di MARTINA FORCINITI Il bullismo è la malattia del 21° secolo. Può spezzare irrimediabilmente un sorriso nel tempo di uno schiaffo al volto. Di un coltello puntato alla gola. All’ombra di modi e atteggiamenti che comunicano squallore, povertà di spirito, spreco di una vita a tratti desolata. E anche qui, nella nostra Rossano, c’è chi sta vivendo il suo silenzioso dramma. Una studentessa di 15 anni che oggi si sente senza via di scampo. Chiamiamola emergenza sociale, chiamiamolo divertimento perverso senza vincitori, ma è sempre più difficile chiedere aiuto. Fare affidamento sugli obblighi morali di chi vede, sa. Ma non reagisce.
C'E' CHI HA LIQUIDATO I GESTI COME "RAGAZZATE"
Perché la famiglia della giovane, che si è vista puntare un coltello alla gola da un’altra studentessa diciassettenne con le sue amiche di “clan” per non aver fatto copiare i compiti, si è appellata alla dirigenza scolastica. Ha chiesto aiuto e protezione. Sperava nell’organizzazione della scuola e nella sensibilità della dirigenza. Fatto sta che alcuni giorni dopo altre coetanee si sono sentite legittimate ad esercitare nuova violenza. E all’interno della scuola l’hanno bersagliata di calci e schiaffi. Nella nota stampa di denuncia che abbiamo ricevuto si legge che “tra i docenti che erano a conoscenza di questi episodi, si è aperto un dibattito. Tra chi, sin da subito, ha ritenuto l’accaduto come un fatto grave. Che doveva essere denunciato. E coloro che hanno liquidato l’accaduto come una serie di “ragazzate”, senza alcun bisogno di intervenire.
AVVIATA INDAGINE E PREDISPOSTO SEMINARIO SUL BULLISMO
Una situazione intollerabile che ancora oggi continua ad andare avanti, in un clima di omertà. Rotto dalla richiesta di aiuto da parte della vittima e da qualche docente. Che si è subito mobilitato a frenare gli atti persecutori. Parlandone con gli aggressori, che immancabilmente hanno più volte cambiato il racconto dei fatti. Dopo la minaccia di denunciare l’istituzione scolastica, da parte dei genitori della vittima, il dirigente scolastico ha deciso di avviare un’indagine mirata. Convocando i genitori delle ragazze bulle. L'intervento preventivo consisterà nell’allontanare gli aggressori dalla scuola per periodi da stabilire. Di aumentare il controllo all’interno della stessa e di apportare strumenti di videosorveglianza nei corridoi della scuola. E, infine, di avviare un seminario sul “bullismo” che vedrà coinvolti anche altri temi di forte attualità”. L'indifferenza potrà anche essere una comoda scappatoia. Ma non costituirà mai un alibi. Nella consapevolezza che, mai come in questi casi, le parole chiave che fanno da contraltare alla paura e alla vergogna sono fiducia, coraggio, coscienza. E soprattutto denuncia di quel cantone buio in cui si nascondono i bulli, gli omofobi, i razzisti. Tutti figli di quella maledettissima bestia chiamata pregiudizio.