Un "Codice Viola" per garantire soccorso e riparo alle donne che subiscono violenza
Stamani al Castello Ducale un seminario, presieduto dal prefetto Ciaramella, che ha sancito il Protocollo d'Intesa tra Comuni, Istituzioni, Asp e Associazioni per la promozione di strategie condivise
CORIGLIANO-ROSSANO – Si è tenuto questa mattina, al Castello Ducale di Corigliano-Rossano il seminario formativo “Codice Viola: Il sistema integrato di intervento nelle situazioni di urgenza nei casi di violenza sulle donne”.
L’evento rappresenta la conclusione del percorso di sottoscrizione da parte dei comuni degli Ambiti Territoriali Sociali coinvolti (Castrovillari, Trebisacce, Acri, Corigliano-Rossano) del “Protocollo d’intesa per la promozione di strategie condivise finalizzate alla prevenzione e al contrasto del fenomeno della violenza in provincia di Cosenza”.
Un documento, quello sottoscritto nella giornata di ieri, che è anche un modello di intervento messo a punto al fine di agire riducendo al minimo il margine d’errore degli operatori coinvolti (forze dell’ordine, personale sanitario, associazioni, assistenti sociali). L’approccio prevede misure immediate di soccorso, sostegno e solidarietà alle vittime e fornisce linee programmatiche d’azione in merito alla prevenzione, attraverso azioni di sensibilizzazione e formazione continua, vicinanza alle vittime, multidisciplinarietà del metodo e convergenza nel modello operativo. Il progetto prevede anche un canale di accesso al pronto soccorso ospedaliero riservato.
In apertura i saluti del Sindaco Flavio Stasi, il quale ha sottolineato l’importanza di momenti come questo che, pur essendo necessari e ormai frequenti, non innescano ancora una reale inversione di rotta nel tessuto sociale contemporaneo. La società in cui viviamo fatica a interiorizzare i temi trattati, c’è ancora molta strada da fare.
Lo ha ricordato il Prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella: il femminicidio risulta essere la decima causa di morte nelle donne tra 15 e 50 anni (circa). «È importante – ha ribadito - che si agisca preventivamente. Oggi le istituzioni sono maggiormente consapevoli e protocolli come quello stipulato aiutano ad agire in sinergia, su un modello che è realmente operativo».
E non solo. Il Sostituto Procuratore della Repubblica di Castrovillari, Simona Manera, ha posto l’accento su un’altra questione spesso trascurata. «Quando si affrontano casi di violenza contro le donne – ha affermato - non si deve pensare solo alla denuncia ma bisogna fare in modo che nella vittima persista questa volontà nel tempo. Spesso la donna decide di ritrattare, può pentirsi, e noi siamo costretti a bloccare i procedimenti». Ecco perché un sistema integrato e tempestivo, che tenga conto anche delle fasi successive, è importante.
Un altro tema rilevante riguarda la violenza in ambito sanitario. Secondo i dati riportati dal Direttore Sanitario, Martino Rizzo, che ricadono sotto la dicitura “infortuni sul lavoro” «il 75% riguarda le donne, il 25% gli uomini. La violenza sulle donne in ambito lavorativo è inflitta quasi unicamente dai colleghi maschi».
«Circa 5000 ingressi al Pronto Soccorso – prosegue – avvengono a causa di violenze. È evidente, i numeri si riducono se si tengono in considerazione solo le denunce ma diventano considerevoli se si analizzano gli accessi ai PS. Molte donne mentono sulle dinamiche e tendono ad inventare, a nascondere le reali cause. È questa è solo la punta dell’iceberg perché si recano in ospedale solo coloro che hanno subìto traumi importanti, il resto resta sommerso. Ecco che allora le Asp devono individuare precocemente le situazioni dubbie e segnalarle».
Le Forze dell’Ordine, in questo, si sono dette pronte e sempre impegnate a contrastare la violenza. Il Questore di Cosenza, Michele Spina, ha ribadito che «da oggi la sottoscrizione del protocollo entra nel vivo. Da adesso ci sono gli strumenti operativi, le linee programmatiche e i team di specialisti che lavorano con le procure, tutto questo lavoro fatto in sinergia agevolerà l’operato di Polizia e Carabinieri».
La novità del protocollo, lo ha ribadito il Presidente dell’associazione Mondiversi, Antonio Gioello, «risiede proprio nel modello di accoglienza integrato che agisce contemporaneamente e tempestivamente insieme al resto degli operatori coinvolti. Un modello che si occupa soprattutto del “dopo”, cioè di quel momento post emergenziale a cui si rischia di arrivare impreparati. Programmare anche questa fase è fondamentale».
A fare da sfondo l’urgenza ed emergenza educativa. Il vero cambio di passo lo si riscontrerà allorquando l’intera società sarà capace di emanciparsi culturalmente. Per questo è necessario che istituzioni e associazioni continuino a portare avanti il loro lavoro di sensibilizzazione nelle scuole, l’unico ed ultimo baluardo di speranza di questa società.