Ospedale della Sibaritide: corsa contro il tempo. Mancano “solo” 600 giorni
Continua l’inchiesta dell'Eco dello Jonio sul cantiere del nuovo ospedale di Insiti. Ormai sembra chiaro che la struttura sarà completata entro i termini previsti dal cronoprogramma. Poi però c’è ancora tutta la partita dei sottoservizi e dei servizi sanitari che resta apertissima e ancora senza soluzioni
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CORIGLIANO-ROSSANO – A 600 giorni dalla data prevista per il completamento dei lavori, il cantiere del nuovo ospedale della Sibaritide a Insiti, procede a ritmo serrato. È quanto emerso nel corso dello speciale dell’Eco in Diretta, andato in onda ieri sera, sull’avanzamento operativo dell’opera di realizzazione del grande nosocomio della Sibaritide (puoio rivederlo qui). In studio, intervistato e incalzato dal direttore Marco Lefosse, è intervenuto Domenico Petrone, project manager della D'Agostino Costruzioni Srl, concessionaria dell'opera. Il monitoraggio civico dell’Eco dello Jonio, che da tempo segue l'avanzamento del progetto, ci ha permesso di raccogliere alcune dichiarazioni importanti che meritano un'attenta analisi.
Le immagini del cantiere, mostrate durante il programma, parlano da sole: un'attività frenetica, un brulicante viavai di mezzi e operai. Ma dietro questa efficienza si continuano nascondere sfide e pressioni temporali notevoli. «È stato difficilissimo – ha detto l’ingegnere - riattivare una macchina che è stata ferma per anni per non dire decenni, e gli abbiamo dato un'accelerazione impressionante», sottolineando le difficoltà iniziali nell'avviare un progetto così complesso e di lunga gestazione che, di fatto, giova ricordare, nonostante sia partito nel lontanissimo 2006 ha iniziato a vedere la luce concretamente solo nel 2021!
Il ritmo di spesa che oggi si registra in quel lembo di terra baricentrico alla grande città di Corigliano-Rossano è considerevole: circa 6-7 milioni di euro al mese. «Stiamo lavorando tantissimo sulla programmazione», spiega Petrone. Nel piazzale di oltre 200.000 metri quadrati ci sono oggi stoccati materiali e strutture per almeno due mesi di lavoro. «Una strategia difensiva – ha spiegato il massimo dirigente del cantiere – che ci aiuta contro eventuali imprevisti crisi economiche, guerre, pandemie… niente oggi – ha detto - può trovarci impreparati».
Tutti i contratti sono chiusi e le forniture arrivano in modo scaglionato. Insomma, il cantiere procede a velocità elevata. «La chiave giusta è stata l'armonia fra il committente (Regione Calabria) e il concessionario, che hanno portato avanti tutti i processi insieme», ha voluto sottolineare Petrone, evidenziando la necessità di un'azione coordinata per garantire l'avanzamento omogeneo e la solidità dell’opera.
Del resto, così come ha ricordato ancora il giovane ingegner ma con un bagaglio d’esperienza riguardevole, stiamo parlando del «più grande ospedale in Italia attualmente in costruzione». Provocazione subito colta e rilanciata dal direttore Lefosse che ha rimarcato le grandi potenzialità a cui si presta una struttura sanitaria d’avanguardia che potrebbe essere prevista in un potenziale utilizzo a supporto alla nuova facoltà di Medicina dell'Unical, evitando la spesa per un nuovo policlinico. Ma questa è un’altra storia sulla quale la politica prima o poi dovrà dire la sua.
Ma 600 giorni sono davvero sufficienti a concludere l’opera? Una domanda alla quale Domenico Petrone ha risposto con una proverbiale sicurezza: «Io non ho paura di niente, mai avuta dal primo giorno, altrimenti non sarei qui». Una dichiarazione che, pur trasudando fiducia, lascia spazio a interrogativi sul reale rispetto dei tempi previsti, non tanto per la complessità dell'opera strutturale in sé, sulla quale siamo sicuri ormai che vedrà la luce e nei tempi previsti; quanto per i potenziali imprevisti (che non sono assolutamente imprevisti) che potrebbero ancora materializzarsi. Mancano 600 giorni (1 anno e 8 mesi circa), infatti, e a Insiti non c’è ancora una strada veloce che colleghi il territorio al nuovo ospedale in tempi europei; non si sa da dove andare a prendere l’acqua per rifornire uno stabile che avrà qualcosa come 1.200 punti idrici; ma soprattutto non c’è traccia del collettore fognario che dovrà smaltire i fanghi del nuovo ospedale. Insomma, la partita dei sottoservizi continua a rimanere apertissima. Nelle ultime settimane si stanno susseguendo riunioni programmatiche per superare questo impasse – e questa è sicuramente una buona notizia – ma di soluzioni concrete e operative sul tavolo, al momento, sembra non ce ne siano. E mancano “solo” 600 giorni! A questo, poi, si aggiunge l’altra grande partita sanitaria. Avremo personale a sufficienza da impiegare in questo nuovo nosocomio? Basterà quello che oggi è dislocato nei due presidi spoke del Giannettasio e del Compagna e che, al momento, è in totale affanno? Anche queste sono domande di cui dovrà farsi carico la politica dando risposte, possibilmente concrete.
Intanto, con il suo monitoraggio civico, l’Eco dello Jonio continuerà a seguire da vicino l'evolversi della situazione, garantendo alla cittadinanza un'informazione trasparente e puntuale.