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Donazione organi, nonostante il grande esempio di Felice Calabrò a Co-Ro permane un profondo vuoto culturale

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CORIGLIANO-ROSSANO – Continua il nostro percorso attraverso il racconto del prezioso lavoro delle associazioni del territorio. Questa volta abbiamo deciso di ospitare una realtà che tratta un tema importantissimo: la donazione degli organi.

Evelina Tavernise, docente e vicaria dell’associazione del gruppo intercomunale Aido, ci ha aiutato a capire qualcosa in più sull’operato e gli obiettivi di sensibilizzazione di questa neonata sede cittadina. Lo ha fatto intervenendo all’Eco in Diretta, il talk della nostra testata condotto dal direttore Marco Lefosse.

Un argomento delicato che si scontra con una cultura locale ancora troppo ancorata a retaggi del passato. Questo rischia di frenare le adesioni e ostacolare uno straordinario strumento salvavita.

«Sì – afferma Tavernise. Innanzitutto lo scopo dell’associazione Aido è raccogliere le dichiarazioni di volontà e consenso per la donazione di organi, tessuti e cellule da cui dipendono le vite di persone che hanno una sola possibilità, quella del trapianto. In Calabria, e in generale nelle zone del sud Italia, c’è ancora molto da fare. Poche settimane fa la presidente dell’Aido Nazionale, Flavia Petrin, commentava i dati del report del Centro Nazionale Trapianti dai quali emerge da un lato una certa soddisfazione per l’incremento del numero delle donazioni e quindi dei trapianti, ma dall’altro si registra una consistente quota di opposizioni al sud. Un discorso che è culturale. È difficile ragionare su questi temi perché si tende a considerare il tutto da vivi, e per questo viene vissuta come un’usurpazione del corpo. Non si riesce ancora a fare il passo successivo. “È una necessità sociale”, così il Papa nel 2019 definiva l’operato di Aido».

Il problema risiede quindi nello sforzo del singolo di pensarsi come corpo non più in vita ma ancora capace di donarla, attraverso questa preventiva dichiarazione di volontà.

«Sulla cultura del trapianto c’è ancora molta strada da fare. La medicina ha fatto passi da gigante e la percentuale di trapianti che avvengono con successo è sicuramente maggiore rispetto agli anni passati.

Corigliano-Rossano è stato uno dei primi centri, rispetto anche ad altre realtà locali, ad aderire alla campagna di donazione degli organi, sperimentando al contempo il dolore e la gioia che caratterizzano queste circostanze. È il caso di Felice Calabrò, ragazzo prematuramente scomparso negli anni '90 a causa di un incidente, i cui genitori compirono un gesto di generosità immenso.

«Non a caso – dichiara la vicaria - il nostro gruppo è intitolato proprio a lui, che fu il primo cittadino donatore della nostra città. La sua famiglia ci sostiene e noi ne siamo felici».

E sulle attività di sensibilizzazione atte a stimolare la coscienza civica, anche nelle giovani generazioni afferma: «Proprio in virtù di tale aspirazione e in occasione del 50° anniversario di Aido abbiamo indetto il primo concorso a cui parteciperanno molte scuole del territorio, ben 58 classi. I ragazzi si esprimeranno attraverso il mezzo che riterranno più opportuno (un elaborato, un video, la pittura, la scultura… ) con lo scopo di indurli alla riflessione. È da loro che bisogna partire. Stiamo anche cercando anche di organizzare un incontro formativo con degli specialisti, questo perché è bene che si sappia cos’è la donazione, è necessario offrire gli strumenti teorici e tecnici per comprendere e parlare di un tema così importante».

Per tanto tempo l’operato dell’Aido è stato assente a Corigliano-Rossano. Come risollevare il territorio inducendolo a trattare questi temi?

«Noi siamo nati il 9 settembre del 2022. In questo primo semestre posso dire che il bilancio è positivo: ad oggi contiamo 120 associati. Un grosso numero. Abbiamo fatto tanti banchetti informativi anche nei paesi limitrofi e preso parte alla diretta streaming a Reggio Calabria. Stiamo cercando di essere presenti sul territorio, provando ad essere assidui e frequenti, provando a stringere anche delle collaborazioni con altre realtà associative e sperando di stringere protocolli d’intesa anche con i comuni: si deve creare una rete sul territorio che cooperi. Negli anni è mancata.

E sull’attenzione del mondo sanitario nei confronti di realtà come la vostra: «Fa parte del nostro direttivo anche la psicologa Lucia Pucci, che conosce l’ambiente sanitario locale e che ci aiuta a fare da ponte. Siamo noi che stiamo cercando di coinvolgerli nelle nostre iniziative».

Unico neo della nuova associazione: non ha una sede operativa. Ci uniamo al loro appello chiedendo alle istituzioni che si facciano carico di questo problema fornendo una sede adeguata alle loro esigenze.

Ricordiamo che per aderire all’associazioni le modalità sono le seguenti: attraverso un atto olografo scaricando il modulo dal sito aido.it (che deve poi essere consegnato all’associazione) o attraverso la registrazione online sull’app, in cui si può fornire la propria dichiarazione in qualsiasi momento. Tutti i contatti utili si possono trovare sulla pagina fb.

L’invito è rivolto a tutti, donate!

 

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.