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Un ospedale “griffato” ma ancora senza acqua, senza depurazione e senza nemmeno una strada

5 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO – Ci vorrà una quantità di milioni, ancora oggi inquantificati, per mettere in esercizio e rendere operativo il nuovo ospedale della Sibaritide. Sì, perché oltre alla struttura ospedaliera che sta crescendo a vista d’occhio con l’applicazione delle più moderne tecnologie di costruzione e una componentistica d’avanguardia, continua a rimanere più attuale che mai l’interrogativo su tutta quella rete di servizi e sottoservizi necessari per rendere operativo e funzionale l’ospedale. Dalle pagine dell’Eco lanciammo l’allarme due anni e mezzo fa, ma da allora ad oggi si è concretamente mosso poco affinché si potesse dare un concreto riscontro a questi problemi. E allora, mentre la politica locale – forse sarebbe meglio definirla paesana – continua ad alzare cortine difensive incomprensibili sulla riorganizzazione ospedaliera dei due presidi spoke di Corigliano e Rossano, auspicando anche che non si facciano opere di miglioramento in quanto non necessarie («non vi è alcun motivo sostenibile per cui eventuali risorse finanziarie debbano essere utilizzate per il trasferimento dei reparti di ostetricia e ginecologia dal presidio ospedaliero Compagna»), appare quantomai opportuno porsi una domanda: se è vero che il Nuovo ospedale della Sibaritide verrà completato entro il 2026, siamo sicuri che a quella data potremmo aprirlo e renderlo operativo?

A dire la verità, dati, fatti e circostanze, ad oggi, suggerirebbero massima cautela. Tralasciando quelli che potrebbero essere le questioni organizzative (un grande presidio sanitario che sulla carta prevede 376 posti letto e specialistiche di tutto rispetto come la medicina nucleare, non si mette in piedi dalla sera alla mattina) c’è da considerare tutto l’aspetto tecnico e strutturale, che va oltre la spesa totale per la realizzazione e l’allestimento dello stabile. Di questo, però, non ne parla nessuno. E purtroppo non ne parla nemmeno la politica, che è tanto presa dalle questioni superficiali, tralasciando – poi – la sostanza delle cose.

A Corigliano-Rossano sta nascendo un ospedale che – una volta completato – sarà il fiore all’occhiello dell’edilizia sanitaria in Italia: il primo ad essere costruito in base alle stringenti direttive del nuovo Piano sanitario nazionale, inclusivo e accogliente, inquadrato urbanisticamente e socialmente in quell’idea nel solco di Quadrifoglio, quel progetto rivoluzionario della sanità pubblica voluto dall’allora Ministro alla Sanità Umberto Veronesi e messo a terra insieme all’archistar Renzo Piano. Non solo, a questo background, si aggiunge tutto il know-how tecnico e di esperienza che la società concessionaria dell’opera, la Angelo D’Agostino srl di Avellino, attraverso il project manager Domenico Petrone, sta portando all’interno dell’opera. Tutte le più importanti aziende a supporto dell’edilizia civile e sanitaria sono coinvolte nella realizzazione del mega immobile di Insiti. Si è partiti nei mesi scorsi con la veneziana Tecnostrutture che ha messo in piedi lo scheletrato e si è arrivati alla rivoluzione fase di copertura della bolognese Jendy Joss, oggi si stanno installando i blocchi dei sanitari (nell’ampio complesso è prevista l’installazione di 257 moduli-bagno prefabbricati) e anche i serramenti Ponzi che si completeranno entro i primi mesi del 2025 con l’installazione delle facciate/vetrate, mentre all’esterno, il trattamento del cosiddetto fuori-acqua è stato messo nelle mani della Mapei, altra azienda leader nel settore edilizio. Insomma, tutte eccellenze e tutte Made in Italy.

Ora, questo è il lato in luce della medaglia. Poi c’è il risvolto che rimane totalmente in ombra e di cui nessuno parla. E non ci vuole un profeta per capire che nel contesto in cui sta sorgendo il nuovo ospedale ci vorrà un miracolo per renderlo funzionale.

A Insiti non c’è praticamente nulla. Non c’è una condotta idrica, non c’è la rete fognaria, non ci sono i servizi di rete e non c’è nemmeno una strada. Senza tutte queste cose, che possono sembrare scontate, normali e quotidiane ma che in quell’area non lo sono affatto, anche l’ospedale più all’avanguardia del mondo non avrà futuro.

