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Lavatrici, frigoriferi, pneumatici e anche contenitori di pesticidi… ecco cosa ci hanno restituito i fiumi

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CORIGLIANO-ROSSANO – Se la violenza dell’uomo nei confronti della natura spesso è consumata nel segreto e lontana da occhi indiscreti, è la natura stessa che si ribella e mette in luce tutte le malefatte dell’uomo. In questi giorni le spiagge della Sibaritide sono una grande discarica a cielo aperto dove si trovano rifiuti di ogni genere, molti anche classificati nella categoria di massima pericolosità. È il mare che li ha restituiti all’uomo dopo che i fiumi e i torrenti hanno fatto il loro dovere, riversando nello Jonio ingenti quantità di acqua e con essi anche inerti e, appunto, la monnezza dei soliti incivili.

È bastata una passeggiata in spiaggia, incoraggiata da un bel sole autunnale, a mettere in luce vere e proprie mostruosità. C’è di tutto sul nostro lungo arenile. Un’esposizione ben condita di obbrobri dell’inciviltà umana: si va dalle lavatrici ai frigoriferi, passando da ogni genere di involucro di plastica e decine (se non centinaia) di copertoni di veicoli.

A risaltare all’occhio, però, nel tratto di spiaggia di Sant’Angelo (area Rossano), non lontano dalla foce del torrente Colognati, sono decine di boccette bianche. Bottiglie in plastica da mezzo litro, bidoncini da 5 litri e di altra taglia. Nel mare magnum della plastica che si trova sulla battigia non avrebbero alcun valore se, però, sulle etichette ancora integre non si evidenziasse che quegli involucri, fino a non molto tempo fa, contenevano medicinali utilizzati perlopiù in agricoltura.

Insetticidi, pesticidi, fitofarmaci, ormoni. Probabile che i residui di questi contenitori siano finiti nelle acque dei torrenti, prima, e del mare, poi. Sappiamo, però – perché lo dicono le etichette – che si tratta di elementi altamente nocivi per l’ambiente, velenosi per l’ecosistema e ovviamente anche per l’uomo.

La normativa in materia è chiara: I contenitori vuoti di fitofarmaci sono da classificarsi come rifiuti speciali pericolosi (CER 02.01.08 e CER 15.01.10) e quindi è obbligatoria la loro gestione. In realtà, esistono delle procedure particolari per il loro smaltimento che non può essere conferito nei classici bidoni della differenziata, tantomeno del talquale. Piuttosto andrebbero smaltiti attraverso aziende specializzati o in luoghi di stoccaggio appositamente allestiti. E invece, li troviamo abbandonati, in tutta la loro pericolosità lungo le nostre spiagge.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.