Caterina combatte ancora per Sestina, la ragazza di Nocara uccisa dal fidanzato
La donna sente «il dovere di parlare della figlia e di quello che le è accaduto, perché possa servire a quante hanno il sentore di poter essere nella sua stessa situazione. Voglio che loro possano salvarsi, voglio che riconoscano il pericolo, che chiedano aiuto in tempo». Una vera e propria missione per questa mamma, contro quella che lei stessa definisce «una guerra»
NOCARA - Maria Sestina aveva solo ventisei anni quando è stata uccisa il 4 febbraio del 2019 dal ragazzo che diceva di amarla. A raccontarci di lei e dei suoi sogni tragicamente infranti è la voce composta seppur colma di dolore della madre, Caterina Acciardi.
«Sento il dovere di parlare ancora di lei e di quello che le è accaduto, perché possa servire da monito a quante hanno il sentore di poter essere nella sua stessa situazione. Voglio che loro possano salvarsi, voglio che riconoscano il pericolo, che chiedano aiuto in tempo». Quella di Caterina è diventata una vera e propria missione contro quella che lei stessa definisce «una guerra».
«È difficile riconoscere subito i segnali nelle relazioni tossiche, perché spesso i "mostri" sanno essere dei bravissimi attori» afferma con amarezza la donna. Ci racconta di come la ragazza dipingesse Andrea come il classico principe delle favole, capace di gesti romantici e carinerie. «Se solo avessi sospettato qualcosa, sarei andata io stessa a piedi a Roma per riportare a casa la mia Sestina, ma lei non si è confidata con me. Lei cercava di risolvere i problemi da sola».
E di problemi ce n'erano già tanti, anche se i due giovani si conoscevano da pochi mesi. «Si sono incontrati a fine novembre... e a febbraio già lei non c'era più».
Maria Sestina aveva lasciato Nocara per lavoro. Voleva fare la parrucchiera. Aveva seguito un corso per tre anni a Taranto e si era trasferita a Roma per inseguire il suo sogno. Poi l'incontro con Andrea landolfi. «Lei inizialmente non voleva neppure cedere alle attenzioni di Andrea. All'inizio si era perfino rifiutata di dargli il numero di telefono».
Si frequentano, si piacciono e la solare Sestina pare eclissarsi a causa di questa relazione, si era perfino licenziata dal lavoro che tanto amava.
Sestina e Andrea, insieme al figlio minorenne di lui, avevano deciso di trascorrere il fine settimana del 3 e 4 febbraio 2019 a casa della nonna di lui a Ronciglione. Sestina perderà la vita proprio a causa delle ferite riportate in quella villetta.
Inizialmente era stata ipotizzata una semplice caduta dalle scale, tanto che Landolfi era stato assolto in primo grado, ma dall'autopsia sul corpo di Sestina sono emerse ferite gravissime che non potevano essere provocate da una caduta accidentale: era stata scaraventata giù con forza e, soprattutto, non è stata soccorsa subito e questo le è stato fatale.
Alla versione dell'incidente e della caduta dalle scale Caterina non ha mai creduto «eppure, quando è arrivata la sentenza che ha condannato definitivamente Landolfi, riconoscendolo colpevole del femminicidio di mia figlia, ho provato inaspettatamente un immenso dolore. Avere la certezza che lui me l'ha ammazzata è stata dura da accettare. Non mi ha dato pace come mi aspettavo. La sentenza non mi ridarà mia figlia, ma io posso ancora combattere per lei diffondendo la sua storia. Devo parlare perché altre si salvino. Forse io stessa, se solo avessi sentito parlare di violenza sulle donne in maniera più assidua, magari avrei fatto caso ai piccoli segnali. Questo non posso saperlo… ma una cosa è certa: ora è mio dovere far conoscere questo fenomeno per fermarlo».
Il coraggio di una mamma, che trasforma il dolore in forza e si pone in prima linea per una causa, nonostante questo le provochi un immenso supplizio: «Raccontare non è facile. Ricordare non è facile. Ma continuerò a farlo, se questo potrà salvare anche solo una vita».