 

Le connessioni

Una struttura di pubblica utilità deve essere connessa al resto del territorio e del contesto urbano in cui opera. In questo momento il cantiere di Insiti è collegato alla Statale 106 dalla strada Provinciale 195, una carreggiata larga poco più di 4 metri. C’è in corso un progetto di riqualificazione dell’arteria sbloccato dopo quasi 15 anni di inerzie comunali ma, ad oggi, l’opera di restyling soprattutto di connessione al vecchio tracciato della Statale 106, a monte, dopo un primo avvio dei lavori, è di nuovo nel limbo perché una delle opere strutturali (il cavalcavia sulla linea ferroviaria) interferisce con il progetto della nuova SS106 Sibari-Corigliano-Rossano che a sua volta dovrebbe avere uno svincolo dedicato proprio a 50 metri dall’ingresso dell’ospedale. Dunque, se non si sblocca l’iter procedurale della quattro corsie, anche la strada dell’ospedale rimarrà al palo sine die. Ma non solo. Senza una via d’accesso extraurbana veloce la sanità territoriale rischia l’effetto Harakiri. Immaginate domani, con l’apertura del presidio ospedaliero a Insiti (e la consequenziale chiusura dei due presidi di Corigliano e Rossano) cosa significherà muoversi per arrivare al nosocomio dai due centri urbani sull’attuale sede stradale della SS106 e senza una nuova arteria più efficienti e veloce. Tra l’altro, il Piano Quadrifoglio prevedeva anche la realizzazione di una stazione ferroviaria a ridosso della nuova infrastruttura sanitaria per agevolare i collegamenti urbani e interurbani. Se ne è mai parlato?

 

La rete idrica

Al momento ad Insiti non c’è una portata d’acqua per garantire il funzionamento dell’ospedale. Ne è al corrente la Regione e quindi la Sorical che nei mesi scorsi, nel corso di un tavolo tecnico alla presenza di tutti gli enti interessati alla realizzazione del nuovo ospedale, ha proposto – per ovviare al problema – la realizzazione di alcuni pozzi di servizio. Degli sviluppi di questo progetto, però, al momento non si sa nulla. Sono state individuate le aree di scavo? Quando verrà fatta la perforazione? Che portata d’acqua avranno i pozzi? Come saranno canalizzati? Mistero.

 

Depurazione delle acque

Il vero, grande problema di questa storia è lo smaltimento delle acque nere. Lo scrivemmo due anni e mezzo fa che a Insiti ci sarebbe stato una questione gigantesca da dover risolvere, soprattutto all’indomani dell’archiviazione del grande progetto del depuratore consortile che sarebbe dovuto sorgere a poche centinaia di metri del presidio sanitario, al di là del torrente Cino. Nei mesi scorsi il comune ha rigettato il progetto che prevedeva il collettamento delle acque nere pretrattate (perché ogni ospedale deve prevedere un impianto interno di trattamento delle acque prima di mandarle in depuratore). Lo ha rigettato perché il progetto stralcio di 1,5 milioni di euro prevedeva la sola canalizzazione delle acque nel depuratore di Boscarello che a quel punto non avrebbe potuto reggere l’impatto di tutte le utenze. Dal municipio, quindi, hanno rigettato l’idea e chiesto che insieme alla canalizzazione si prevedesse il raddoppio del depuratore di Boscarello. Come sempre, ora, il problema sono i soldi. Perché del vecchio progetto in project financing del non più realizzato depuratore

consortile, finanziato all’epoca (parliamo del 2010) con complessivi 15 milioni di euro, sono rimasti appena 10 milioni di euro, che sono in capo al Commissario straordinario unico alla Depurazione. E con questi soldi si dovrebbe provvedere al risanamento di tutta la rete fognaria comunale di Corigliano-Rossano che, in realtà, su progetto preliminare redatto nel 2020, costerebbe complessivamente 35 milioni di euro. E di questi soldi non c’è traccia.

Insomma, connessioni, acqua e depurazione sono i tre grandi ostacoli che si trova di fronte il nuovo Ospedale della Sibaritide, ai quali fino ad oggi nessuno è riuscito a dare, ancora, una risposta concreta e risolutiva. Il tempo scorre e mentre l’opera di realizzazione del nuovo ospedale prosegue spedita e arriverà a compimento, con quasi certezza nell’ottobre del 2026 avremo una struttura pronta ma inutilizzabile. Che potrebbe sfondare un record tutto italiano: essere la più bella, straordinaria, moderna incompiuta fino ad oggi mai realizzata… che sarà costata più di 200 milioni di euro!

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.