I conti disastrati della sanità e le provocazioni del PD: la grande sfida di Occhiuto
Finalmente un calabrese a capo della sanità regionale, senza dimenticare i 12 anni di commissariamento governativo: già questo sembra un miracolo
CORIGLIANO-ROSSANO – Le fatiche di Roberto Occhiuto arrivano sulla stampa nazionale, al punto che anche il giornale di economia tra i più importanti d’Italia, il Sole 24 ore, ne parla.
E lo fa attraverso un articolo che non lascia spazio a dubbi, con numeri e riportando anche con qualche frecciatina di Rosy Bindi, esponente di centro, che ha concluso la sua carriera politica nel 2018 tra le fila del Pd.
La Bindi si augura che Occhiuto, commissario sanità ad acta da 5 mesi, non pensi solo al pareggio di bilancio, ma anche alla qualità dei servizi e paragona la situazione sanitaria in Calabria a tutte le situazioni di marginalità nel mondo, perciò: «Ha diritto all’azzeramento del proprio debito sanitario», per buona pace dei Paesi che ospedali neanche ne hanno.
Andando per ordine, anche senza calcolatrice alla mano si capisce che raggiungere un pareggio di bilancio sarebbe già un evento non da poco: ammonta a 130 milioni il debito della sanità calabrese lasciato dalla gestione del commissariamento gestito dal governo che è durato 12 anni, ricordiamo tutti il mutismo del commisssario Cotticelli in merito al piano covid regionale, davanti alle telecamere delle tv nazionali.
L'emigrazione sanitaria verso il nord alla ricerca di prestazioni di qualità, sempre più intensa, ha pesato 300 milioni di euro, sulle casse della sanità regionale già da tempo in grave difficoltà.
Inoltre sono stati smantellati ospedali e presidi territoriali, due aziende sanitarie provinciali quella di Reggio Calabria e Catanzaro per infiltrazioni mafiose e senza bilanci e quindi senza traccia contabile.
Le azioni di Roberto Occhiuto in questi mesi non sono state poche: riapre alcuni dei 18 ospedali chiusi nel 2010 che tornano in funzione come centri Covid, che vuole poi riconvertire in strutture di zona disagiata. Parliamo di Trebisacce, Praia a Mare e Cariati.
Adesso è il momento di gestire i fondi Pnrr, 310 milioni di euro. Come? Approvando un nuovo distretto sanitario e presentando il piano per le strutture di prossimità, 91 presidi per l’assistenza territoriale di cui 16 ospedali di comunità, 19 centrali operative territoriali e 57 case delle comunità, prorogando così i contratti del personale medico, paramedico e amministrativo che ha lavorato nei centri Covid. La formazione di un gruppo del dipartimento regionale coadiuvato dalla Guardia di Finanza che verificherà il debito delle Asp.
Orbene il nostro governatore ancor prima di progettare, si è trovato a fare i conti con quelli che sono ormai problemi endemici della sanità calabrese: spesa corrente, enorme debito che abbiamo già visto e un sistema ospedaliero che rischia di implodere e sgretolarsi da un momento all’altro, ne abbiamo avuto prova durante l’emergenza covid, dove la Calabria entrava in zona rossa nonostante il numero dei contagi basso rispetto ad altre regioni.
Ad incorniciare il tutto i dati del Mise e Istat: i calabresi pagano continui aumenti delle aliquote fiscali, senza ricevere in cambio servizi adeguati.
Per cui ci viene spontaneo pensare che è già avere un calabrese a capo della sanità, dopo 12 anni di gestione fallimentare, sa di miracoloso. Forse troppo ostico il compito, sicuramente difficoltoso ma almeno lasciamo che chi ha raccolto il guanto della sfida, in questo caso Occhiuto, possa almeno lavorare e soprattutto costruire dalle macerie, questo ci sembra il miglior auspicio da fare a noi calabresi.