La Festa della Bandiera divide gli italo-albanesi: «Operazione affaristica»
L'iniziativa che si terrà a Spezzano Albanese il prossimo 17 maggio e che richiama i riti della Festa dell'Indipensa albanese, è finita (pesantemente) nel mirino del Movimento “Nuova Arbëria”

LUNGRO (CS) - C'è maretta tra gli Arbëreshë. È dura, anzi durissima la presa di posizione del Movimento federativo delle minoranze linguistiche “Nuova Arbëria” contro la Festa della Bandiera e Giorno dell'Orgoglio Arbëresh in programma il prossimo 17 maggio a Spezzano Albanese. Una riproposizione, in salsa calabrese, della Festa della Bandiera che si celebra il 28 novembre a Tirana, in Albania, in occasione della Festa dell'Indipendenza. Il movimento la bolla come una «operazione affaristica coperta da un becero folklorume finanziato con soldi pubblici», e rilancia: «si destinino adeguate risorse al riconoscimento dei diritti garantiti alle minoranze linguistiche storiche rimasti sinora disattesi».
«Abbiamo appreso che il prossimo 17 maggio, a Spezzano Albanese, - si legge nella nota del Movimento - è in programma una manifestazione patrocinata dalla Regione Calabria, dalla Provincia di Cosenza e dal Comune di Spezzano Albanese – almeno così si presenta fregiandosi dei loghi delle suddette istituzioni - in cui si vorrebbe celebrare una fantomatica festa della bandiera - con una bandiera farlocca che fa bella mostra nel manifesto e che mescola in maniera irriguardosa, come fossero degli artefatti cenci variopinti, il tricolore nazionale con l’aquila nera della bandiera albanese! – facendola assurgere a bandiera dell’orgoglio arbëresh (sic!)».
Il movimento, che racchiude sindaci e amministratori arbëreshë, docenti universitari, intellettuali, giornalisti, imprenditori, artisti, operatori scolastici e culturali della minoranza albanese d’Italia, dunquem esprime tutta la sua «preoccupazione» e «incredulità» per il reiterarsi di «situazioni speculative e offensive, avallate, stando ai loghi pubblicati, anche da istituzioni, che screditano gravemente la nostra comunità minoritaria».
Particolarmente critica è la presunta onerosità della partecipazione per le comunità arbëreshe all'iniziativa. Da alcuni notizie raccolte in giro tra i comuni dell'Arberia jonica, infatti, l'adesione questa manifestazione non sarebbe indolore, in quanto l'organizzazione avrebbe richiesto a ciascun comune un contributo di 3mila euro. E proprio per questo motivo in molti avrebbero inteso non partecipare sollevando anche la legittimità di una festa che sicuramente richiama identità ma che di fondo - a sentire quelli di Nuova Arbëria - non ha alcunché di identitario!
«Le manifestazioni come quella che si intende realizzare a Spezzano Albanese - sottolinea ancora il Movimento - rappresentano operazioni che oltre a falsare l’identità dell’Arbëria e a tentare di far arretrare pericolosamente le lancette della storia e della cultura, finiscono per svilire e vanificare l’impegno straordinario profuso nel territorio dalle istituzioni scientifiche e culturali, ma anche le stesse recenti iniziative regionali che hanno finalmente attivato, dopo le necessarie modifiche statutarie, le Fondazioni regionali delle tre minoranze linguistiche storiche – arbëreshe, grecanica e occitana - rimaste lettera morta da oltre un ventennio!».
Il movimento giudica «davvero incomprensibile» come, dopo l'avvio di un «positivo processo di responsabilizzazione delle comunità minoritarie attraverso le Fondazioni regionali», si possa tornare indietro con «operazioni affaristiche coperte da un folklorume becero, che serve solo da foglia di fico per farsi un po’ di pubblicità, qui e in Albania, con inutili e dispendiose parate, ma per continuare a negare di fatto alla minoranza arbëreshe quei diritti costituzionali che le spettano, lasciando così eternamente insoluti i suoi problemi che oggi sono diventati addirittura problemi di sopravvivenza!».
Netto è il dissenso sull'uso di simboli definiti «farlocchi e beceri». «Paradossalmente dopo che l’Arbëria è stata tra i pochi “soggetti” nel Sud monarchico a scegliere in massa la Repubblica nel referendum istituzionale, i promotori della manifestazione di Spezzano Albanese attraverso simboli farlocchi e beceri arrivano ad autoproclamarsi fautori di un fantomatico “Regnum Arberiae” (sic!), assestando con tali sciocchezze – che vengono “benedette” addirittura dal logo istituzionale della Regione Calabria! - la più grave offesa che si possa fare alla nostra storia e alla nostra identità». Insomma, una polemica che smuove addirittura e dalle fondamenta gli assetti democratici del Paese per rivendicare ragioni. Alla fine, comunque, stiamo parlando di un'iniziativa che - nel bene o nel male - tiene acceso il faro su una cultura, quella Arbëresh che merita molto di più dei battibecchi polemici.
Poi l'affondo finale: «Diciamo basta a queste fandonie e a questi mestatori e chiediamo che invece di sperperare i soldi pubblici per sostenere iniziative affaristiche che offendono la nostra comunità, si metta mano ad una legge regionale davvero seria ed innovativa e che si destinino adeguate risorse al riconoscimento di quei diritti garantiti alle minoranze linguistiche storiche dallo Statuto della Regione Calabria, ma rimasti sinora disattesi per l’inadeguatezza della L.R. 15/2003! E che si applichino finalmente alle stesse, anche nella nostra Regione, quei diritti pure previsti dalla legge nazionale di tutela n.482/1999 ed efficacemente operativi per altre minoranze che hanno la fortuna di essere dislocate nelle regioni del Nord, a partire dalla effettiva didattica delle lingue minoritarie nella scuola primaria e dal riconoscimento del diritto di rappresentanza politica a ogni livello».