Giovani in fuga, una ferita aperta per Co-Ro. «Per restare abbiamo bisogno di vedere un futuro possibile»
La riflessione di Maria Abastante, una ragazza del nostro territorio: «Restare non deve essere una scelta di "rinuncia", ma una scelta consapevole di chi crede nel proprio territorio. Non vogliamo essere costretti a partire»
CORIGLIANO-ROSSANO - Tantissimi sono i giovani che negli ultimi anni hanno lasciato la nostra terra… perché, benché il nostro mare sia lucente e le nostre montagne rigogliose, non si può nascondere la testa sotto la sabbia e pensare che la pancia possa riempirsi semplicemente ammirando l'alba sullo Jonio.
Da questo presupposto parte la riflessione di Maria Abastante, una giovane di 25 anni, laureata in Scienze Pedagogiche, profondamente legata a Corigliano-Rossano e convinta che la politica possa essere uno strumento per il cambiamento.
Una ragazza che crede fermamente nel potenziale della sua città e nella necessità di soluzioni concrete per trattenere le nuove generazioni.
«Ogni volta che un giovane di Corigliano-Rossano prepara le valigie per partire, si apre una ferita nella nostra comunità. Chi resta - scrive - assiste impotente a un esodo silenzioso ma devastante, quello dei nostri ragazzi che cercano altrove le opportunità che qui sembrano mancare. È una realtà che molti di noi vivono direttamente, sia come giovani che affrontano la scelta di partire, sia come famiglie che vedono allontanarsi i propri figli in cerca di un futuro migliore».
«Da sempre, la nostra città ha vissuto di partenze. Ma negli ultimi anni, questa tendenza ha assunto proporzioni preoccupanti. Sempre più giovani, anche quelli con una formazione solida e con titoli di studio di rilievo, si trovano costretti ad andare via. Non è una decisione facile: chi parte lo fa spesso con il cuore spezzato, lasciando dietro di sé affetti, radici, e quel senso di appartenenza che caratterizza chi è nato e cresciuto qui. Ma perché i giovani se ne vanno? È evidente che il problema principale sia la mancanza di lavoro. Il nostro territorio, nonostante le sue potenzialità, non riesce a garantire posti di lavoro qualificati e stabili. Ci sono settori, come l’agricoltura o il turismo culturale, che potrebbero rappresentare una leva di sviluppo, ma non vengono sfruttati a sufficienza. Il Codex Purpureus Rossanensis, ad esempio, è un patrimonio unico al mondo, eppure manca una strategia efficace per farlo diventare un vero motore turistico, capace di creare occupazione e attrarre visitatori, anche dall’estero».
«La frustrazione di molti giovani è evidente: studiamo, ci formiamo, investiamo in noi stessi, ma poi ci ritroviamo di fronte a un muro. Tanti di noi hanno idee, progetti, competenze, ma senza il supporto di una rete locale che creda in queste risorse, siamo costretti a cercare altrove. E così, Corigliano-Rossano perde non solo i suoi giovani, ma anche le loro energie, la loro creatività, la loro voglia di innovare. Eppure, soluzioni ci sarebbero. La prima, forse la più urgente, è investire sui giovani. Non possiamo pensare di invertire questa tendenza senza creare le condizioni per trattenere qui le nuove generazioni. Servono politiche attive che incentivino la creazione di nuove imprese, in particolare nel settore culturale e agroalimentare, che sono tra le ricchezze naturali del nostro territorio. Creare incubatori di startup, puntare su progetti innovativi legati alla sostenibilità, all’enogastronomia o al turismo rurale: sono queste le strade che potrebbero offrire ai giovani motivi validi per restare».
«Un’altra soluzione potrebbe essere quella di puntare su programmi di formazione continua e su percorsi di inserimento lavorativo che siano legati alle reali esigenze del mercato. I tirocini e gli stage, se ben strutturati, potrebbero essere una chiave per avvicinare i giovani al mondo del lavoro locale. In questo modo, i giovani non sarebbero costretti a guardare oltre i confini della propria terra per trovare uno spazio in cui realizzarsi. È importante, però, che questo cambiamento avvenga anche a livello culturale. Dobbiamo smettere di vedere i giovani come un problema da gestire e iniziare a considerarli come la risorsa più preziosa che abbiamo. I giovani sono il futuro di Corigliano-Rossano, e se non investiamo su di loro, il rischio è che la nostra città si spenga lentamente, perdendo la sua vitalità e il suo potenziale. Rimanere qui, oggi, non deve essere una scelta di rinuncia, ma una scelta consapevole di chi crede nel proprio territorio. Noi giovani non vogliamo essere costretti a partire, ma per restare abbiamo bisogno di vedere un futuro possibile. Le idee ci sono, le competenze anche: ora tocca a chi ha il potere decisionale creare le condizioni per metterle in pratica. Solo così potremo immaginare un domani in cui Corigliano-Rossano non sarà più una città da cui fuggire, ma una città in cui costruire» conclude.