimento antifusionista. Ma, del resto, la maggioranza che oggi regge le sorti dell’esecutivo civico è composta per lo più da esponenti che questo progetto lo hanno avversato da sempre.