Troppi boati continuano a scuotere la serenità dei centri jonici. Serve porre un freno
Nessuna fonte ufficiale conferma ma il fastidioso rumore esplosivo avvertito quasi quotidianamente (oggi due volte alle 17.38) nei cieli della Sibaritide deriverebbe dall’impatto degli arei militari supersonici con il muro del suono
CORIGLIANO-ROSSANO – Un boato, spesso seguito da un secondo a pochissimi secondi di distanza; l’aria si ferma; i vetri vibrano; mentre il sangue raggela. Subito a seguire il rombo di un aereo, leggerissimo, che si allontana. L’impressione è che sia deflagrata una bomba, invece, altro non è che il rumore (anche se definirlo così è riduttivo) di un aereo supersonico che ha impattato contro il muro del suono. Sono aerei militari del gruppo interforze della Nato in esercitazione sulle nostre teste.
Oggi pomeriggio l’ennesimo bang sonico, alle 17.38, su Corigliano-Rossano.
Non si hanno molti riscontri a riguardo ed è quasi impossibile ricevere conferme dalle fonti ufficiali ancora meno dai diversi siti e applicazioni che mappano i cieli ma solo per l’aviazione civile. Le esercitazioni in assetto da guerra o difesa sono coperte da segreto militare. Le uniche notizie che si riescono a reperire, invece, sono quelle delle esercitazioni archiviate come le operazioni “Comao 21-02” e la più recente “Falcon Strike 2022” che indicano lo specchio di mare compreso tra l’insenatura del porto di Taranto e Capo Trionto (Corigliano-Rossano) come area “Maxim”, ad altissima intensità esercitativa. Tra il 2020 e la fine del 2022 sono state decine le esercitazioni dell’aeronautica militare, alcune coordinate anche con la Marina e l’Esercito ed i gruppi interforza, sulle nostre teste e nel mar Jonio.
In realtà tutte le manovre di addestramento del sistema di difesa, di regola e norma, non dovrebbe interferire in alcun modo con le attività civili. A terra e in mare, gestire questo confine tra area militare e civile è semplice. Più complesso, invece, farlo nei cieli, non essendoci in aria linee di demarcazione. È facile, allora, che il pilota di un caccia ipersonico possa trovarsi a spingere il suo velivolo a massima velocità lì dove, invece, sarebbe vietato. Ed è questa la spiegazione più plausibile al cosiddetto bang sonico.
Il boato sonico, anche detto boom sonico o bang sonico, è un particolare fenomeno che si verifica quando un aereo in volo genera una compressione dell’aria, simile alle onde generate da una nave in movimento in acqua, e poi aumenta la sua velocità fino a “rompere” l’aria, determinando così l’effetto di una onda sonora.
La velocità a cui si verifica il boato sonico si chiama Mach 1 (numero che identifica il rapporto tra la velocità di un oggetto che si muove in un fluido e la velocità del suono all’interno dello stesso fluido).
Questo fenomeno si può verificare anche quando l’aereo e il suono si trovano alla stessa velocità. Il boato generato può essere avvertito come più o meno violento a terra, in base alla distanza. I piloti degli aerei che possono volare a una velocità tale da determinare un boato sonico devono raggiungere una quota pari ad almeno 36 mila piedi, considerata la soglia oltre cui il fenomeno non è percepito a terra.
In passato, il ripetersi continuo di questo fenomeno nell’area del bacino jonico apulo-calabro-lucano aveva spinto il senatore della Lega Fausto De Angelis a presentare un’interrogazione all’allora Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, per lanciare un appello: cambiare le rotte degli aerei dell’Aeronautica Militare. Evidentemente, all’epoca, la questione non suscitò molto interesse nelle alte sfere romane. Dal momento, però, che i fenomeni dei bang sonici negli ultimi mesi sono aumentati creando disagio e paura, probabilmente, sarebbe opportuno riportare il problema all’attenzione del Governo.