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Buon compleanno Unical! Ieri la celebrazione dei 50 anni del Campus per eccellenza

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RENDE - 50 anni fa l’Università della Calabria apriva le porte ai primi studenti: poco meno di 600 divisi in tre corsi di laurea. Oggi sono circa 25.000 a frequentare 78 corsi di laurea, con un numero di immatricolati che circa 5000 ogni anno. Dai 59 docenti di quel 1972 si è arrivati agli 829 del 2022. È questa l’Unical che si presenta 50 anni dopo l’apertura del suo primo anno accademico, celebrando l’anniversario con un’inaugurazione di alto livello che ha visto, ieri mattina nell’aula magna dell’ateneo di Rende, la presenza del premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi.

L’inaugurazione del cinquantunesimo anno accademico ha preso il via ufficialmente con il corteo dei direttori di dipartimento, del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione dell’Unical a cui è seguita la chiama dei rettori arrivati dall’Italia e anche dall’estero per omaggiare l’ateneo in questo importante anniversario. Subito dopo, il moderatore Federico Bria, ha chiesto di osservare un minuto di silenzio in onore di monsignor Francesco Nolè, arcivescovo di Cosenza - Bisignano, deceduto lo scorso 15 settembre, seguito da un momento musicale eseguito dal quartetto d’archi del Conservatorio di Cosenza.

Ha quindi preso la parola il rettore Nicola Leone, con un intervento che non solo ha segnato il bilancio di questi primi 50 anni dell’Unical ma è stata anche occasione per una relazione di medio termine del suo mandato, arrivato al giro di boa dei tre anni. Leone ha richiamato in più occasioni il sogno del primo rettore Unical, Beniamino Andreatta, che immaginava l’ateneo come fucina di formazione della futura classe dirigente calabrese, con una funzione civile oltre che scientifica.

«Una scommessa che oserei dire vinta - ha spiegato il rettore Leone - Più di 100.000 giovani hanno conseguito il titolo di studio presso ​l’Università della Calabria: tra di loro ci sono gran parte degli insegnanti di oggi​, dei dirigenti di oggi​ e i vertici di diverse istituzioni calabresi​. Essi hanno positivamente contribuito all’innovazione e alla crescita socio culturale della Calabria». Negli anni, grande l’apertura è stata anche nei confronti della comunità internazionale che ha mostrato grande interesse, tanto da superare quest’anno le 5000 domande di ammissione da parte di studenti stranieri, attratti dai nostri 10 corsi internazionali e dai 21 dual degree. 

L’Unical non è cresciuta solo nella didattica; grandi passi sono stati fatti nel campo della ricerca grazie all’impegno di tanti giovani ricercatori che sono nati nell’Unical e che qui hanno deciso di fermarsi, sentendosi parte di una missione culturale più alta e offrendo il loro talento al servizio del territorio. Accanto al genio delle menti, la ricerca viene sostenuta da più di 130 laboratori scientifici e da grandi infrastrutture tra le quali Sila, Agrinfra e Star, sorgente a raggi X ad alta energia, infrastruttura di ricerca di interesse strategico nazionale. Ricerca e infrastrutture ottenute grazie anche alla grande capacità di intercettare finanziamenti, linfa vitale per un’università nata e cresciuta in un tessuto economico modesto. Solo quest’anno, ad esempio, l’ateneo è riuscito ad ottenere 101 milioni di finanziamento: 75 milioni di euro sul Pnrr, 5 milioni sul Piano operativo salute, 4 milioni dal Ministero dell’economia e 17 sui bandi per l'edilizia universitaria. Il rettore Nicola Leone si è poi soffermato sulla terza missione e il trasferimento tecnologico che ha dato vita a moltissimi spin-off, oggi sono 48 che danno lavoro a centinaia di giovani laureati. 

