In Memento di un Ingegnere: Pietro Tarsia
Il ricordo di Francesco Saverio Sesti, docente della Seconda Università di Roma, che traccia la figura di un grande uomo che ha contribuito alla ricostruzione della Calabria
È un anno or sono che Pietro Tarsia non è più. Il 27 maggio scompariva l’Ingegnere, lo storico Ingegnere capo del Genio Civile di Cosenza, semplicemente l’Ingegnere, per magna parte della Calabria Citra ed oltre, e per generazioni intere di imprenditori, di amministratori locali, di funzionari, di professionisti e di politici di visione ed azione - le migliori, quelle della Ricostruzione e del primo slancio pur imperfetto, pur incompiuto epperò vivido e fattivo allo Sviluppo - sino alle più prossime.
Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, uomo di grandi virtù personali e professionali improntate dal tratto umano inconfondibile in cui accessi di severa rigidità si coniugavano a disarmante cortesia ed inusitata disponibilità qual riverberi di peculiare nobiltà d’animo e vocazione "altruistica" e generosità, da fervente cattolico, ha legato la sua lunghissima carriera professionale - in funzione di progettazione ovvero di controllo di esecuzione- a realizzazioni che sì davvero hanno reso più moderna e funzionale la terra di Calabria, principiando proprio dal territorio della provincia di Cosenza. Dotandola di quel nerbo infrastrutturale essenziale, l'autostrada del Sole, le reti idriche e viarie primarie che, ancora oggi, rappresentano il supporto pur esiguo - epperò certo ed insopprimibile, a fronte delle inerzie ed inconcludenze successive, ormai tanto protrattesi da essere divenute ataviche - dello sviluppo, e delle possibilità stesse di sviluppo odierno, economico e sociale nella punta estrema ed allora più arretrata dello stivale. Ed “incarnando” la funzione, “l’officium”- da ciò la quasi sinonimia col ruolo di “Ingegnere capo” del “Genio Civile” - nella sua accezione di sintesi migliore (e purtroppo troppo spesso negletta nei ruoli dell’Alta Amministrazione): di grande professionista tecnico al servizio dello Stato, qual custode rigido ed indefesso delle sue prescrizioni di norma tecnica e procedurale, che usa, tuttavia, della sua sapienza tecnica e responsabilità, amministrativa e personale, per 'facere", e non per inibire, per "adiuvare" e non per solo ostare ed impedire.
Ha realizzato, ancora, tra le tante, le opere di regimentazione del fiume Crati, le strade di collegamento di diversi abitati all’Autostrada del Sole, nonché i lungomare di diverse ed ormai nomate località turistiche, specie del “suo” Alto Ionio cosentino.. Ed è stato, poi, collaudatore - ergo auspice della compiuta realizzazione - di opere davvero strategiche per la Calabria: dagli edifici dell’Università della Calabria, ai viadotti di accesso alla Stazione Ferroviaria “Vagliolise” di Cosenza; dal porto di Cetraro a quello di Corigliano; dalla nuova basilica santuario di San Francesco di Paola alla centrale Enel di Rossano.
Tra i tantissimi suoi lavori, però, uno, in particolare, gli era sì caro: la ricostruzione del Teatro “Rendano” di Cosenza dalla distruzione bellica del 1943 e che gli valse la massima onorificenza al Merito della Repubblica. Ed in proposito, e significativamente a definitivo suggello di tal breve memento illustrativo della personalità dell’Ingegnere Tarsia - vieppiù in questi giorni di echi di guerra - mi piace conchiudere con le sue espressioni di incipit al contributo descrittivo di quella inusitata esperienza che ebbi a raccogliere, qual suo ultimo scritto, nel 2019, per la prestigiosa rivista meridionalistica Myrrha : «... Tesoro distrutto e rinato: l’Arte e la Musica più forti della Guerra...».
Prof. Avv. Francesco Saverio Sesti - II Università di Roma