Baker Hughes, cresce una consapevolezza tra la gente: «Vicenda finita in mezzo alle faide politiche»
Pietro Vulcano (Io Resto a Corigliano-Rossano): «Quello che è accaduto è inaccettabile. Assistiamo ancora a una sterile diatriba politica, priva di utilità concreta per il territorio»
CORIGLIANO-ROSSANO - Si fa sempre più spazio tra la gente della Sibaritide che la storia dell'investimento di Nuovo Pignone Baker Hughes nel porto cittadino sia finita nelle trame di una faida politica che ne ha compromesso una discussione sana, costruttiva, efficace e finalizzata a creare un grande polo di sviluppo economico, sociale e produttivo nel nord-est della Calabria. Di questo iniziano ad esserne persuasi un po' tutti dopo i «teatrini» - così li definisce Pietro Vulcano, tra i portavoce del Movimento "Io Resto a Corigliano-Rossano" - che si sono registrati soprattutto negli ultimi tempi attorno alla vicenda.
«Quello che è accaduto - sottolinea Vulcano - è inaccettabile: un’azienda internazionale di rilievo è stata letteralmente fatta scappare, seguita da un teatrino politico imbarazzante e offensivo per il territorio e per tutti i cittadini. A distanza di mesi, assistiamo ancora a una sterile diatriba politica, priva di utilità concreta per il territorio. Mentre il dibattito si trascina, si intravedono già le manovre della prossima campagna elettorale per le regionali. Promesse altisonanti e pseudo-grandi risultati vengono sbandierati come rivoluzioni, tra cui i tanto decantati 100.000 km annui di trasporto pubblico locale (TPL) e le 65 nuove fermate per Corigliano-Rossanoz».
Ma questi «grandi risultati» a chi servono? Si chiedono ancora dal Movimento. «Chi verrà spostato da questi nuovi servizi, e verso dove? Il territorio si trova in una crisi totale. Pur riconoscendo l’utilità di potenziare i servizi pubblici, questa non è una priorità al momento. Una tale soluzione potrebbe, forse, trovare una temporanea applicazione nella stagione di raccolta delle clementine, per il trasporto dei braccianti agricoli – per lo più stranieri – che costituiscono lo zoccolo duro della forza lavoro nel settore». Ritorna, così, il claim di una terra che offre lavoro povero: «Contratti precari, una marginalità sociale che si fatica a superare, e la lotta quotidiana per arrivare a fine mese. Perché, allora, investire in trasporti pubblici che, probabilmente, si troveranno a viaggiare spesso vuoti?» «E a chi sostiene di essere “sensibile all’ambiente” - si legge ancora nella nota – coloro che hanno etichettato il progetto Baker Hughes come dannoso – che senso ha promuovere un trasporto pubblico alimentato da carburanti tradizionali, anziché mezzi elettrici, a idrogeno o metano?»
Da qui, allora, si fa spazio la tesi di una «distrazione strategica». «Si è instaurato un ciclo di accuse reciproche e di capri espiatori - sottolinea Vulcano - utili solo a nutrire le campagne elettorali. Prima l’ENEL, poi Baker Hughes, ora la SS 106 e l’eolico off-shore: ogni tema viene usato come una bandiera da agitare per guadagnare consensi, per poi essere abbandonato senza soluzioni concrete».
«Il progetto Baker Hughes rappresentava un’occasione cruciale per il nostro territorio. La sua disfatta non è dovuta solo a cavilli burocratici, ma a prese di posizione personali e faide politiche che hanno prevalso sull’interesse comune. Questo è il vero fallimento: quando le logiche politiche prendono il sopravvento, il territorio finisce per subire umiliazioni inaccettabili. Chi sostiene che possiamo fare a meno di investimenti strategici e affidarci esclusivamente a pesca, agricoltura e turismo, ignora la realtà. I giovani laureati di Corigliano-Rossano hanno il diritto di lavorare in settori industriali e tecnologici sostenibili, senza essere costretti ad emigrare per costruirsi un futuro».
E poi un appello alla politica e ai giovani: «Basta con gli interessi personali: è il momento di pensare agli interessi del territorio. Corigliano-Rossano non può permettersi di perdere altre opportunità cruciali. Ai giovani, rivolgo un appello accorato: partecipate alla vita politica e sociale. Non lasciate che altri decidano il vostro futuro in vostra assenza. Solo attraverso il vostro coinvolgimento sarà possibile ridisegnare un territorio che tenga conto delle vostre ambizioni e necessità. Il nostro territorio merita di più. Sta a noi - conclude Pietro Vulcano - costruire il cambiamento».