Tumori, nella Sibaritide mancano gli strumenti diagnostici: pazienti pronti a incatenarsi
L’unica Pet della provincia si trova a Cosenza. Tavernise (M5s) presenta un’interrogazione per dotare i centri oncologici di adeguate strumentazioni di diagnosi e cura

CORIGLIANO-ROSSANO – È un male subdolo, silenzioso, inaspettato. Alcune volte è sintomatico, altre volte no. Stiamo parlando dei tumori. Purtroppo negli ultimi anni l’incidenza delle malattie oncologiche è aumentata notevolmente sul territorio calabrese e, in particolar modo, nella provincia di Cosenza. Fortunatamente la medicina sta facendo passi da gigante anche in questo campo e l’aspettativa di vita dei malati oncologici è notevolmente aumentata rispetto al passato. Ma un fattore resta fondamentale: il tempo. Per questo motivo è fondamentale fare prevenzione: molto spesso fare una diagnosi quando il tumore è allo stadio iniziale può fare la differenza… può salvare la vita.
Purtroppo l’emergenza Covid ha rallentato i programmi di screening e questo ha alzato la soglia di rischio delle neoplasie. Bisogna recuperare il tempo perso e investire sugli strumenti diagnostici.
È su questi presupposti che il consigliere regionale Davide Tavernise (M5s) ha sollevato il problema presentando un’interrogazione al Presidente della Giunta regionale inerente alla carenza di strumentazione per la diagnosi dei tumori nella provincia di Cosenza, la provincia più estesa di tutta la Regione.
Sembra assurdo, ma qui è presente «una sola Pet per la diagnosi precoce dei tumori situata nel capoluogo bruzio. la Pet (Tomografia ad Emissione di Positroni) consente di rilevare alterazioni funzionali, e quindi anche molto precoci, di organi e apparati e costituisce un indispensabile strumento di diagnosi delle malattie oncologiche, utile a calibrare correttamente le terapie e gli interventi».
I numeri riportati da Tavernise sono allarmanti. «Nel corso del 2021 – scrive - il numero di morti di tumori in Calabria è stato pari a 1.648 persone, di cui 885 nella sola provincia di Cosenza; è cresciuta, in particolare, la preoccupazione sul fronte delle patologie neoplastiche nella Sibaritide. I tumori hanno avuto un incremento del 30%. Il dato non tiene conto delle neoplasie del sangue come le leucemie, i mielomi e i linfomi in quanto la divisione di oncologia del presidio ospedaliero spoke di Corigliano-Rossano è sprovvista di un ematologo»
Ma quello che è ancora più sconcertante è che «la Calabria non raggiunge neanche i livelli minimi di copertura per la cura dei tumori. La nostra Regione, - spiega Tavernise - insieme al Molise, ha il triste record di propri pazienti che decidono di curarsi fuori dalla loro regione di residenza con circa il 50% dei pazienti oncologici che emigrano».
Viaggi estenuanti, soprattutto per chi già deve combattere una battaglia difficile contro una malattia che logora corpo e mente. A fronte di chi parte, c’è anche chi resta… e lotta per i propri diritti: «Da tempo è in atto la protesta di un paziente oncologico che è pronto ad incatenarsi e avviare lo sciopero della fame per ottenere la Pet» rivela il consigliere.
Ed è per queste ragioni che Tavernise chiede al Presidente della Giunta regionale «se e come intende assumere ogni utile e necessaria iniziativa nei riguardi del Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario della Regione Calabria affinché si possa dare una celere risposta ai bisogni sanitari dei pazienti oncologici della provincia di Cosenza, dotando i centri oncologici di adeguate strumentazioni di diagnosi e cura, ad iniziare da una Pet nel territorio della Sibaritide, per consentire ai pazienti di affrontare la malattia senza dover più sopportare viaggi fuori regione, che rappresentano un costo per le famiglie e i servizi sanitari regionali».
Una richiesta che non può che trovare il pieno appoggio di quanti vivono in questo territorio.