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Quella strada o si mette in sicurezza (ed è impossibile) o si chiude

3 minuti di lettura

MANDATORICCIO – Ci troviamo a Cipodero, una collina argillosa alle pendici della Sila Greca, un vero e proprio calanco che sembra essere stato scaraventato dalla luna sulla terra: bianco e brullo. Da qui passa una strada che da oltre un secolo permette di accorciare le distanze ed è a servizio delle terre, dei latifondi.

Nata per carri e mezzi agricoli, negli anni '80 è stata asfaltata e aperta al traffico veicolare, trasformandosi in una comoda scorciatoia per chiunque provenga da Nord, dalla Sibaritide, e voglia raggiungere Mandatoriccio e l'entroterra silano, quasi dimezzando i tempi di percorrenza tra la Statale 106 e il centro abitato.

Una strada comoda ma impossibile, perché rappresenta una minaccia costante, un pericolo silente che attende al varco automobilisti ignari o, peggio, consapevoli ma “costretti” a rischiare.

Un'arteria fragile su un costone d'argilla

Il problema risiede nella natura stessa del terreno che la strada attraversa: un costone argilloso, friabile e per nulla stabile. Basta un acquazzone per far sedimentare l’asfalto, degradarlo o coprirlo di materiale argilloso, trasformando la carreggiata in un percorso a ostacoli o, peggio, in una slavina.

I tentativi di messa in sicurezza, vani e ciclici, hanno dimostrato l’impossibilità di stabilizzare un terreno così instabile, decretando il fallimento di ogni progetto di riqualificazione. Di fatto, questa strada andrebbe chiusa.

Il paradosso del divieto "a senso unico"

E qui si manifesta il paradosso più grande. Il Comune di Mandatoriccio, essendo perfettamente consapevole della pericolosità di quella vena d’asfalta, argilla e cemento, a cadenza periodica - l'ultima volta proprio stamattina - gli operai della manutenzione intervengono per “chiudere” la strada. Ma lo fanno in un modo singolare, quasi scientifico: innalzano reti di recinzione rosse e appongono cartelli di divieto di transito, ma solo su una corsia.

Il risultato? Un invito implicito a entrare e percorrere quei sei chilometri a proprio rischio e pericolo. Una pratica che solleva serie domande sulla responsabilità e sulla sicurezza pubblica. Ma soprattutto è una vera e propria paraculata burocratica. E il perché è presto detto.

Se succede qualcosa, si risponde in prima persona

Transitare su una strada con divieto di transito, infatti, espone gli automobilisti a gravi rischi normativi e legali. Questo lo sappiamo. Il semplice transito su una strada interdetta comporta l'applicazione di sanzioni amministrative pecuniarie, come previsto dal Codice della Strada. Ma qui di controlli, alla fine, non ne fa davvero nessuno.

La situazione si complica enormemente in caso di sinistro stradale. Se un automobilista decide di percorrere una strada segnalata come interdetta, assume su di sé una parte, se non la totalità, della responsabilità per eventuali danni o lesioni. Anche se l'incidente dovesse essere causato da un altro veicolo, l'aver ignorato il divieto di transito potrebbe portare a un significativo concorso di colpa, riducendo o annullando il diritto al risarcimento dei danni subiti. Le compagnie assicurative potrebbero, addirittura, rifiutarsi di coprire i danni, o erogare un risarcimento parziale, in quanto l'assicurato ha volontariamente violato una norma di sicurezza.

Insomma, il Comune con quei due cartelli tondi di divieto di transito si mette le spalle al coperto e, come Dio, si affida al libero arbitrio agli automobilisti nel scegliere, o meno, di percorrere quella strada. A loro rischio e pericolo.

Si badi bene, non è una strada semplice. Corta sì, breve e intensa, ma un budello stretto, cieco e carico di trappole. Solo stamattina abbiamo contato 67 voragini, alcune con un diametro di almeno un metro e una profondità di oltre 10 centimetri. A questo si aggiungono le tantissime curve, spesso cieche, nascoste da una vegetazione folta che rende impossibile schivare le buche o anticipare chi sopraggiunge dall'altro senso. Tutto questo su una carreggiata che, nei punti più stretti, non supera i 4 metri di larghezza.

Il coraggio della scelta

Insomma la strada di Cipodero così non ha per nulla senso. Ed è l’Amministrazione comunale di Mandatoriccio a doversi assumere la responsabilità della scelta, dura e coraggiosa: o si realizza una messa in sicurezza reale e duratura, seppur complessa e dispendiosa, o si procede alla chiusura totale e inequivocabile della strada.

La sicurezza dei cittadini non può essere sacrificata sull'altare di una scorciatoia "smart" che si è trasformata in una roulette russa quotidiana.

Fino a quando la strada rimarrà in questo stato, con un divieto di transito parziale e un'apertura di fatto, gli automobilisti continueranno a trovarsi di fronte a un bivio: rischiare la propria incolumità e la propria responsabilità legale per risparmiare pochi minuti, o percorrere la strada più lunga, ma sicura. Una scelta che, in un paese civile, non dovrebbe mai porsi.

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.