Vicenda Baker Hughes ancora al palo: mancano concertazione e idee chiare sull'allocazione
Durante il confronto dello scorso 13 maggio i due candidati a sindaco hanno fatto una disamina chiarissima delle loro posizioni, ma la conferma che BH dovrà stare nel Porto non l'ha data Stasi e nemmeno la Straface
CORIGLIANO-ROSSANO – La vertenza Porto, connessa alla possibilità dell’insediamento industriale del colosso Baker Hughes, rappresenta uno dei temi più controversi e farraginosi di questi ultimi mesi. Dapprima accolta con discreto entusiasmo dalle varie parti politiche, oggi risulta sicuramente una delle questioni più complesse da gestire e dirimere. C’è chi si oppone all’investimento, chi lo sostiene e chi lo accetta a patto che venga allocato nell’area industriale.
Oltretutto, il Porto e gli interessi che gli gravitano attorno sono finiti per diventare addirittura il casus belli che ha spinto il Presidente Roberto Occhiuto a scendere in campo schierando la sua alternativa a Flavio Stasi, Pasqualina Straface, poiché si è detto «deluso dalla posizione assunta dal sindaco sulla vicenda Baker Hughes» (ne aveva parlato qui il Corriere della Calabria).
Sul destino di questo insediamento è, insomma, calato il velo del silenzio nonostante l’Autorità di Sistema abbia firmato l'atto di sottomissione dell’area e avviato anche la procedura ZES. Proprio in virtù di tali perplessità e irrisolutezze, Straface e Stasi hanno fornito, durante il primo confronto pubblico dello scorso 13 maggio (rivedi qui la puntata), il loro parere rispetto al destino dell’area interessata dall’insediamento.
«Noi oggi – ha spiegato Straface - abbiamo la fortuna di avere questa grande infrastruttura nel nostro territorio che risulta essere sottoutilizzata, legata alla sola flotta peschereccia la quale, va ricordato, è la seconda per grandezza dopo Mazara del Vallo nel sud. L’investimento in questione potrebbe portare opportunità occupazionali dirette e di indotto. Rispetto al luogo in cui dovrà sorgere ritengo che vada aperto un tavolo di confronto con l’assessorato allo Sviluppo Economico della Regione Calabria a cui dovrà sedere anche il Comune insieme all’Autorità portuale. È compito del sindaco, infatti, verificare che l’insediamento sia compatibile con lo sviluppo sostenibile del territorio e, in questo caso, parliamo di far coesistere lo sviluppo turistico e della flotta peschereccia. Dire no a priori ad un investimento del genere ritengo non sia positivo. Abbiamo tanti giovani in attesa di posti di lavoro!».
Dal canto suo Stasi ribadisce alcuni punti emersi anche in circostanze precedenti: «Dopo il consiglio comunale che abbiamo convocato per la vicenda BH scrivemmo che era necessario verificare la questione, sia all’Autorità Portuale che alla Giunta Regionale, la quale si spese molto affinché l’opera venisse autorizzata già alla prima conferenza dei servizi. In occasione di una delle riunioni della prima conferenza dei servizi, infatti, a cui erano presenti anche Occhiuto, Spostato (Cgil) e Russo (Cisl), il tema fu proprio convincere il sindaco ad autorizzare l’insediamento dentro al porto».
L’autorizzazione dell’insediamento, però, avrebbe un gran problema di fondo che ne ostacola l’attuazione: la mancanza di un piano regolatore all’interno dell’area portuale. «Nel porto - spiega Stasi -, proprio perché c’è un problema di pianificazione, tutte le iniziative (a parte la cantieristica) risultano sporadiche. Mi sembra che Agostinelli non si sia insediato proprio ieri e, ciononostante, non ha mai inteso approvare il piano regolatore la cui bozza del 2015 è, ammetto, anche molto bella. Noi come Amministrazione Comunale, su impulso del Consiglio comunale compresi consiglieri di opposizione, abbiamo sottolineato tutte queste questioni e abbiamo anche chiesto di valutare la possibilità di un insediamento fuori nella zona industriale».
E poi ancora: «Su questo – ha chiarito Stasi - solo riscontri negativi. E aggiungo, non c’è stato solo l’Atto di Sottomissione ma anche l’Autorizzazione unica ai sensi della Zes perciò, teoricamente, l’insediamento è già autorizzato se quell’autorizzazione fosse valida. Qui il tema è un altro: senza piano regolatore del porto non si può dare una conformità urbanistica e senza quest’ultima non si può dare il permesso a costruire. Se il problema non verrà affrontato si ripresenterà. Io ero disposto ad affrontarlo sin da subito avendo noi fornito anche una proposta di piano regolatore (ovviamente si trattava di un indirizzo generale). Anche in questo caso nessuna risposta, si è preferito fare il gioco delle tre carte con una autorizzazione unica senza una conferenza dei servizi».