Anffas celebra la "Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità"
«Occorre ripartire, con la consapevolezza che una comunità inclusiva non è un traguardo, ma un percorso continuo che richiede responsabilità condivisa e scelte concrete»
CORIGLIANO-ROSSANO - La Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità rappresenta ogni anno un punto fermo per misurare quanto una comunità sia realmente capace di includere, sostenere e valorizzare tutte le persone. Il tema scelto quest’anno, richiama un principio essenziale: non esiste sviluppo autentico se non è costruito a partire dai diritti, dai bisogni e dalle aspirazioni delle persone.
La persona al centro ancora una volta e non solo in termini di benessere individuale ma come chiave di volta per l’intero progresso sociale, un concetto che da sempre portiamo avanti come Anffas e che deve divenire elemento fondante di una nuova società globale che riesca a vedere le persone con disabilità per ciò che sono: Persone”,
Mettere la persona al centro non è uno slogan, ma un impegno concreto che attraversa politiche pubbliche, servizi, comunità educanti e reti sociali. Significa ripensare modelli organizzativi, culturali e relazionali affinché ogni cittadino possa partecipare alla vita sociale senza barriere, discriminazioni o trattamenti diseguali. Significa adottare in modo pieno e non formale i principi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che invita gli Stati, le istituzioni e la società civile a garantire pari opportunità, autodeterminazione e accessibilità universale.
Anffas opera quotidianamente per migliorare la qualità di vita di giovani e adulti con disabilità intellettiva e fisica, costruendo percorsi personalizzati fondati sul modello biopsicosociale. Alle famiglie viene offerto un supporto competente e rispettoso, mentre il territorio viene stimolato a riconoscere la ricchezza che nasce dalla presenza attiva e dalla partecipazione delle persone con disabilità.
Il progresso sociale, richiamato dal tema della Giornata, non può esistere senza un cambiamento culturale stabile: passare dall’assistenza alla piena cittadinanza, dall’inclusione episodica a quella strutturale, dai servizi isolati a un sistema integrato capace di valorizzare competenze, autonomie e desideri. Servono investimenti, programmazione lungimirante, formazione continua degli operatori e il coinvolgimento diretto delle persone con disabilità nei processi decisionali che le riguardano.
La ricorrenza del 3 dicembre rappresenta quindi un’occasione utile per valutare ciò che è stato fatto e, soprattutto, ciò che ancora serve. L’obiettivo finale rimane invariato: una società che non solo riconosca i diritti, ma che li renda effettivi quotidianamente. Una società che non consideri la disabilità un limite, ma una dimensione della diversità umana. Una società in cui il progresso non sia misurato solo in cifre, ma nella possibilità reale per ogni persona di vivere, partecipare e contribuire al bene comune.
Da qui occorre ripartire, con la consapevolezza che una comunità inclusiva non è un traguardo, ma un percorso continuo che richiede responsabilità condivisa e scelte concrete.