Si muovono interessi, nuovo sopralluogo all’interno del porto di Corigliano-Rossano
Dopo la tragicomica vicenda Baker Hughes tornano a muoversi le acque all'interno della grande darsena jonica. Prossimo obiettivo: il Piano Regolatore Portuale. L'Autorità di Sistema avrebbe già individuato il progettista
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CORIGLIANO-ROSSANO – Qualcosa sembra muoversi; qualcosa deve muoversi per forza. Stiamo parlando del Porto di Corigliano-Rossano, da sempre “volano del niente” e da qualche mese diventato il centro del contendere della politica locale e regionale. Ma solo del contendere, però; perché a conti fatti la grande infrastruttura dello Jonio, la più grande e importante della città e del territorio, continua a vivere nel deserto e a produrre il nulla: emblema perfetto della landa desolata del nord-est. Dopo il clamoroso e scottante forfait di Nuovo Pignone Baker Hughes, che alla fine di una tragicomica querelle politico-istituzionale (che non lascia indenne nessuno) durata più di un anno, ha deciso di non investire più sul porto, quella immensa darsena nel cuore della Sibaritide aspetta ancora di conoscere il suo destino.
Di recente l’Autorità di Sistema di Gioia Tauro, a cui afferisce il porto coriglianese, ha avviato i lavori di realizzazione di nuove banchine galleggianti in banchina 7 per il miglior ormeggio dei pescherecci. Nei mesi scorsi, inoltre, erano stati completati alcuni lavori di manutenzione straordinaria dell’intera infrastruttura e si era concluso pure l’iter la gara che ha portato all’affidamento ad un privato dei cantieri navali, che dovrebbero ritornare presto in esercizio insieme ad un nuovo complesso di banchine dedicate al diportismo. Non solo, a breve dovrebbe definirsi anche l’atavica vicenda urbanistica del mercato ittico e dei manufatti pubblici abusivi (!). Bene.
Ma può bastare solo questo a tenere in vita una mastodontica infrastruttura che da 50 anni cerca un’identità? Certamente no. Per rilanciare il complesso portuale, però, occorrono regole e strumenti urbanistici che finora, di fatto, non ci sono mai stati. Strano ma vero.
Ed è proprio questo che, oggi, dopo la sanguinaria vicenda di Nuovo Pignone BH si sta cercando di fare. Almeno, queste sono le intenzioni. Il fatto è che in città e nel territorio – come spesso e sovente accade per tutte le grandi questioni – una volta passato il Santo, passa pure la festa. Ed il “problema porto”, sulla bocca di tutti fino allo scorso 24 ottobre, giorno in cui si celebrò il Consiglio comunale farsa proprio per discutere (e decidere) rispetto alla svolta industriale a bordo banchina, sembra essere sparito dall’agenda politica e sociale di questa città. Si parla di porto di Corigliano-Rossano non più in prospettiva ma solo con rimpianto. Poco vale.
L'incontro a bordo banchina
Qualcosa, però – come dicevamo – si muove. Proprio l’Eco dello Jonio che tiene costantemente alta l’attenzione sul monitoraggio civico di tutte le opere pubbliche futuribili, in realizzazione e anche a quelle in stand-by, ha “scoperto” che nei giorni scorsi, proprio all’interno del porto, c’è stato un sopralluogo tecnico-programmatico. Ad incontrarsi in modo del tutto cordiale, il presidente dell’Autorità portuale di Sistema di Gioia Tauro, l’ammiraglio Andrea Agostinelli, ed il sindaco della città Flavio Stasi. L’obiettivo è quello di arrivare, in tempi stretti, alla definizione del nuovo Piano regolatore portuale, quello strumento attraverso il quale si tracciano obiettivi e strategie per lo sviluppo e nel perimetro del quale si danno le regole.
Documento di Pianificazione Strategica del Sistema portuale entro inizio estate
Pare sia stato un incontro molto cordiale, sicuramente non dirimente né esaustivo ma sicuramente strategico. A cosa porterà? Non lo sappiamo. Sicuramente – e questo è un dato certo – il primo e indispensabile passo prima di aprire la grande partita del PRP è quello dell’adozione del Documento di Pianificazione Strategica del Sistema portuale (DPSS) che dovrà recepire e dettagliare a livello sistemico il quadro programmatico di riferimento, fornendo indirizzi proprio per l’elaborazione del Piano regolatore. Se ne parla da anni ma, a quanto pare, oggi, grazie anche al supporto garantito dalla Regione Calabria, il DPSS dovrebbe venire alla luce in tempi brevi. Si parla di una definizione del documento entro e non oltre l’inizio della prossima estate.
Dopodiché si aprirà la partita del Piano regolatore portuale. Se sarà un parto breve o lungo lo determineranno le visioni. Pare, però, dalle notizie che arrivano da Gioia Tauro, che il presidente Agostinelli sia intenzionato ad approntare uno strumento eclettico e non ingessato, che recepirà anche le volontà del territorio. Corigliano-Rossano, infatti, si presta a poter sviluppare tutte le fasi che richiede oggi una portualità moderna. E quindi l’industria, il commercio, il turismo e il trasporto; oltre alla pesca che nell’infrastruttura è al momento l’unica attività presente e contemplata ma che, però, esula dalle programmazioni dell’Autorità portuale. Nel nuovo piano regolatore, quindi, ci sarà spazio per tutto e per tutti.
Lo studio per il nuovo Piano Regolatore Portuale
Non è tutto. Pare ci sia addirittura una prima intesa per affidare la redazione di uno studio progettuale successivamente finalizzaro al PRP ad un importante studio di architettura, quello del prof Matteo Di Venosa, ordinario di Urbanistica all’Università di Chieti-Pescara, che già nel 2006 redasse il Piano regolatore portuale per conto della Provincia di Cosenza, prevedendo per lo scalo un nuova visione incastonata nella realtà urbana di Schiavonea e con il supporto di nuove infrastrutture: una bretella ferroviaria (con snodo a Thurio) e nuove connessioni stradali. All’epoca, poi, non se ne fece nulla ma quel Piano, che vinse il Premio di Architettura Portus alla Biennale di Venezia – a parere dell’Autorità Portuale – potrebbe essere oggi riabilitato e ovviamente aggiornato alle nuove esigenze e prospettive.
Un divenire, insomma, in attesa di certezze e conferme. Anche se tutto dipenderà, come sempre e comunque, dall’interesse che il territorio mostrerà nei confronti della sua opera infrastrutturale più importante e che, fino ad oggi, è stata lasciata al proprio destino.