«Togliere il Reddito di cittadinanza a chi non vuole lavorare»
Duro e ripetuto il monito lanciato dal presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Riccardo Di Stefano, intervenuto a Corigliano al meeting della rivista “Quale Impresa” promosso dal direttore Alfredo Citrigno

CORIGLIANO-ROSSANO – «Sul reddito di cittadinanza abbiamo un’idea chiara e coerente da sempre: bisogna toglierlo a chi non vuole lavorare». Queste le parole di Riccardo Di Stefano, presidente nazionale dei giovani imprenditori di Confindustria. Un monito durissimo, quello dell’industriale, ribadito questa volta nel contesto del meeting della rivista “Quale Impresa”, incentrato sulle leve del marketing territoriale e del welfare aziendale, promosso dal direttore Alfredo Citrigno e tenutosi nei giorni scorsi nella privilegiata cornice della sala degli specchi del Castello ducale di Corigliano-Rossano.
All’evento, oltre a Di Stefano, che ha chiuso i lavori, sono intervenuti anche i presidenti di Unindustria Calabria Aldo Ferrara, dei giovani imprenditori calabresi Umberto Barreca e dei giovani di Confindustria Cosenza Roberto Rugna, del responsabile commerciale Puglia, Matera, Calabria di Banca Mediolanum Ugo Lombardi, e Jacqueline Verdicchio, head of business welfare di Randstad Italia.
Sono un fendente nella carne viva le parole di Riccardo Di Stefano incalzato dalle domande del direttore de l’Eco dello Jonio, Marco Lefosse. «Sul Reddito di Cittadinanza, siamo convinti che in tema di contrasto alla povertà – ha spiegato Di Stefano – il dispositivo attuale andrebbe modificato e riformato». In altri termini: «riconosciamo che il Reddito di cittadinanza, nelle fasi più critiche della pandemia, abbia svolto una funzione di argine, ma crediamo che adesso debba diventare uno strumento a sostegno di chi non può lavorare e non un riparo per chi non vuole lavorare».
L’idea del massimo esponente dei giovani imprenditori di Confindustria è quella di semplificare gli incentivi alle nuove assunzioni degli under 35. Come? «Eliminando quei paletti che ne limitano l’efficacia». Ma anche dando un taglio al costo del lavoro. «Per noi – ha detto Di Stefano ribadendo un concetto che era venuto fuori dal convegno di Rapallo – la strada maestra continua ad essere un taglio strutturale del cuneo fiscale-contributivo da 16 miliardi di euro, che ridurrebbe i costi delle imprese aumentando il reddito dei lavoratori e il loro potere d’acquisto».