Emergenza urgenza, lo spoke di Co-Ro ha bisogno di un pronto soccorso unico: i numeri parlano chiaro
Oltre 20mila accessi l’anno suddivisi tra il “Compagna” e il “Giannettasio” a fronte di un numero esiguo di personale medico e infermieristico che se operasse in un’unica sede garantirebbe maggiori servizi. I numeri dell’Azienda sanitaria
CORIGLIANO-ROSSANO – Un pronto soccorso unico per gli ospedali spoke di Corigliano-Rossano. Se n’è tornato a discutere di recente nelle stanze dell’Azienda sanitaria di Cosenza che, oggi, sembra essere seriamente intenzionata a compiere uno dei passi più importanti – mai compiuto fino ad oggi – per riorganizzare i presidi ospedalieri della grande terza città della Calabria.
Del resto, i numeri che si evincono dalla risposta dei vertici aziendali e regionali della sanità ad un’interrogazione consiliare del capogruppo del Movimento 5 stelle in Consiglio regionale, Davide Tavernise, sembrano essere chiari e palesi. Restituiscono una realtà sanitaria nella Sibaritide che fa registrare nei due pronto soccorso oltre 20mila accessi l’anno di cui un terzo (circa 7000) in fase critica (codice arancio e rosso). Insomma, un numero abnorme soprattutto se si considera che viene gestito da un personale scisso in due stabilimenti differenti, distanti 13km l’uno dall’altro e che, di fatto, eroga servizi fotocopia in perenne affanno.
Nel pronto soccorso “Compagna” di Corigliano, dal quale transitano anche gli accessi per la ginecologia/pediatria, operano 4 figure mediche, 14 infermieri e 7 operatori socio-sanitari. Nel pronto soccorso “Giannettasio” di Rossano (sede della dirigenza medica), invece, sono presenti 9 medici, 22 infermieri e 12 operatori socio-sanitari.
Questo capitale di personale, suddiviso in due presidi con turni sovrapposti, crea di riflesso una risposta in termini di servizi non sufficiente a soddisfare le richieste dell’utenza.
Immaginando negli stessi numeri, invece, un solo corpo medico/infermieristico di Pronto soccorso accentrato in un’unica struttura – riservando eventualmente la possibilità di lasciare in uno dei due presidi un punto di primo intervento pediatrico – appare scontata una gestione del personale più efficiente ed efficace. Senza, tra l’altro, togliere nulla alla prestazione generale del servizio sul territorio. Anzi, migliorandolo. Considerato che, molto spesso, gli utenti del Ps vengono trasbordati da uno all’altro presidio per tutte gli esami clinici del caso.
Chiudere uno dei due pronto soccorso (in attesa della realizzazione del nuovo ospedale della Sibaritide che – si spera – dovrebbe risolvere tutti i problemi gestionali), risulta pertanto, l’unica soluzione percorribile per mettere un po’ di ordine nella babele del sistema sanitario territoriale. E la scelta pare sia giunta ormai a maturazione nelle stesse stanze di via Alimena a Cosenza, dove il management dell’Asp pare abbia vagliato la decisione di creare un unico presidio d’urgenza, che presto potrebbe tramutarsi in realtà.
Il condizionale, però, rimane d’obbligo atteso che in passato già altre volte si era giunti al dunque di una riorganizzazione più omogenea e concreta dei due nosocomi cittadini ma all’ultimo momento la solita “manina” del mai domo furore campanilistico fece si che non si concretizzasse nulla. L’unica speranza è che questa volta, reduci da due anni disastrosi per la sanità calabrese e territoriale, prevalga il buonsenso.