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Calabria prima (purtroppo) in disservizi: i treni regionali più "anziani" d'Italia li abbiamo noi

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CALABRIA - «Per rendere la mobilità sostenibile, e dunque ridurre l’inquinamento prodotto dalla congestione del traffico, esiste una sola possibilità: offrire un’alternativa all’auto. Soprattutto in un settore chiave, i treni regionali. Per i milioni di pendolari che ogni mattina si riversano nelle città e devono raggiungere in orario il posto di lavoro, scuola e università, i treni devono essere efficienti e affidabili. A che punto siamo in questa transizione?». L’incipit dell’inchiesta del Corriere della Sera – firmata da Milena Gabanelli e Gianni Santucci – parla anche dalla Calabria. E con dati non lusinghieri. Perché nel post-Covid, l’Italia ha visto una sorta di controrivoluzione, con un utilizzo in calo dei trasporti alternativi all’auto. In parte per “colpa” dello smart working, in parte per via di infrastrutture “scadenti”. 

Il quadro nazionale dice che ci sono undicimila chilometri di ferrovie (il 56%) a binario unico. Quasi 6 mila chilometri (il 29%) ancora con treni diesel. Le infrastrutture più «scadenti» riguardano quasi esclusivamente i collegamenti regionali, e soprattutto al Sud. E per i treni la situazione non è rosea: il 43% dei quasi 2.800 convogli regionali ha più di quindici anni, con punte di «anzianità» sopra il 70% in Calabria e Campania. La Calabria ha treni tra i più “anziani” d’Italia: il 78,7% ha più di 15 anni. Sta peggio soltanto il Molise, dove la cifra tocca il 95%. 

Altro aspetto analizzato nell’inchiesta: il confronto tra mezzi di trasporto. Con l’autostrada che batte la ferrovia e l’aumento di auto (+7 milioni) in circolazione rispetto a 20 anni fa. Un passaggio in Calabria anche per quest’altra controrivoluzione. Nel 2021 il tasso di motorizzazione è salito a 67,2 veicoli ogni 100 abitanti (66,6 nel 2020)». Reggio Calabria, Catania e Firenze hanno più di 70 auto ogni 100 abitanti; Roma, Bologna, Torino, Palermo e Napoli sono sopra 60. A Madrid circolano 48 auto ogni 100 abitanti, a Londra 36, a Berlino 35. L’ultima speranza, tanto per cambiare, è affidata al Pnrr. I progetti pensati (tra questi l’Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria) prevedono la spesa dei fondi entro il 2026. Ma i tempi sono incompatibili con i nostri processi amministrativi. E i soldi rischiano di sfumare, assieme alla rivoluzione mai nata dei trasporti.

(Fonte corriere della calabria) 

Veronica Gradilone
Autore: Veronica Gradilone

26 anni. Laurea bis in Comunicazione e Tecnologie dell’Informazione. Mi piace raccontare le storie, non mi piace raccontare la mia