di DAMIANO MONTESANTO I sindaci del Basso Jonio cosentino hanno formato un Comitato permanente al fine di promuovere unitariamente ogni azione e iniziativa utile allo sviluppo economico, sociale, culturale e politico dello stesso territorio, ivi compresa l’Unione dei Comuni del Basso Jonio cosentino, previa verifica dei presupposti tecnici, giuridici e politici e previo coinvolgimento pienamente partecipativo dei rispettivi consigli comunali. È questa la parte finale del documento sottoscritto dai sindaci di Bocchigliero, Calopezzati, Caloveto, Campana, Cariati, Cropalati, Crosia, Longobucco, Mandatoriccio, Paludi, Pietrapaola, Scala Coeli, Terravecchia riunitisi qualche settimana fa nella delegazione municipale di Mirto Crosia.
Hanno capito, i sindaci, che l’unità fa la forza e che il particolarismo e il campanilismo esasperato non portano da nessuna parte, soprattutto in un momento come questo, caratterizzato da una profonda crisi, che si scarica in modo particolare sui comuni. C’è da capire, però, se veramente l’ unione a cui fanno riferimento i sindaci sia proprio quella propugnata dalla legge Delrio, o una vaga aspirazione contraddetta da comportamenti quotidiani, che allontanano tra loro le amministrazioni che a parole dicono di voler collaborare. Per andare nel concreto, se il comune di Cariati non fa la raccolta differenziata ed altri, come Mandatoriccio, la fanno, come può questo servizio essere gestito in maniera unitaria? Come si fa ad avere un ufficio tecnico in ogni Comune se si parla di Unione? Perché non ci si impegna a creare una centrale unica per i contratti di appalto? La stessa cosa si potrebbe dire di altri servizi e funzioni che caratterizzano la vita amministrativa di tutti i comuni, al di là della loro dimensione territoriale o anagrafica. L’Unione tra più comuni dovrebbe servire a garantire migliore qualità dei servizi ad un costo più contenuto per gli utenti, a predisporre piani e progetti rivolti all’intero territorio dell’Unione e alla sua valorizzazione. Così si esaltano le peculiarità identitarie e trasformarle in momenti di ricchezza culturale e rilancio economico, intercettando finanziamenti regionali, nazionali ed europei. Per non parlare della fusione tra comuni, che in alcuni casi è la sola via di sopravvivenza di realtà, altrimenti condannate all’estinzione, per l’insopportabile costo dell’apparato burocratico-amministrativo e dell’erogazione dei servizi.
Se la convinzione dei primi cittadini del territorio del Basso Jonio è questa, bisogna sostanziarla di comportamenti diretti a rimuovere gli ostacoli, creando le condizioni per passare dalle parole ai fatti, facendo qualche atto deliberativo in più, su un problema specifico, e qualche convegno o riunione in meno. Perché quando ci si limita alle parole e agli auspici, non si riscontrano voci dissonanti o fuori dal coro; quando però bisogna passare ai fatti, riemergono i distinguo, le peculiarità, i particolarismi, che sono il male endemico del nostro territorio e fanno la fortuna di tanti politicanti, interessati più alle prebende e ai privilegi, che discendono dalla carica, che agli impegni che ne derivano, come la soluzione dei problemi del territorio.
La sensazione che si coglie è che molti sindaci siano innamorati della fascia tricolore e del potere che rappresenta e interpretino qualsiasi forma di compartecipazione o cogestione del potere, come una diminuzione delle proprie prerogative. È questo il vero ostacolo da superare, se si vuole effettivamente intervenire in modo positivo e incisivo sul territorio, ed evitare lo spopolamento e l’abbandono, non solo dei centri storici, ma anche delle marine, condannate ad una grama sopravvivenza, senza prospettiva di crescita civile ed economica. Anche se le condizioni meteorologiche non sono confortanti, l’estate alle nostre latitudini è già alle porte e ogni amministrazione comincia a pensare al proprio calendario delle manifestazioni e degli eventi da programmare. Perché i Comuni del Basso Jonio non provano a fare un unico calendario delle manifestazioni? Sarebbe già un passo, piccolo per quanto si vuole, nella giusta direzione. Ma lo faranno?
VALLE DEL TRIONTO. Da qualche tempo è in discussione la proposta di Unione avanzata tra i comuni della Valle del Trionto. Quando si parla di Unione di Comuni o di fusione, si sente quasi sempre la necessità, da parte di qualche amministratore del Basso Jonio, di specificare ulteriormente l’area di provenienza, ricadente nella valle del Nicà (Cariati) o del Trionto (Mirto-Crosia). A proposito di quest’ultima, al di là di qualche affermazione da parte di alcuni sindaci, allo stato non sembra esistere alcun discorso concreto o dibattito che ne possa prefigurare un eventuale sviluppo. Questa che è al momento solo un’idea, ovviamente, non fa venire meno quella dell’Unione dei Comuni del Basso Jonio. Certo è, però, che potrebbe quotarne al ribasso le azioni se la Valle del Trionto dovesse concretizzarsi. Qualche protagonista in più arricchisce, naturalmente, il dibattito, ma indebolisce l’Unione.