13 ore fa:Ponte del primo maggio: tempo in graduale miglioramento sulla Calabria del nord-est
14 ore fa:Malattie croniche e alimentazione: cambiare abitudini è il primo passo per condurre una vita sana
17 ore fa:Il rossanese Domenico Tedesco sarà premiato dall'associazione Peter Pan
16 ore fa:Spopolamento, Rapani (FdI) sostiene un disegno legge per la valorizzazione dei borghi e dei centri storici
15 ore fa:Centro Democratico: «Cassano ultima per reddito pro capite in provincia, la situazione è gravissima»
17 ore fa:Alta velocità, chiesto un incontro urgente a Occhiuto che «non può decidere di "non decidere"»
13 ore fa:A Castrovillari arriva un importante evento regionale di Judo
18 ore fa:«Investire nell'aeroporto di Crotone per sviluppare collegamenti internazionali, specialmente con la Germania»
45 minuti fa:Cariati si prepara all'inaugurazione dell'Osservatorio Astronomico “Galileo Galieli”
14 ore fa:Studenti belgi in visita all'Associazione Matrangolo di Acquaformosa

Corigliano-Rossano può ambire al grande calcio attraverso la strada dell’azionariato popolare

3 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO – Se ne parla da sempre ma si attua da mai. Eppure la formula dell’azionariato popolare per soddisfare la fame di calcio e di sport che c’è a Corigliano-Rossano potrebbe essere l’unica a mettere d’accordo tutti, sia tifosi che imprenditori. E questo perché se da un lato, ad esempio i colori delle storiche squadre di calcio – ma si potrebbe dire lo stesso delle società pallavolistiche - calamitano da sempre passione e alimentano fame di identità; dall’altro, a queste latitudini, c’è da sempre un atteggiamento sospettoso nei confronti dei sodalizi societari (presidenti ed entourage) che starebbero lì solo per guardarsi il “proprio orticello” a discapito della maglia.

Di esempi, sia a Corigliano che a Rossano, di come siano finite miseramente nella contestazione dei tifosi, alimentata dal sospetto e dal “pittulo” da marciapiede, esperienze sportive che avrebbero potuto ambire a portare sulle sponde joniche della Calabria del nord-est l’agognato calcio professionistico, se ne potrebbero fare a iosa. Quale migliore strumento, allora, di portare il tifoso nel cuore delle scelte e delle decisioni societarie, se non quello dell’azionariato popolare?

Se ne parla da sempre, dicevamo, ma se fino ad ora è stata solo una suggestione finita alla sola discussione, senza una formale concretizzazione (perché poi alla fine le cose si devono fare seriamente, altrimenti è meglio che si lasci tutto così com’è), ora le cose sembrano cambiare. E anche la partecipazione attiva e assidua alla vita della propria squadra del cuore potrebbe diventare un modo per confrontarsi in modo più equo e solidale con il fisco.

 

Il Disegno di Legge Rapani: quote societarie e agevolazioni fiscali per ogni azionista

I tempi e le esigenze cambiano, tant’è che al vaglio del Parlamento ci sono più proposte per normare le nuove regole delle società sportive. Una di queste è sicuramente il Disegno di Legge, presentato dal senatore coriglianorossanese, Ernesto Rapani (forse memore delle tante disavventure capitate nel calcio nostrano), potrebbe cambiare le carte in tavola e normare la partecipazione popolare alla vita delle società sportive.

Il Ddl, infatti, punta ad introdurre nell’ordinamento alcuni strumenti in grado di coinvolgere i tifosi e di renderli direttamente responsabili rispetto alla proprietà e all’organizzazione delle società sportive, sia quelle professionistiche che dilettantistiche. E questo è un punto essenziale perché fino a quando si è parlato di azionariato popolare lo si è fatto sempre considerando due “campi”, quello delle decisioni che spettavano comunque agli organi sociali ufficiali e quello della partecipazione, relegata ai tifosi contribuenti. Insomma, un azionariato di fiducia dove le decisioni (e le agevolazioni fiscali) alla fine rimanevano sempre e solo in capo alla società.

Con la proposta Rapani, invece, le condizioni d’ingaggio cambiano. Perché, innanzitutto, tutte le società sportive, anche quelle dilettantistiche, in caso di azionariato popolare, passerebbero da semplici associazioni a Società a Rischio limitato (Srl) o, addirittura, alla più concreta e coerente formula della Società per Azioni (SpA); e secondariamente si darebbe l’opportunità di programmare meccanismi di raccolta di risorse economiche dai tifosi, concretizzandole in benefici fiscali e partecipativi. Per ogni quota, infatti, è previsto un voto e in base all’investimento sono previste anche delle agevolazioni di natura tributaria.  

Per gli enti sportivi a partecipazione popolare si prevedono una serie di agevolazioni fiscali, come una detrazione dall’imposta sui redditi delle Persone Fisiche pari al 30% dell’ammontare dell’investimento sostenuto, per la sottoscrizione delle quote di azione della società sportiva (per un importo massimo di 50mila euro e per un periodo pari ad almeno tre anni).  

Una vera rivoluzione che darebbe a ogni singolo tifoso, contribuente alle azioni societarie, il diritto di partecipare alle sorti della propria squadra del cuore. Un po’ quello che avviene da anni e con successo nelle associazioni sportive spagnole.

 

La strada giusta per ambire al grande calcio

Ritornando al mondo della Calabria del nord-est, la via dell’azionariato popolare, fatta così, con questi paletti, sembrerebbe quella più affascinante. E piace anche agli imprenditori. Gli stessi che per anni si sono tenuti fuori dalle dinamiche sportive, proprio per il timore di finire nel tourbillon della contestazione, che qui – lo ribadiamo – è sempre stato il vulnus dell’esperienza sportiva nostrana. Co-partecipare all’acquisto di azioni, trarne un beneficio fiscale e contribuire alla crescita sportiva della città e del territorio. È una strada giusta.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.