10 ore fa:Auto finisce fuori strada ma i soccorritori sul posto non trovano nessuno
6 ore fa:Festival Euromediterraneo di Altomonte: nel borgo, la magia dell’abbraccio
7 ore fa:Gli alunni dell'Istituto Amarelli in vista alla caserma dei Vigili del Fuoco di Co-Ro
5 ore fa:Movimento del territorio: «Continua la latitanza del sindaco sulle contrade»
6 ore fa:Al Museo Civico di Paludi la mostra personale di pittura di Rossella D’Aula
8 ore fa:Corigliano-Rossano: aperte le iscrizioni per la refezione scolastica
11 ore fa:Premio "Giorgio La Pira - Città di Cassano" assegnato al Cardinale Matteo Maria Zuppi
10 ore fa:Anche il M5S di Co-Ro fa partire la raccolta firme contro l'autonomia differenziata
7 ore fa:La Calabria isolata è il karma della Ferrovia Jonica: vittima di decenni di disattenzioni
10 ore fa:Il duo Pancella - D'Amato in concerto al pontile di Trebisacce

Ulteriori riflessioni di fine estate: il ruolo dei fuori sede e la loro centralità nel turismo locale

2 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - Le vicende che interessano i popoli del meridione, come quello corissanese – anch’esso vittima di una diaspora che accomuna tutta la Calabria per i più diversificati motivi – meritano di essere poste al centro del dibattito, analizzate e discusse con la più ampia e approfondita partecipazione. Troppo spesso nella dialogica interazione del “chi va” e del “chi resta” si confrontano visioni parziali del fenomeno con cui, in maniera severa, si contestano gli indicibili comportamenti, condotte e pensieri di chi ingiustamente ripudia le proprie origini.

Tema importante e centrale che il pregevole contributo “«Qui non c’è nulla»: sfoghi di fine estate contro una generazione che ripudia sé stessa” di Josef Platarota, pubblicato il 25 agosto 2023, ha il merito - condito dall’unicità di tecnica espressiva ed emotiva - di aver sollevato e provato a provocare una reazione in quella residua fiammella di orgoglio e partecipazione politica, verso l’ideale (e utopico) bene della cosa (res) pub(b)lica, che ciascun cittadino avrebbe non solo il diritto, ma soprattutto il dovere di coltivare con continuità e minore approssimazione.

Non si ha la pretesa di contrapporre citazioni storico-filosofiche, ma di affiancare una visione diversa e, per certi versi, complementare, forse eccessivamente vittima dell’esperienza vissuta e succube degli eccessi di un ossessionato e (assolutamente) criticabile pragmatismo, tipico imprenditoriale. Troppo spesso ci si dimentica e non si (vuol) vede(re) il poco evidente “lavoro” che ciascun fuori-sede (o emigrato) svolge a vanto della propria terra e si preferisce rappresentare il lato oscuro di quella minoritaria parte che, evidentemente, soffre della tanto ben descritta oicofobia, ma meno di antimeridionalismo. Basti al riguardo pensare che le classi dirigenti, nel settore privato e pubblico, in giro per l’Italia sono ricche e piene di nostre personalità, circostanza che sarebbe già di per sé sufficiente a giustificare la rappresentatività di cui beneficia la nostra regione ed il relativo ritorno di immagine, che la stessa non riesce a restituire.

Rimane assolutamente vera e condivisibile la ricostruzione “fattuale” del continuo lamentìo di “chi torna” nei periodi di vacanza, sostenendo che nella nostra “Co-Ro” “non ci sia nulla”. Vociare che – nell’umile punto di vista di scrive – si presenta insopportabilmente destituito di qualsiasi fondamento. In quanti altri posti, soprattutto nel periodo estivo, si può godere contemporaneamente di luoghi naturalistici straordinari - marini e di montagna a distanza di pochi chilometri sullo stesso territorio comunale - di un patrimonio culturale che spazia, per citarne una davvero minima parte, dal Castello Ducale di Corigliano fino al Patìr e alla Chiesa Bizantina del San Marco di Rossano, per non scomodare l’iconico Codex Purpureus Rossanensis, con un’immancabile pizzico di vita mondana a chiusura del cerchio.

Questo il messaggio di cui la maggioranza (da sottolinearsi) dei fuori-sede ha fatto come propria missione e che, da generazioni, si propone - con straordinari risultati - di sostenere il nostro turismo, mettendo una pezza là dove la classe politica si è dimostrata e si dimostra evidentemente deficitaria. Quanti milanesi, torinesi, veneti, bolognesi, fiorentini, romani, napoletani, nonché stranieri vivono e popolano le nostre coste e la nostra montagna grazie al nostro “passaparola”, alla silente attività promozionale che l’emigrato/il fuorisede svolge?

È giusto rimarcare e raccontare gli aspetti patologici - frutto di problematiche etico culturali che portano anche “chi rimane” a non avere gli strumenti per far apprezzare, coltivare e conservare quanto come terra e popolo abbiamo da offrire e a non riuscire a tramandare ai figli la nostra bellezza - ma ciò non può rappresentare l’unico spartito da suonare, rappresentando una parte della verità di chi, a malincuore (altra sottolineatura!), ha deciso e decide di allontanarsi da “casa” (si, perché “Co-Ro” anche dopo una vita rimane “casa” per chi qui è nato), ma che quotidianamente svolge la spontanea e naturale missione di diffondere, seppure in piccolo, il nome della propria città. Alle volte anche qualche parola al miele (peraltro altro prodotto identitario) verso gli emigrati, meriterebbe di essere posta al centro del dibattito e attivamente partecipata da chi resta.

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.