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Annullare i costi dell'energia mettendo in rete tutti gli impianti di produzione presenti sul territorio

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CORIGLIANO-ROSSANO – E se Corigliano-Rossano fosse tra le prime realtà municipali a sperimentare i benefici della Comunità Energetica? Una vera e propria autonomia in tema di energia elettrica. Non è fantascienza. Anzi. Ad oggi basterebbe mettere in rete (o, per meglio dire, in comunione) tutti gli impianti di produzione di energia rinnovabile presenti su edifici pubblici e privati per soddisfare la richiesta energetica della terza città della Calabria.

Non più energia prodotta e messa in rete per essere ricomprata a costi di mercato (spesso altissimi) ma produzione e consumo diretto, qui, sul territorio. È possibile e fattibile da subito se solo il Comune acquisisse una visione e realizzasse un hub dell’energia, una comunità energetica appunto. Del resto, in una visione macro è quello che qualche giorno fa ha chiesto lo stesso Presidente della Calabria, Roberto Occhiuto. La Calabria potrebbe produrre, vendere e fare cassa (per poi rinvestire in sanità e servizi, ad esempio) grazie alla grande mole di produzione elettrica da fonti rinnovabili (solare, eolico, idroelettrico su tutti).

Corigliano-Rossano, tra l’altro, potrebbe realizzare da subito questo progetto ed essere “progetto pilota” in regione sfruttando parte delle infrastrutture di trasferimento dell’energia appartenenti alla dismessa centrale Enel e, volendo, anche gli spazi di quello che un tempo fu la vecchia centrale per la produzione di energia pulita e di altre tecnologie, che per forza di cose serviranno per sostenere la transizione energetica ed ecologica.

La crisi energetica e l’emergenza climatica sono temi che vanno discussi con la massima urgenza, non possono essere in alcun modo rimandati. E il nostro territorio, come del resto tutta l’Italia, sta pagando un prezzo “salatissimo” a causa di tanto disinteresse. Le amministrazioni cittadine dovrebbero accogliere con maggiore forza e interesse le sfide in materia di energia sostenibile e agire costantemente affinché si intercettino progetti finanziabili e spendibili in tal senso.

Quest’anno, per la prima volta, l’impatto di questi stravolgimenti energetico-climatici è stato avvertito da tutti e a vari livelli. Dalla grande impresa, alle prese con l’aumento vertiginoso dei costi dell’energia, alla piccola famiglia che ha dovuto fronteggiare (e ancora fronteggia) il caro bollette. Dall’estate che sembra non voler finire fino ai disastri climatici che imperversano in tutto il mondo. Gli effetti sono stati devastanti.

Insomma, costi insostenibili e incertezze diffuse sul futuro del nostro pianeta.

Ma come invertire questa tendenza? Proviamo a ragionarci su partendo dalle piccole realtà locali. Corigliano-Rossano, lo ricordiamo, è il comune con la più ampia estensione territoriale della Calabria. Questo primato, unito ai potenziali benefici della fusione (e quindi al privilegio di poter accedere a maggiori risorse), alla vocazione agricola e zootecnica del territorio e al clima favorevole, potrebbe rappresentare un vantaggio per l’attuazione di una delle soluzioni più interessanti in tema di energia: la comunità energetica (Ce).

Le Ce potrebbero rendere autonome le nostre città, facendo del bene alle tasche dei consumatori ma soprattutto all’ambiente. Ciò significherebbe garantire indipendenza energetica, o una sensibile riduzione dei costi in bolletta, a tutte le realtà presenti sul territorio interessato.

Se la sovrapproduzione di un produttore x, che per il proprio fabbisogno sfrutta un sistema rinnovabile, anziché rimetterla in rete venisse sfruttata a livello locale, si potrebbe creare una rete di energia cittadina autonoma. In aggiunta, tutta l’energia sovraprodotta, potrebbe essere ceduta e quindi venduta, traendone così ottimi vantaggi anche in termini economici. Si diventerebbe, pertanto, sia produttori che consumatori.

Purtroppo, sappiamo bene che l’ostacolo maggiore alla costruzione di Ce sono proprio le istituzioni. Secondo un report di Legambiente solo poche comunità sono riuscite a completare l’iter, «a pesare: ritardi, lungaggini burocratiche, la mancanza degli incentivi da parte del Mite, il ritardo di Arera sull’emanazione delle regole attuative (che si uniscono alle difficoltà nel ricevere le informazioni necessarie a identificare l’ambito di sviluppo delle Cer), ai ritardi nelle registrazioni e al ricevimento degli incentivi, ma anche a preventivi onerosi per allacci alla rete».

A questo bisogna aggiungere che le nostre reti elettriche non sono stata progettate e realizzate per questo modello energetico alternativo, anzi, erano e sono concepite come una grande cascata dalle centrali fino alla rete di bassa tensione.

Questo però non deve scoraggiare, perché le soluzioni, seppur di difficile attuazione, esistono e vanno attuate con determinazione. Solo lavorando in questa direzione e avendo come fine la salvaguardia dell’ambiente, potremo salvare i nostri territori.

 

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.