Certo, le sfide del futuro sono ancora tante e passano anche dal miglioramento di alloggi e servizi, a garantire il diritto allo studio a tutti gli studenti, per i quali mancano ancora oggi risorse statali sufficienti. «L’Unical ha compiuto l’ambiziosa missione per cui à nata? - si è chiesto in conclusione il rettore Leone. Certamente ha avuto un enorme impatto sulla formazione e sullo sviluppo socio-culturale​, ha favorito l'innovazione e la crescita del territorio​. Ma per lo sviluppo economico l'università da sola non basta​. La politica deve fare la sua parte​ in ambito di infrastrutture, trasporti e sicurezza. Il Pnrr in questo senso offre una grande opportunità e l’Unical mette a disposizione le proprie competenze per realizzare progetti in sinergia con l’istituzione regionale. Quindi più che rispondere alla prima domanda a chi nutre dubbi sul positivo impatto dell’Unical sul territorio ne propongo io un’altra. “Cosa sarebbe stata la Calabria oggi senza l’Unical?”».

Subito dopo il rettore, hanno preso la parola Marilena Lovoi, la più giovane dipendente Unical, per il personale tecnico amministrativo e Elizabeth Doria Rosales, studentessa cubana, per gli studenti. Sono seguiti poi gli interventi della presidente del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), Maria Chiara Carrozza e del presidente dell’Anvur (Agenzia nazionale per la valutazione dell’università e della ricerca), Antonio Uricchio. 

Infine l’attesa lectio magistralis su “Il valore della scienza” del professor Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica (intervenuto in diretta streaming per un problema dell’ultima ora), introdotta da un saluto del professore emerito Roberto Bartolino, collega e amico personale di Parisi. «Stiamo affrontando un periodo di pessimismo sul futuro - ha spiegato Giorgio Parisi - originato da crisi di diversa natura: crisi economica, riscaldamento globale, esaurimento delle risorse e inquinamento. In molti Paesi, sono in aumento anche le disuguaglianze, l'insicurezza, la disoccupazione e la guerra. Mentre un tempo si pensava che il futuro sarebbe stato inevitabilmente migliore del presente, la fede nel progresso, nelle magnifiche sorti e progressive degli esseri umani si è erosa: molti temono che le generazioni future staranno peggio di quelle attuali. E così come la scienza ha ricevuto il merito del progresso, ora riceve la colpa del suo declino”. Ma il futuro dell’umanità dipende in larga parte proprio dai progressi scientifici.

«In questi giorni - ha infatti continuato il professore - l'umanità deve fare delle scelte essenziali; deve contrastare il cambiamento climatico. Per decenni, la scienza ci ha avvertito che il comportamento umano stava gettando le basi per un drammatico aumento della temperatura del nostro pianeta. Ma la scienza da sola non è sufficiente. Uomo avvisato mezzo salvato, dice il proverbio, ma solo mezzo. Sono necessarie decisioni politiche, soprattutto da parte dei Paesi ricchi. Dobbiamo andare oltre il miope interesse nazionale per risolvere i problemi globali con lo spirito di "whatever it takes". Il Covid ci ha insegnato che siamo tutti collegati e ciò che accade nei mercati dei giochi o nella foresta amazzonica riguarda profondamente tutti noi».

«Bloccare con successo il cambiamento climatico - ha infatti spiegato il Nobel - richiede uno sforzo mostruoso da parte di tutti: si tratta di un'operazione con un costo colossale, non solo finanziario ma anche sociale, con cambiamenti che influiscono sulla nostra vita. La politica deve garantire che questi costi siano accettati da tutti: coloro che hanno utilizzato più risorse devono contribuire di più, per incidere il meno possibile sulla maggior parte della popolazione; i costi devono essere distribuiti in modo giusto ed equo tra tutti i Paesi». La lectio ha poi affrontato il tema di scienza e pace: «Purtroppo non sempre la scienza viene usata per la pace: potrebbe essere usata per la guerra, come abbiamo visto in passato». 

Ma sono state molte le iniziative in cui la scienza ha invece avuto un ruolo diretto nella costruzione della pace e per questo Parisi ha concluso: «Sono molto fiducioso che discussioni fra scienziati, politici, militari e diplomatici sono estremamente utili per costruire una comprensione reciproca senza la quale non possiamo costruire una pace duratura, pace senza la quale non potremmo affrontare con successo le sfide che l’umanità ha davanti».

(Fonte unical.it) 

Veronica Gradilone
Autore: Veronica Gradilone

26 anni. Laurea bis in Comunicazione e Tecnologie dell’Informazione. Mi piace raccontare le storie, non mi piace raccontare la mia