Facoltà di Archeologia: serve un distaccamento nella Sibaritide
Nel museo di Sibari per catalogare i reperti studiosi da Lucca e dalla Vanvitelli di Napoli. Abbiamo la magistrale ma manca la triennale. Ci sono i siti archeologici ma non gli specialisti. Un distaccamento dell'ateneo sul territorio sarebbe la soluzione
CORIGLIANO - ROSSANO - A forza di pensare che l’erba del vicino sia sempre più verde, abbiamo finito col far seccare la nostra. Viviamo nell’ombelico del mondo dell’archeologia. Un triangolo strategico tra Sibari, Trebisacce e Francavilla Marittima che fa della Sibaritide un laboratorio a cielo aperto utile non solo a ricostruire la Storia ma anche a formare i professionisti del settore.
Scavi che attirano attenzione a livello internazionale, 20mila cassette con 500mila ritrovamenti che scalpitano nei magazzini del museo di Sibari per essere osservati e classificati. E noi, come tradizione vuole, cerchiamo gli esperti da fuori. Già, perché l’idea di investire su quello che abbiamo e creare un indotto che ci porti a formare gli specialisti di cui abbiamo bisogno per poi impiegarli nei nostri scavi e nei musei, sembra difficile da mettere in pratica.
Nella culla della Magna Grecia, nella città di Corigliano Rossano, non ci ha mai sfiorato l’ipotesi di aprire un distaccamento della Facoltà di Archeologia. Beh, chi ha il pane non ha i denti. Ma anche sull’offerta formativa dell’Università della Calabria i conti non tornano.
C’è il corso di laurea magistrale in Archeologia ma non esiste la triennale. Si può accedere alla specialistica con diplomi di laurea in Lettere e Beni culturali che abbiano una quota specifica di crediti acquisiti con determinati insegnamenti. Una facoltà monca e, a volerla dire tutta, meno competitiva sul mercato. Chi esce da questo tipo di percorso, potrebbe avere le stesse possibilità di chi studia archeologia fin dal primo anno e dunque dalla triennale?
toQuesta potrebbe essere l’occasione non solo di aprire un distaccamento, ma di ripensare anche, oltre alla magistrale, di attivare una triennale di archeologia.
In tal modo, come è accaduto per gli scavi di Broglio a Trebisacce, non avremmo avuto bisogno di studiosi provenienti dalla Danimarca per catalogare i reperti presenti nel parco. Con ciò nulla togliere agli specialisti esteri o fuori regione, ma saper mettere a frutto le risorse che abbiamo e riuscire a costruire intorno ad esse un sistema che generi occupazione ed economia, è proprio il tipo di politica di cui ha bisogno questa terra.
Non basta la visita, seppur gradita e mediaticamente d’effetto, di un Vittorio Sgarbi che lancia la proposta di una candidatura della Sibaritide a patrimonio dell’Unesco. Occorre valorizzare le nostre ricchezze. E’ come se le Saline di Trapani non pensassero di commercializzare il sale. Le famose cassette di reperti che hanno trovato posto nel museo di Sibari verranno vagliate dai ricercatori dell'Imt Scuola Alti Studi di Lucca e dell'Università della Campania Vanvitelli. Ma noi, che ci siamo dentro, cosa aspettiamo a creare un distaccamento che possa dare un futuro e una speranza ai nostri giovani, formandoli con delle competenze richieste nella nostra stessa terra?